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Uscite discografiche Ottobre 2011: recensioni (1° parte)

Recensioni nuovi album di Marco Mengoni, Emma Marrone, Mastodon, Evanescence, Blink 182 e tanti altri…

pubblicato 23 Settembre 2011 aggiornato 30 Agosto 2020 19:27


Marco Mengoni – Solo 2.0 : Torna Marco Mengoni dopo gli ottimi risultati ottenuti in breve tempo sia con gli album che con i concerti. Si pensa in ottica internazionale in più occasioni (nella strofa INXS/Maroon 5 di “Uranio 22” ad esempio) ma il pop-rock ordinario di “Searching” o la ballad “Tonight” rischiano di abbassare le aspettative di chi ne vorrebbe fare una star anche all’estero. I fantasmi dei Muse oltre che nel singolo “Solo” sono presenti anche in “Dall’Inferno” e probabilmente anche nella curiosa scelta di inserire una versione del Bolero di Ravel in “Solo Bolero” (in memoria di “United States of Eurasia”?). Sembra che il “re matto” non sia riuscito ancora a liberarsi dalla camicia di forza che continua a limitarlo: il lato rock sembra sempre frenato e ripulito di qualsiasi eccesso, il lato soul viene utilizzato a corrente alternata, il lato pop non sembra quasi mai figlio di un’ispirazione autentica e naturale quanto di una volontà ben precisa di sfondare le classifiche e i testi affrontano tematiche di ampio spettro ma in modo abbastanza didattico. Stiamo parlando comunque di uno dei migliori dischi usciti dai talent show… ma non ci si può accontentare. Il potenziale c’è… manca il resto. (z.) Voto: 5,5

Emma Marrone – Sarò libera : quello del pianobar è un lavoro come gli altri e in quanto tale va rispettato. Bel canto su canzoni romantiche, tanto struggenti quanto melense che raccontano tutto ciò che ruota attorno ai grande sentimento dell’ammmmore. L’operazione Emma Marrone (come altri usciti da Amici) non è altro che l’essenza del pianobar messa su disco. Brani svuotati di qualsiasi motivo di interesse, figli di un malsano (e tipicamente italiano) modo di concepire ed intendere la musica pop. Sia chiaro, poteva esserci anche Aretha Franklin al posto di Emma Marrone che il discorso non cambiava: non siamo qui a valutare le doti della cantante, ma la musica e i testi contenuti nel disco. La cosa più, se vogliamo, ridicola è il voler far passare per “sentite”, “toccanti”, “vere” le sequenze di banalità che vengono raccontate (in “Scusa se Vado Via”, “Da Quando Mi Hai Lasciato Tu” e “Dove Finisce la Notte” si raggiunge poi l’apice)… e dire che la ragazza ha dimostrato più volte di avere testa ed un certo coraggio verbale… perchè sprecare tutto in dischi così dozzinali?(z.) Voto: 4+

Mastodon – The Hunter : il nuovo disco dei Mastodon era probabilmente uno dei cinque… facciamo dieci, più attesi dell’anno. Con un curriculum come il loro non poteva essere altrimenti: quattro dischi, quattro capolavori… o quasi. L’ultimo in ordine di tempo risponde al nome di “Crack The Skye“, un’opera… mastodontica con un concept lisergico al limite del progressive. Come spesso accade (Decemberists e RHCP gli ultimi esempi), dopo un disco ambizioso è il turno di un disco più compatto. “The Hunter” è infatti molto più diretto (solo due su 13 i pezzi oltre i cinque minuti) ed è probabilmente l’album più “facile” della band di Atlanta. La ferocia, il tiro, le ritmiche serrate e articolate rimangono intatte, ma aumenta la componente melodica. Una scelta che dividerà i puristi (la top5 in USA è molto probabile) ma per quanto mi riguarda questi quattro pazzi sono riusciti a realizzare ancora una volta un lavoro assolutamente degno di nota (pur essendo lontano dalle loro vette). (z.) Voto: 7

Evanescence – Evanescence : riecco gli Evanescence, uno dei casi discografici più incredibili (e per certi versi inspiegabili) dello scorso decennio. Sono passati otto anni dal successo clamoroso di “Fallen”, il lavoro che ha traghettato l’immaginario goth metal verso la MTV generation (ragazzine urlanti e teenager nu-metallari), facendo leva su melodie tipicamente pop, su riff secchi e furbi (alla Linkin Park…) e sulla voce di Amy Lee. La dipartita di Ben Moody prima e le ombre sul successivo “The Open Door” avevano messo parecchi dubbi sul futuro della band. Cinque anni dopo tornano, con la stessa fantasia degli Staind, con il disco omonimo. Non lasciatevi spaventare dalle ritmiche sostenute del banale singolo “What You Want”, nel resto del disco ci sono parecchi passaggi da “mano sul cuore e sguardo al cielo” che faranno la gioia dei vecchi fan e ovviamente non può mancare la piano ballad ti turno (“Lost in Paradise”). L’unica novità è rappresentata dalla conclusiva ballata elettronica anni ’90 “Swimming Home”. Album prevedibile dalla prima alla penultima traccia… un compitino svolto discretamente e con molto mestiere. (z.) Voto: 5

Blink-182 – Neighborhoods : li avevamo persi per strada nel 2005, due anni dopo l’ultimo album in studio… quel “Blink-182” che poteva vantare sonorità più mature e ricercate rispetto al tipico stupid-pop-punk del trio californiano. Dopo poco meno di un decennio tornano con “Neighborhoods”, un disco che suona come un sunto di tutto quello che i Blink sono stati dal 1992 al 2003… ma non solo: sono infatti forti le influenze dei vari side-project (soprattutto i sottovalutati Box Car Racer e gli Angels and Airwaves). Il tutto rischia di suonare poco credibile (va beh… i Blink pre self-titled non si potevano prendere troppo sul serio…) e allo stesso tempo troppo poco spensierato/dinamico per una band come loro. Per fan. (z.) Voto: 5/6

Tori Amos – Night of Hunters : due decenni di carriera per la rossa più famosa della musica pop. Due decenni ben distinti: anni ’90 vissuti da protagonista assoluta (sia a livello di fama che a livello qualitativo) e anni zero in perenne ricerca di qualcosa che, a conti fatti, non le appartiene. Gli ultimi lavori della “Cornflake Girl” l’hanno vista probabilmente più impegnata a tirarsi a lucido che a realizzare musica di spessore. In questo senso un album come “Night of Hunters” rappresenta una piccola rinascita: pur essendo ben lontana dai fasti del periodo d’oro, Tori Amos è riuscita a mettere insieme con sapienza 14 variazioni “classiche” (Chopin, Bach, Schubert fra gli altri). Voce (cambiata non poco con il tempo), pianoforte e poco altro a ricamare lunghe e difficili (in alcuni passaggi siamo in zona Joanna Newsom) trame melodiche. Fin troppo ingombrante la presenza della figlia Natashya Hawley (un po’ Emiliana Torrini). (z.) Voto: 6,5

The Field – Looping State of Mind : rieccolo The Field, all’anagrafe Axel Willner. Il re della minimal techno torna a due anni di distanza da “Yesterday & Today”, l’album che riuscì solo in parte a bissare quanto fatto con il grande debutto “From Here We Go Sublime”. Il più grande limite di The Field è allo stesso tempo il suo grande pregio: è riuscito a creare un suono talmente inconfondibile che gli riesce difficile proporre qualcosa di realmente “nuovo” all’interno della sua discografia (per quanto breve). In “Looping State of Mind” ci prova e lo fa con sette brani abbastanza eterogenei e ben distinguibili nonostante il trademark ipnotico di casa The Field di fondo. Non siamo ai livelli di “From Here We Go Sublime” ma è sicuramente da apprezzare questa micro-evoluzione a minimi passi… anzi a minimal (-_-). (z.) Voto: 7-

dEUS – Keep You Close : nel 1994 usciva “Worst Case Scenario”, uno dei dischi più importanti dell’indie rock anni’90 tanto che oggi “Suds and Soda” può tranquillamente considerarsi un classico. Sia per la terra di origine (il Belgio) sia per la proposta musicale (influenze variegate e strumenti atipici a servizio di una forma-canzone particolare), i dEUS hanno rappresentato una mosca bianca per tutti gli anni ’90. Gli anni zero li hanno visti meno protagonisti (nonostante i primi posti in classifica in patria), raggiungendo il punto più basso con “Vantage Point” del 2008. Con “Keep You Close” riacquistano un po’ di coraggio (“Dark Sets In” con Greg Dulli è uno dei momenti migliori… e spudoratamente nineties), ma è indubbio che l’ispirazione non sia più quella degli anni migliori. Senza infamia e senza lode… potrebbero andare avanti così per molto tempo. (z.) Voto: 6+

Bush – The Sea of Memories : “Sixteen Stone” dei Bush ha forse rappresentato più di tutti il passaggio tra il grunge e il post-grunge. Era il tardo 1994 e la band di Gavin Rossdale era letteralmente sul tetto del mondo (o meglio… degli USA). Ci hanno provato più volte a ripetere l’impresa (realizzata anche grazie a singoli come “Glycerine” e “Everything Zen”) senza mai riuscire nell’intento (escluso qualche singolo di successo, “Swallowed” ad esempio). In questo senso non sorprese più di tanto la separazione del 2002, che diede prima il via al decente progetto Institute e poi al meno decente disco solista del marito di Gwen Stefani. Nel 2011 i Bush sembrano poter avere ancora un posticino nel panorama internazionale: “The Sea of Memories”, parte idealmente da dove si erano fermati quasi 10 anni fa, ma è evidente una voglia di modernizzare la proposta, lavando via parte della pesante componente post-grunge e virando verso un pop-rock radiofonico ma sempre con una certa tensione emotiva di base. Purtroppo il “gioco” regge solo a tratti. (z.) Voto: 5,5

Das Racist – Relax : dopo i due chiacchierati mixtape del 2010 (“Shut Up, Dude” e “Sit Down, Man”) e un singolo che sembrava essere fatto apposta per fare il giro di blog/social network e chi ne ha più ne metta (“Michael Jackson”), esce finalmente l’album di debutto dei Das Racist: Relax. Beh, che dire… di rilassante c’è ben poco in questo disco infarcito di hip hop volutamente eclettico e “freak” (dopotutto basta guardarli in faccia). E’ divertente, ha attitudine indie e allo stesso tempo mainstream, ci sono le mani di El-P e Rostam Batmanglij, ma complessivamente non lascia molto. (z.) Voto: 6,5

Alice Cooper – Welcome 2 My Nightmare : nel 1975 usciva “Welcome to My Nightmare”, forse l’ultimo grande disco di Alice Cooper. Oggi, trentasei anni dopo, il buon Alice con coraggio e furbizia in quantità uguali, pubblica “Welcome 2 My Nightmare” (oltre a vecchi componenti della band c’è pure Bob Eznir alla produzione). Un lavoro piuttosto vario ma anche pieno di riferimenti esterni: si passa per i Rolling Stones (“I’ll Bite Your Face Off”), per le ovvie ballads (“Something to Remember Me By”), per i Green Day (“The Congregation”), sulle onde anni ’60 (“Ghouls Gone Wild”) per poi sfociare nell’evitabilissimo duetto con Ke (“What Baby Wants”). Il marchio di fabbrica di Alice c’è e si sente, ciò nonostante manca di una certa coesione di fondo e non è difficile capire in quali passaggi ci sia ispirazione vera e in quali semplicemente una trovata di marketing. Ma dopotutto Alice Cooper è sempre stato marketing… no? (z.) Voto: 5/6

Wolves in the Throne Room – Celestial Lineage : il precedente “Black Cascade” (pur contenendo quel pezzone che è “Ex Cathedra”, non riuscì ad avere lo stesso impatto di “Two Hunters” del 2007, uno dei dischi black metal più importanti degli anni zero. Con queste premesse tornano gli americani Wolves in the Throne Room. La grande notizia è che l’album contine ben sette pezzi (gli ultimi tre ne avevano quattro a testa), anche se due sono pezzi d’atmosfera da un minuto e mezzo. Atmosfera… ancora una volta la band riesce a proporre il suo black metal atmosferico con grande professionalità e credibilità. Nulla di incredibilmente inedito per loro, ma sono da apprezzare alcune novità (rimandi spirituali, corali e tappeti di synth…). Altra conferma. (z.) Voto: 7

The Subways – Money and Celebrity : “Oh Yeah” e soprattutto “Rock & Roll Queen” avevano regalato nel 2005 qualche minuto di fama agli inglesi The Subways. Ricetta di casa un fresco mix di indie garage rock, alternative anni ’90 e power pop. A tre anni da una fallimentare seconda prova (“All or Nothing”) tornano con “Money and Celebrity”, 12 tracce all’insegno della spensieratezza. Non sono di certo campioni di originalità o di songwriting ma almeno sono stati onesti fin dal primo disco “Young for Eternity”: la loro è musica giovanile, divertente e da festa rock adolescenziale… e non sorprende che il disco inizi con il brano “It’s a Party”. Senza pretese rimangono a galla, ma ormai è chiaro il loro destino. (z.) Voto: 5/6

SuperHeavy – SuperHeavy : che bisogno avevano Mick Jagger, David Stewart, Joss Stone, Damian Marley e A. R. Rahman di riunirsi a Los Angeles e creare il progetto reggae-pop-rock SuperHeavy?? Perdonatemi ma non riesco proprio a rispondere a questa domanda… (z.) Voto: 4,5

Clap Your Hands Say Yeah – Hysterical : tornare dopo 4 anni dall’ultimo album (“Some Loud Thunder”) per ribadere una seconda volta di non essere la grande band che il clamoroso omonimo debutto del 2005 poteva far pensare, ma semplicemente una band discreta ma dal sound unico. (z.) Voto: 6

Casa Del Mirto – The Nature : per la seconda volta in meno di un anno i Casa del Mirto pubblicano un disco. A Febbraio hanno debuttato con il buon (“1979“) e oggi propongono “The Nature”. Se da un lato può sembrare un modo per sfruttare il più possibile “l’anno della chillwave”, dall’altro si sente che i trentini si sono sforzati per fare qualche passo oltre al mondo affascinante quanto limitato del synth-glo-fi, spianando così già la strada per un futuro che non sia necessariamente legato a certe sonorità. In “Snap Yr Cookies” collaborano con i Cornershop. (z.) Voto: 6/7

Wild Flag – Wild Flag Voto: 6,5 (z.)
A Winged Victory For The Sullen – A Winged Victory For The Sullen Voto: 7- (z.)
I Break Horses – Hearts Voto: 6,5 (z.)
Chickenfoot – Chickenfoot III Voto: 6 (z.)
The Horrible Crowes – Elsie Voto: 6,5 (z.)
Modeselektor – Monkeytown Voto: 6,5 (z.)
Demi Lovato – Unbroken Voto: 4- (z.)
Madina Lake – World War III Voto: 5 (z.)

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LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di ottimo livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …

—— Precedenti ——
Settembre 2011
Agosto 2011
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Luglio 2011 – 1° Parte
I Migliori Album del 2011 (Primo Semestre)
Giugno 2011 – 2° Parte
Giugno 2011 – 1° Parte
Maggio 2011 – 2° Parte
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Settembre 2010 – 1° Parte
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