Gods Of Metal 2016, foto report dal backstage di Monza
Gods Of Metal a Monza: se ci sei stato, ecco quello che non hai visto, se non ci sei stato, ecco tutto quello che è successo. Dal catering dei Rammstein al giaccone di Dave Mustaine, passando per i giri in autodromo e tanto altro.
Gods of Metal 2016, quindi. Il festival metal più longevo d’Italia è tornato dopo qualche anno di pausa, e ha dimostrato che il pubblico aspettava il suo ritorno: la quantità di persone attirate dal fest è stata più che soddisfacente, alla faccia dei gufi, di chi aveva come unica preoccupazione la pioggia (non pervenuta) e di chi ancora nel 2016 si ostina a definire i Rammstein “non-metal” (se non direttamente false metal).
Qui sopra, una visuale dell’area festival di Monza alle ore 18.00 – è solo parte dell’area, visto che c’era altrettanta gente sparsa per il resto della zona, sdraiata a rilassarsi sull’erba (erba vera, finalmente… e asciutta e non particolarmente fangosa!). Ecco il resto. E mancavano ancora quattro ore all’evento top, che ha richiamato ancora più gente.
Ora, fare un report band-by-band e con un miliardo di foto di ogni gruppo è tedioso e inutile, anche perchè immagino tutti abbiano giustamente seguito la diretta di Metalitalia, che ha tenuto aggiornato il mondo. Andatela a leggere se ve la siete persa – poi tornate qui, perchè ho una manciata di foto che nessun altro possiede, e un’altra manciata di racconti dal backstage.
Però ok, per evitare l’anarchia, seguirò un racconto temporale… aprendo l’articolo con gli Overtures, la band che ha aperto il festival (e direi di chiudere qui il capitolo “nome della band di apertura che significa apertura”). Non male, la band di Gorizia ha un buon impatto scenico, ed è stata ben accolta dalle poche centinaia di fan che stavano ancora entrando nell’area del festival.
Per chi si fosse perso le coriste, eccole.
I minuti corrono veloci, a inizio giornata, ed è subito il momento dei Planethard, alla loro terza presenza al Gods of Metal. Con il tempo il loro sound è cambiato, e hanno modernizzato anche l’attrezzatura: chitarristi e bassista montano una telecamera Go-Pro sugli strumenti, e sarà interessante vedere il video che ne verrà montato.
I Planethard, subito dopo il concerto.
Finiti loro, si sparge la voce che DJ Ashba vuole fare un giretto in macchina sulla storica pista dell’autodromo di Monza. Quando sei l’ex chitarrista dei Guns N’Roses, e ora giri con Nikki Sixx, e quando sei l’uomo più circondato da gnocca nel backstage del Gods, un desiderio si trasforma velocemente in realtà, e la Monster Energy Drink gli trova un passaggio su una Lotus, con la quale compie due giri di pista. A breve il sito della Monster metterà il video di Ashba alla guida, qui possiamo mostrarvi il momento in cui il chitarrista arriva dallo staff e viene portato sulla pista.
L’unico problema è che per scattare queste foto, mi sono perso completamente l’esibizione degli Staticland di Jeff Angell. Da quel che sentivo da lontano, hanno proposto un rock non esattamente spinto, ma non posso dirne molto altro. L’impressione avuta parlando con molte persone è che forse Jeff tornerà a “splendere” quando Duff McKagan si libererà dagli impegni con la reunion dei Guns N’Roses, per tornare a suonare con lui nei Walking Papers. Per ora, è sembrato semplicemente fuori posto.
Ora, mentre aspettavo Dj Ashba, nel backstage si aggirava il cantante/chitarrista dei The Shrine, imbracciando la chitarra. La cosa è andata avanti per oltre un’ora, è anche salito sul palco suonando la chitarra mentre suonavano gli Staticland, poi è tornato nel backstage, poi si è fatto un giro, tutto imbracciando la chitarra… alla fine però ce l’ha fatta a salire sul palco con la sua band tutta intera, e la sua esibizione è stata “per chi ne comprende di stoner rock”. Forse sono fuoriposto, ma per chi poteva apprezzare, è stata una vera chicca.
Gli Halestorm sono stati l’unica band con voce femminile, e come se non bastasse per avere una marcia in più, sono anche stati disponibilissimi per saluti, foto backstage, foto sul palco, e tutto ciò che un fotografo può desiderare. Simpatici e rockeggianti, anche se onestamente sono sembrati meno incisivi rispetto a tutte le altre volte che li ho visti. Forse sono una hard rock band che dà il meglio in un club, piuttosto che su un palco enorme.
Nota di colore: dopo gli “spingitori di cavalieri”, ho scoperto la figura degli “spingitori di batteristi”, seduti comodi a guardare Arejay Hale. Respect!
Finiti gli Halestorm, è arrivata l’ora della pausa-pranzo, e qui arriva il momento veramente democratico di un festival: tranne gli headliner, tutti gli altri si aggirano per la mensa con il loro vassoio, mangiano come tutti i comuni mortali e chiacchierano con vecchi amici che non vedono da qualche tour.
Cose viste pranzando: che Munky dei Korn ha mangiato da solo, mentre Lzzy Hale era accompagnata dal fratello, ma nessuno in effetti ci ha provato con lei (come ci si aspetterebbe di vedere ovunque vada una delle “hottest chicks in metal”), Dj Ashba era costantemente circondato da ragazze, Nikki Sixx chiacchierava senza problemi… e Dave Mustaine si è presentato con un giubbotto in piumino d’oca grigio – forse faceva parte di quella schiera di metallari la cui unica preoccupazione al festival erano le condizioni meteo, e il Buon Signore gli aveva consigliato di coprirsi bene. Dave era l’unico a non avere le maniche corte, e nella mensa si è seduto accanto a David Ellefson, si è guardato in giro, si è rialzato lasciando il suo vassoio al bassista, è sparito nei camerini ed è tornato indossando gli occhiali da sole. Perchè mangiare all’interno di un posto al chiuso senza occhiali da sole, può danneggiare le retine, probabilmente.
Peccato che questa zona sia un “santuario” per le band e per chi lavora dietro al palco (vigili del fuoco, security, produzione), e sia quindi disdicevole scattare foto. Sono sicuramente i momenti più genuini di un festival e della vita di una rockstar.
(In ogni caso, ho anche visto le richieste dei Rammstein ed erano più che ragionevoli, con “48 birre di buona marca” e “vassoi di frutta, preghiamo di comprendere dell’uva” come richieste-tipo, niente di strano).
In tutto questo, manca una band: i Gamma Ray, che non possono pranzare perchè tocca a loro suonare. Kai Hansen si allontana da solo dal backstage, imbracciando la sua chitarra. L’ho seguito come uno stalker fin sopra al palco, e mi ha molto rilassato vedere un musicista del suo calibro incamminarsi senza pensieri verso il palco, senza farsi nemmeno problemi per la sciarpa leopardata che indossava.
Per quel che riguarda il concerto, l’aggiunta di Frank Beck alla voce è stata una mossa vincente, e una gran prova di umiltà da parte di Kai Hansen. Frank vince la prova, sia nelle canzoni vecchie, sia nelle nuove… sia in quelle degli Helloween.
Alla fine del loro set, scendono quattro gocce di pioggia.
Amici, fratelli e sorelle del metal, ringraziate Thor e tutte le divinità associate a fulmini e maltempo, per averci risparmiati: a meno di 3 chilometri dal luogo del festival si è scatenata una bomba d’acqua che per 15 minuti ha allagato Monza. Al Gods, quattro gocce. E poi il sole. Nessun metallaro si è arrugginito, nonostante le paure del giorno prima. E come sempre, complimenti ai siti di previsioni meteo, che anche questa volta hanno sbagliato.
E’ ora di aprire un enorme capitolo sui Sixx: A.M.. La band di Nikki Sixx (che è ingiusto definire “nuova”, visto che sono al quarto disco) è indubbiamente il secondo traino della giornata, seconda solo ai Rammstein in popolarità sui social: su instagram tutte le foto dal festival (comprese le mie) sono per i Sixx:A.M. e i Rammstein. Tantissime ragazze, e tantissime signore, sono qui per vedere quei tre fighi dei Sixx:A.M. – non solo il nome storico di Nikki, ma anche Dj Ashba ed il cantante James Michael (il batterista invece non se lo fila nessuno, poverino, e dire che anche lui ha un gran bel trucco ed è pure bravo). Come dicevamo, è Ashba ad essere il re del backstage, donando a tutti dei gran selfie, mentre Sixx si dona molto in fase di meet & greet (creando una fila lunghissima).
Si rendono disponibili anche ad una veloce foto di gruppo, due minuti prima di salire sul palco. Nella foto, comprendo cosa mi turbava di Nikki: nel trucco di scena, il pizzetto è “disegnato” in nero è triangolare, mentre struccato ha un pizzetto molto meno marcato. Vederlo nelle due versioni, per qualche motivo, mi ha turbato.
Ed un fotografo particolarmente invisibile in effetti sale sul palco con loro e ne documenta i secondi prima dello show.
Sono poi anche sceso sotto al palco, per godermi una performance di buon livello da parte di tutti, con tanto di coriste che a turno sono andate a duettare con James Michael.
Nel frattempo, mi imbatto anche nei possessori del Diamond Ticket, che stanno facendo un giro nel backstage, dopo essersi fatti una foto sul palco. Mi stupisco del loro contegno, nel trovarsi dietro le quinte del festival senza voler correre ovunque e abbandonare il gruppo. Un po’ di civiltà è sempre la benvenuta, e sono ripagati vedendo qualche artista “al pascolo” – band che incontrano altre band, come dimostra qualche scatto pubblicato sulle pagine ufficiali dei vari gruppi: Lindemann con i Korn, i Korn con i Megadeth, gli Overtures con i Gamma Ray, i cani con i gatti, e qualsiasi altra combinazione possibile che vada a testimoniare che un festival offre un momento di relax per delle band in tour.
Comunque, ecco alcuni “diamond fan” scendere in ordinata fila indiana dal palco.
Si passa poi ai Megadeth. La sauna autoimposta di Dave Mustaine evidentemente gli ha fatto bene: si presenta bello carico, inizia con Hangar 18, Wake Up Dead e In My Darkest Hour, sfoggia la voce finchè ne ha. La band è compatta (anche se ha nuovamente cambiato batterista – seriamente si pensava che quello dei Lamb Of God sarebbe stato un membro permanente, visto che rimane impegnato anche con i LOG?), ed in generale la prestazione è stata in linea con quelle decorose viste ultimamente.
Si salta poi ai Korn – non mi stancherò mai di dire che nel 2006 furono autori del “peggior concerto mainstream” che io abbia mai visto, in quel di Budapest quando li ammirai allo Sziget Festival. Son passati 10 anni, ma Jonathan Davis ha risolto tutti i suoi problemi di salute, e ogni concerto è migliore del precedente – soprattutto se come oggi si inizia con il trittico di Blind, Right Now, Here to Stay.
Seriamente, è stata talmente alta la carica, che mi è venuta voglia di ascoltare Blind dopo 10 anni – l’ho appena fatto, e non ha la stessa carica che ha avuto dal vivo ieri. Forse nella voce di Jono c’è meno sofferenza (si spera che abbia esorcizzato i suoi demoni, dopo tutti questi anni), ma è sostituida da una grande grinta e da corde vocali ormai tornate ad ottimi livelli. Niente male.
Fin da quando Till Lindemann mette piede sul palco, l’unica recensione possibile del concerto si riassume semplicemente con: porca p*ttana, i Rammstein. Potenti, precisi, pirotecnici, cattivi e al contempo cogli*ni (ma come stava messo Flake, con un passamontagna con disegnati gli occhi? e vogliamo parlare di Till che entra ballando il tip tap, si toglie il cappello a cilindro e lo fa esplodere? e del modo tutto loro di trattare con delicatezza il tema degli attacchi kamikaze, presentando Till con un giubbotto esplosivo che salta in aria alla fine di Zerstören). Magnifici, non ho molto altro da dire. Peccato che la scaletta, solitamente di 90 minuti, sia stata ridotta a 80, perdendo ad esempio Ohne Dich – ed in generale, al mondo piacerebbe sentire le canzoni non in tedesco, i veri esempi di totale cazzonaggine di Te Quiero Puta, Pu**y, moscow o Amerika.
Comunque dai, c’è stato Engel con un angelo fiammeggiante e volante. Questa roba non la si vede in giro, non la fanno nemmeno i Kiss. Forse è per questo che hanno annullato la data prevista il 3 Giugno: meglio chiudere qui il Gods, con un trionfo netto.
Ci si incammina verso le automobili, e ci si imbatte in uno dei terrori più grandi per i metallari festivalieri italiani: l’imbottigliamento in uscita dai parcheggi. Dopo due ore dalla fine dello show, c’erano ancora molte auto all’interno del parco – e rispetto al caos del Rock in Roma (il cui parcheggio viene abbandonato all’anarchia, causando code immani), il caos di Monza è causato al contrario dalla troppa precisione e rispetto delle leggi: all’uscita dal Parco di Monza, per immettersi su un vialone c’è un maledettissimo semaforo, che fa passare circa 5 auto per volta. Immaginatevi i parcheggi strapieni con qualche migliaio di automobili (diciamo 4.000), ed i conti sono subito fatti. E dire che i vigili urbani, di giorno, si sono dati da fare con le multe a chi aveva parcheggiato fuori dal parco in zone che sembravano ok (ma che in realtà erano a disco orario). Ma a mezzanotte, nessun tutore dell’ordine ha presidiato l’incrocio, ed è successo il dramma più temuto dai metallari, la coda in macchina.
Allora forse ha fatto bene questo eroe del metal, che ha passato l’intero concerto dei Rammstein così.
Forse è ancora lì stamattina… forse le sue ultime volontà erano di farsi tumulare nell’area concerti, come imperituro ricordo di un festival epico, alla faccia delle decine di migliaia di persone che calpesteranno lo stesso prato a Settembre, per il doppio concerto di Ligabue (che, sì, porterà il quadruplo della gente).
Il report finisce qui, ma vi consiglio di guardare nei prossimi giorni la pagina Facebook di MusicaMetal/Soundsblog, perchè con calma nel weekend saranno pubblicate molte nuove foto escluse per motivi di spazio dal report. Ne arriveranno una piccola valanga…