Beyoncè: “4”, la recensione
Beyoncè: la recensione di “4”
Fino a qualche album fa le battute su chi “dominasse il mondo della musica”, parafrasando in parte l’ultimo singolo “Run The World (Girls)”, si sarebbero sprecate: nessuno avrebbe avuto dubbi sul fatto che Beyoncè guardasse dall’alto tutte le sue colleghe poppettare (fatta qualche eccezione). Adesso invece i periodi sono cambiati, c’è l’egemonia gaghiana e di conseguenza poco spazio per le vecchie regine. “Ed io pago…” direbbe qualcuno (in primis la stessa Quen B).
Il progetto “4” è partito quindi per la nostra beniamina sotto le più nefaste circostanze: il fallimento più grande è costituito di sicuro dal primo estratto che ha determinato il declino di un’artista che mai avremmo pensato potesse floppare così alla grande.
Ma incurante di tutto lei e la sua casa discografica non si sono arresi: nonostante le voci su una posticipazione dell’album fossero insistenti, lo staff (cantante inclusa) ha continuato a credere nel prodotto rispettando la tabella di marcia e fregandosene di quelle che potevano essere le esigenze di mercato. Così il quarto disco della popstar viene pubblicato e… il resto lo trovate dopo il salto nella recensione targata Soundsblog.
1+1. La chitarra dalle corde durissime iniziale lascia intendere la qualità di un prodotto che si preannuncia essere validissimo. Se poi ci mettiamo il pianoforte e la voce della cantante, il “superbo” viene implementato (per non parlare della chitarra elettrica finale). Un’armonia di note aggressive alternate a dolcissimi falsetti. Indicata la scelta di utilizzare al minimo la sessione di batteria: questo riesce a conferire al pezzo una maggiore intimità. E’ come se Beyoncè volesse dire con questa partenza “entrate in punta di piedi”. Che bel benvenuto! Voto: 8 e mezzo
I Care. E dopo il pianoforte si continua con l’organo che funge da tappeto per tutto il brano regalando alla struttura molto calore. Da apoteosi la melodia delle strofe e degli hooks, quella del ritornello invece perde un pò colpi (nulla di irrimediabile però). Atroci (in senso positivo) le tonalità acute che la cantante riesce a prendere. Voto: 8
I Miss You. E la Beyoncè che tutti conosciamo, quella piena di beat black, di ritmo e di sfrontatezza tarda ad arrivare. Si tratta di una Beyoncè più calma, pacata e che vuole mostrare tutto il proprio mondo interno fatto di passione ed anima. “I Miss You” si instaura su questa linea concettuale. La canzone però con la sua lentezza e la melodia poco accattivante convince poco. Voto:6
Best Thing I Never Had. Il secondo singolo ufficiale che tenta di ripetere il successo di “Irreplaceble”. A conti fatti dovrebbe vendere anche di più della sua gemella vista la bellezza della melodia. I tempi sono cambiati però quindi… Giusto il cambio di ritmo tra le strofe e il ritornello il quale viene accompagnato da un crescendo che riesce a regalare al brano più enfasi. Ottima la grinta dimostrata, soprattutto nella parte finale. Voto: 8+
Party (Feat. Andre 3000). L’idea di ripercorrere uno stile old school non è male; purtroppo la piattezza degli spunti melodici e vocali rovina tutto. I troppi cori stancano e non permettono a Beyoncè di uscire fuori. Quando si trova dietro le quinte accade sempre un disastro: non è un caso se nelle Destiny’s Child stava sempre in prima linea. Voto: 5
Rather Die Young. Poetico il gioco di note iniziali. Soul a tutta volontà, ricco di cambi armonici: questi danno una spinta pazzesca ad un brano che ha molte potenzialità. Il ritornello rompe un pò la magia creata nelle strofe, ma non ci possiamo comunque lamentare. Da notare come in questo album l’artista si diverta a giocare con le scale vocali: si passa dai suoni acuti a quelli gravi, falsetti e suoni pieni. Un’esplosione di qualità insomma. Voto:8
Start Over. Adesso però le ballate e le midtempo incominciano a stancare. Dando uno sguardo alla tracklist ci si rende conto che i pezzi migliori, quelli da classifica superorecchiabili sono situati a fondo album. Ma perchè? Come mai non hanno giocato sull’alternanza dei diversi stili e ritmi? Scelta sbagliata, soprattutto per un discorso commerciale. E mentre scrivo le note del brano in questione passano inosservate: se mi sto distraendo un motivo ci deve essere. Un attimo: l’acuto finale mi ha catturato. Voto: 5
Love On Top. Black anni ’90? Personalmente gradisco i ritorni al passato ma in questo caso c’è qualcosa che non va. Lei è brava e ci sa fare ma il pepe manca. Voto: 5+
Countdown. Finalmente! Ci si può alzare dalla sedia. Reggae, r&b, pop e tanti bei cambi ritmici. Spinta, goliardia e tanti suoni simpatici caratterizzano un brano che cambia i connotati di un disco che a causa delle ultime ballads stava iniziando a perdere la faccia. Voto: 8
End of Time. Un capolavoro di musica moderna. Il piglio africano misto ad r&b ed un pizzico di latino rendono l’atmosfera ammaliante. La canzone mi ricorda “All Night Long” (non chiedetemi il perchè) e mi diverte tantissimo. Voto: 9
I Was Here. La ballata non ci voleva. Non è male ma si sta troppo abusando del genere. Voto: 6 e mezzo
Run The World (Girls). Per “End Of Time” ho usato la parola “capolavoro” ma avevo dimenticato “Run The World (Girls)”. E adesso che aggettivo o nome di levatura superiore a quello precedente utilizzo per descrivere la maestosità di questo pezzo? Siccome già più volte in passato ho espresso i miei giudizi a riguardo cerco di sintetizzare il mio pensiero col voto finale. Voto: 10
Lay Up Under Me. Anche qui c’è un ritorno al passato determinato da simpatiche trombette. Niente di eccezionale comunque. Voto: 6 meno
Schoolin’ Life. Ho avuto l’impressione di sentire “Don’t Stop Beliving” di Glee per un attimo. Effettivamente alcuni arrangiamenti richiamano alla mente la canzone. Nonostante alcuni elementi ben strutturati la canzone coinvolge poco. Se queste erano le uptempo che il progetto voleva proporre ,ora riesco a capire perchè sono stata radicate nei meandri del prodotto. Voto: 5
Dance For You. E si finisce con una midtempo. Sento molto il mood dell’ex girlband della cantante. Non mi prende. Voto: 5