YouTube: un terzo dei visitatori si ciba di video musicali
Dietro a YouTube non c’è solo il sito web dalla crescita più elevata, ma anche (e soprattutto) un immenso fenomeno culturale che coinvolge e “condiziona” centinaia di milioni di persone ogni giorno, andando ben oltre il concetto stesso di “social network” per rappresentare al tempo stesso la piazza e la biblioteca dell’umanità affacciatasi da poco
Dietro a YouTube non c’è solo il sito web dalla crescita più elevata, ma anche (e soprattutto) un immenso fenomeno culturale che coinvolge e “condiziona” centinaia di milioni di persone ogni giorno, andando ben oltre il concetto stesso di “social network” per rappresentare al tempo stesso la piazza e la biblioteca dell’umanità affacciatasi da poco nel meta-universo di Internet.
Sono proprio questi i motivi che hanno spinto la Sysomos, una delle più autorevoli ed affermate società di analisi e ricerca degli andamenti dei mezzi di comunicazione moderni, a collaborare attivamente con gli amministratori del portale di condivisione di video, gestito dal 2006 da Google, per scoprire quale possa essere davvero l’impatto dei filmati musicali su tutta la struttura.
Ebbene, misurando l’indice di popolarità dei famigerati “tags” dei filmati disponibili in streaming gratuito su YouTube si è riusciti a scoprire che il 30,7 % di essi rientra nella categoria dei videoclip musicali, un dato che, se confrontato con la percentuale raggiunta dalle categorie classificatesi al secondo e al terzo posto (video d’intrattenimento al 14,6 %, persone e blog al 10,77 %), rende magnificamente l’idea di quanto possa essere stretta la correlazione tra l’industria musicale e i portali di videostreaming nel loro complesso (con tutte le considerazioni sugli investimenti pubblicitari che ne conseguono).
A tal proposito, è addirittura emblematico il caso di Vevo: il canale messo in piedi da YouTube e Google in collaborazione con le major Universal e Sony Music, nonostante abbia meno di tre mesi di vita riesce già a diffondere la spaventosa cifra di 30 milioni di video on-demand al giorno, e solo nel territorio degli Stati Uniti.