Recensione: La Crus “Io non credevo che questa sera”
Dopo aver annunciato l’uscita del nuovo disco dei La Crus, vediamo nel dettaglio com’è questo live “Io non credevo che questa sera” che si annuncia come l’ultimo cd della loro storia insieme. Pare infatti che dopo il tour in programma nei prossimi mesi, i nostri si scioglieranno per continuare le loro esperienze da soli. Prima
Dopo aver annunciato l’uscita del nuovo disco dei La Crus, vediamo nel dettaglio com’è questo live “Io non credevo che questa sera” che si annuncia come l’ultimo cd della loro storia insieme.
Pare infatti che dopo il tour in programma nei prossimi mesi, i nostri si scioglieranno per continuare le loro esperienze da soli. Prima di tutto va detto che la scelta delle canzoni in scaletta non è affatto scontata.
Mancano alcune hits, soprattutto più recenti, a vantaggio dei brani più emozionanti e maggiormente adatti alla versione con orchestra. La partenza del live è folgorante con le imprescindibili “Soltanto amore” e “L’uomo che non hai”.
Si alternano così momenti più trascinanti (compresa “Come ogni volta”) ad altri più intimi, come nelle struggenti “Dentro me” e “Natale a Milano”. La resa live è sorprendente specie se consideriamo che si tratta di un gruppo che ha sempre fatto dell’elettronica un proprio marchio.
Elettronica si, ma d’autore nel senso originario del termine: i suoni molto moderni, merito soprattutto di Cesare Malfatti, si amalgamano magicamente a quel modo di cantare un po’ “alla Tenco” di Mauro Ermanno Giovanardi.
Fondamentale poi la riconoscibile tromba, altro marchio di fabbrica della band, da sempre suonata dal “maestro Paolino” Milanesi. La presenza dell’orchestra aggiunge la giusta carica ai brani pur senza farsi mai presenza ingombrante.
Tra le tante cover suonate negli anni prendono posto solo “Via con me” di Paolo Conte e “Ricordare” del maestro Ennio Morricone. E poi gli inediti: oltre a un’efficacissima versione live-remix del loro primo singolo “Nera signora”, e alla nuova “Mentimi” su cui ci siamo già dilungati, “Entra piano” e “L’autobiografia di uno spettatore” (che chiude il disco) sono in perfetto stile La Crus.
Sostanzialmente una raccolta che non delude, anzi, che riesce ad aggiungere un tassello importante alla discografia di una band che – se è proprio vero che è destinata a sciogliersi entro la fine dell’anno – lascerà un vuoto difficile da colmare.