Home Interviste Vincenzo Incenzo, Ego è il suo nuovo album. E il cantautore si racconta a Blogo (intervista)

Vincenzo Incenzo, Ego è il suo nuovo album. E il cantautore si racconta a Blogo (intervista)

Ego, il nuovo album di Vincenzo Incenzo

pubblicato 10 Settembre 2020 aggiornato 20 Settembre 2020 15:15

E’ disponibile nei negozi di dischi, sulle piattaforme streaming e in digital download “Ego” (Verba Manent / distribuito da Artist First), il nuovo album del cantautore, scrittore, regista e autore Vincenzo Incenzo.

“Ego”, prodotto da Jurij Ricotti (Andrea Bocelli, Queen, Ariana Grande, Dua Lipa), è un disco romantico e politico, nato da una profonda riflessione dell’artista, che mettendosi coraggiosamente a nudo, racconta tutta la sua rabbia, il suo spaesamento sociale e il suo bisogno d’amore in questo presente smaterializzato, che non ha più identità, voce e differenze:

“Siamo dentro un tik tok planetario in cui ci neghiamo il diritto di parola e usiamo espressioni e comportamenti indotti in un minutaggio delimitato. Nessuno ha più voglia di essere EGO, di rompere la linea, uscire dalla folla e incontrare veramente se stesso. Io credo che l’uguaglianza abbia valore tra diversi, mi spaventa l’uguaglianza tra eguali. EGO è il mio urto, a volte doloroso, a volte commosso, a volte passionale, con chi mi passa accanto. La mia inquietudine politica, il mio studio “matto e disperatissimo”, tutto l’amore che sento in questa stagione della vita, sono finiti in questi versi e in queste musiche, nate in giro per il mondo, per un’opportunità misteriosa che mi è stata concessa dal destino appena in tempo nei mesi prima della pandemia. Un progetto pensato a 360 gradi, con canzoni, immagini, scene per prossimi concerti; forse il congiungersi definitivo di tutte le mie esperienze artistiche: musica, teatro, letteratura e pittura. Le nuove sfide sonore, i nuovi linguaggi letterari e visivi, e le esperienze vissute con i più grandi artisti italiani mi hanno illuminato la strada in lunghe, meravigliose notti di creatività. Ora spero di eccitare, commuovere, donare riflessioni agli altri, che sono la fonte della mia ispirazione sempre; spero di restituire loro quanto furtivamente, quotidianamente, gli rubo, passandogli accanto. Con quella ingenuità mai guarita di credere ancora che una canzone possa spostare, anche di un solo centimetro, in avanti il mondo.”

L’album è stato accompagnato dal nuovo singolo “L’amore ha un nome solo”, una ballad con due anime melodiche che fonde pianoforte ed elettronica e che fotografa con immagini toccanti l’amore assoluto, quello che fugge dalla ragione, “quello che hai lasciato un giorno morire ma che ti inseguirà per sempre, anche quando sembrerà che avrai trovato pace e conforto in un’altra casa e un’altra vita”.

Questa la tracklist di “Ego”: “Allons Enfants!”, “L’amore ha un solo nome”, “Fuori fuoco”, “Benvenuta”, “Un’altra Italia”, “Il capolavoro”, “Il paradiso”, “Rispondimi”, “L’indifferenza”.

VINCENZO INCENZO ha iniziato il suo percorso artistico come autore per Renato Zero, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, PFM, Michele Zarrillo, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Al Bano, Tosca, Massimo Di Cataldo, Paolo Vallesi e molti altri. È presente come autore in numerose edizioni del Festival di Sanremo: tra i brani “Cinque Giorni” (Michele Zarrillo), “Che sarà di me” (Massimo Di Cataldo), “L’elefante e la farfalla” (Michele Zarrillo), “L’acrobata” (Michele Zarrillo), “Il passo silenzioso della neve” (Valentina Giovagnini), “Un altro amore no” (Lorella Cuccarini), “L’alfabeto degli amanti” (Michele Zarrillo) e “Nel perdono” (Al Bano).

Ecco cosa ci ha raccontato del nuovo disco, partendo proprio da come è nato:

Il disco nasce in viaggio, questa estate. Dopo il primo album prodotto da Renato Zero avevo già iniziato a scrivere delle canzoni. Poi ho avuto questa fortunata possibilità di andare in America Latina a fare dei concerti e ho sentito linguaggi diversi, differenti. Ho messo da parte tutto quello che avevo scritto e ho ricominciato da capo. Ho ripensato questo album alla luce di questi viaggi, ascoltando la voce del mondo, di questo presente che ci gira intorno. Ho fatto in tempo ad ascoltare prima della pandemia… C’è stata una grande ricerca sonora, è molto più elettronico, ha diversi collaboratori. Dal punto di vista dei testi mi sono preso la libertà di parlare in maniera diretta e personale, cosa che raramente puoi fare quando fai l’autore per altri, giustamente. Per me questo discorso del cantautore è arrivato quasi come un regalo dopo anni di autore. Non ho nulla da perdere, sono sincero al cento per cento, una grande opportunità: la libertà di potersi esprimere senza alcun compromesso.

Mi ha colpito la cover con immagini di tecnologia, natura, arte, mondo, al centro della tua mente. Questa scelta è interessante…

Sono d’accordissimo con te. E’ esattamente questo, la convivenza di mondo dentro e fuori di noi. Convive il circuito stampato i un computer con una statua del Canova. In questo circo di elementi noi ci dobbiamo muovere. Ma vuole anche dire che ogni Ego, ogni persona è tanti ego, tante persone. La nostra sfida sarà di mettere d’accordo tutte queste presenze dentro di noi, farle convivere. E’ difficile mantenere un equilibrio e voglio restituire alla parola Ego il vero valore di regolatore tra il mondo nostro interiore e il mondo sociale. E’ necessario trovare questi equilibri, ancora di più dopo questo periodo del lockdown dove abbiamo perso i nostri riferimenti. Siamo sempre più numeri, meno anime, volti. L’ego, con tutte le sue influenze, è centrale nella sfida dei prossimi decenni col mondo che ci circonda.

Mi aggancio al lockdown. Si parlava inizialmente di solidarietà, canti sul balcone… poi ho notato un cambiamento tra le persone, distanza, a svantaggio della collettività… Come vedi questa situazione? C’è collettività o più egoismo?

Penso che questa situazione, anche per un tipo di comunicazione, ha portato a un maggior isolamento. Anche l’uso dei termini -distanza sociale, assembramento- che appartengono più alla cultura militare che a una società civile che punta all’armonia. La gente ha incanalato la sua angoscia nella ricerca di un capro espiatorio: all’inizio il semplice runner, poi gli extracomunitari, poi i lombardi, poi le discoteche. C’è sempre qualcuno da accusare e mai noi stessi da considerare. Ci sono responsabilità sicuramente, precise e oggettive, di singole individui ma questa comunicazione martellante con il conteggio dei morti e contagi non ha fatto bene alla gente. Ha alzato la paura e l’angoscia. Quest’ultima non ha un termine del confronto. Si ha paura di un nemico, l’angoscia è generalizzante e quindi si va a caso, incolpando prima uno poi l’altro. Credo che vada recuperato questo senso di solidarietà.

Ti ricordi a chi hai scritto la prima canzone per qualcuno?

E’ stata con Michele Zarrillo, la prima collaborazione con un altro artista. A 18 anni pensavo di fare il cantautore, poi ho imparato a fare l’autore. Con Zarrillo è stata entusiasmante. E’ stata “Strade di Roma” ed è andata anche la Festival di Sanremo. Poi arrivò “Cinque giorni” e da lì mi hanno iniziato a chiamare tanti artisti. Non sono un autore che presenta i propri brani, le canzoni hanno camminato per me.

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