Siae sotto attacco hacker: sottratti 28.000 documenti privati degli artisti, chiesto un riscatto di 3 milioni di bitcoin
Siae finita sotto attacco degli hacker: rubati circa 28.000 dati privati. Chiesto un riscatto di 3 milioni di Bitcoin per non pubblicarli
La SIAE è finita sotto attacco di hacker. La notizie è stata resa nota poco fa, aggiungendo anche la richiesta di un riscatto di circa 3 milioni di Bitocoin per non rendere pubblici documenti e dati sensibili degli artisti . Si parla di circa 60 Gigabyte di informazioni. Il furto dei dati sarebbe avvenuto pochi giorni fa, il 18 ottobre e oggi ecco la decisione di svelare quanto accaduto, con la notizia della richiesta di denaro e la netta fermezza di non cedere al ricatto, come sottolineato dal dg Siae, Gaetano Blandini:
La Siae non darà seguito alla richiesta di riscatto. Abbiamo già provveduto a fare la denuncia alla polizia postale e al garante della privacy come da prassi. Verranno poi puntualmente informati tutti gli autori che sono stati soggetti di attacco. Monitoreremo costantemente l’andamento della situazione cercando di mettere in sicurezza i dati degli iscritti della Siae
Ecco la dichiarazione rilasciata all’Ansa da parte di Blandini, nel confermare la richiesta del riscatto di 3 milioni di bitcoin per non rendere pubblici dati, fatture, contratti e documenti privati. Secondo quanto rivelato, si parla di circa 28.000 file in possesso di chi ha architettato l’attacco alla SIAE.
A La Presse, Riccardo Meggiato, esperto di cybersecurity, ha spiegato come sia stato possibile l’attacco, con due ipotesi in campo
Gli attacchi di tipo ransomware possono avvenire in due modi: o con l’apertura dell’allegato alle email, cosa che succede sempre meno, o con tecniche specifiche per ogni obiettivo. Le operazioni di questo tipo non sono mai attacchi di massa, ma sono progettati specificatamente per un obiettivo. Bisognerà vedere qual è il livello di sicurezza del sistema di Siae che magari non è dei più aggiornati: in questo caso mi aspetto che sia stata sfruttata una vulnerabilità nei software e nei sistemi della Siae
L’intenzione, comunque, sottolineato più volte, è quella di non cedere al ricatto da parte di chi ha attivato l’attacco hacker. Ovviamente è già stata contattata la polizia postale che ha dato il via alle indagini su quanto accaduto.