Home Notizie Roberto Vecchioni sulla figlia Francesca: “La sua omosessualità? L’ho sempre saputo”

Roberto Vecchioni sulla figlia Francesca: “La sua omosessualità? L’ho sempre saputo”

Il cantautore milanese: “L’ho accompagnata 3 volte ad Amsterdam per fare la fecondazione assistita”.

30 Aprile 2022 12:05

Roberto Vecchioni ha rilasciato un’intervista al Corriere Fiorentino, costola toscana del Corriere della Sera, nella quale parla della scoperta dell’omosessualità della figlia Francesca, oggi presidente dell’associazione Diversity, che tra le altre cose cura i Diversity Media Awards:

“Francesca aveva 15 anni quando venne da me impaurita sussurrando “Papà ti devo dire una cosa”. Le chiesi: “Che c’è? Sei drogata? Ti sei innamorata di un assassino? No? Allora vaf…, mi hai fatto prendere un colpo”. L’ho sempre saputo, e non ci ho mai badato. Trent’anni fa, sono stato un anticipatore. Credo che l’amore sia universale e ciascuno possa fare le sue scelte. Ho accompagnato Francesca tre volte ad Amsterdam per la fecondazione assistita; alla fine sono arrivate due gemelline che oggi hanno 9 anni. So che lei l’ha fatto per me, perché voleva farmi diventare nonno. Poi anche Carolina ha avuto due figlie. Per tutte e quattro, sono un nonno che gioca tanto”.

Il cantante, che è stato anche insegnante di latino e greco di Paola Iezzi, metà dell’ex duo Paola e Chiara, risponde alla domanda riguardante presunte discriminazioni subite dalla figlia:

“Sicuramente; ma è un bulldozer. Oltre a occuparsi di pr e scrivere saggi, ha fondato e presiede l’associazione Diversity, che nella kermesse di maggio radunerà pensatori, intellettuali e attori. A 18 anni scelse di venire a vivere a Milano per l’università; siamo rimasti sempre “pappa e ciccia”. Anche Edoardo (l’ultimo figlio, ndr) mi somiglia tanto”.

Tuttavia, Vecchioni svela quale sia l’unico problema avvertito all’interno della sua prole:

L’unico piccolo dramma dei miei figli è il senso imitativo del padre. Si sentono artisti, un po’ fuori dal mondo, con velleità letterarie. Forse è colpa mia: li ho fatti sognare troppo, di realtà ne ho data poca. Ma è di realtà che c’è bisogno per confrontarsi con la vita, con le persone, con il lavoro”.

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