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Loopyworld, ovvero gli Iron Maiden raccontati dal loro primo roadie: recensione del libro

Loopyworld non è un libro sulla “storia degli Iron Maiden”, ma la biografia del loro primo roadie, con un punto di vista laterale e pieno di cuore.

10 Agosto 2022 09:20

Loopyworld non racconta “la storia degli Iron Maiden”, ma la storia di un uomo che si è trovato nel posto giusto al momento giusto e con l’amico d’infanzia giusto, nel momento in cui l’amico (un tale Paul Di’Anno) entrò a far parte degli Iron Maiden.
Steve “Loopy” Newhouse all’epoca suonava il basso nella band di Paul, ma non appena ascoltò una demo dei Maiden comprese che il suo stile musicale era una nullità rispetto alla tecnica di Steve Harris, e decise di smettere di suonare per evitare umiliazioni, rimanendo però risoluto nel restare nell’orbita della band, rendendosi utile come potesse. A tutti gli effetti divenne il loro primo “roadie”, e un suo compito importante, ad esempio, fu quello di centralinista, visto che Steve Harris non aveva un telefono in casa e non poteva ricevere le chiamate per i primi booking della band: sì, questo era il mondo a fine anni settanta, e questo era lo stato economico in cui versava la band.
Loopy dal 1978 al 1981 e dal 1983 al 1984 si è dedicato anima e corpo alla band, sia quando lo faceva gratis in cambio di cibo di scarsa qualità e birra, sia quando veniva pagato le ridicole somme di 20 sterline (poi passate a 30) a settimana, sia quando fu ri-assunto per non fare (misteriosamente) niente. Nel libro parla sempre e costantemente di “noi” quando si riferisce a quel che facevano i Maiden, perché lui era parte della band, anche se non suonava niente e non aveva potere decisionale.

Le 260 pagine scorrono veloci e attirando molto interesse, perché raccontate con la passione di chi in quegli anni aveva un punto di vista privilegiando viaggiando accanto alla band e alla colorata e sempre crescente banda di roadies. Loopy è un gentiluomo nei ricordi verso i membri della band, anche con quel Clive Burr di cui divenne “assistente personale” e roadie e dal quale fu spesso maltrattato – il problematico rapporto con Clive è quello più approfondito nel libro, mentre sembra chiaro come il legame maggiore sia nato con Dennis Stratton (che firma la prefazione del libro) e soprattutto con Dave Murray, visto che appare nella maggior parte delle foto d’epoca e spunta in alcune storie di ubriachezza molesta. Bruce Dickinson viene menzionato solo in occasione di due avventure (una noiosissima, l’altra completamente folle), mentre il nuovo assistito Nicko McBrain è ritratto in molte situazioni di festa e divertimento. L’odio principale è diretto invece verso Rod Smallwood, descritto più come manipolatore e sfruttatore che non come il manager geniale che tutti conoscono.
Non ci sono retroscena incredibili sulla composizione di Iron Maiden o di Powerslave, non ci sono descritti eccessi da parte della band (la cocaina viene menzionata un paio di volte e associata “implicitamente” almeno ad un membro, ma è vista come sono un sostegno per andare avanti a far festa), eppure il lato umano e artistico della band saltano fuori quando si capisce quanto l’atto di suonare fosse al centro del mondo di tutti, con un incessante alternarsi di giorni di prove e di tour, conquistando città dopo città l’intero Regno Unito e lanciandosi poi in Europa e nel mondo.
Poi ok, si viene a sapere che un rituale di Steve Harris prima dei concerti è “farsi una bella cagata”, e ai tempi dei camerini condivisi e dei cessi unici questo era un problema. Di sottigliezze come queste è pieno il libro.

Riassumendo, forse la domanda passata nella testa di molte persone quando Tsunami Edizioni annunciò l’edizione italiana di questo libro è stata “Ma c’è bisogno di un libro scritto da un roadie, pur di pubblicare qualcosa legato agli Iron Maiden?”.
La risposta, 260 pagine dopo, è: sì, questa è sicuramente un’autobiografia del leggere. E non solo perché, a livello di autobiografie legate alla Vergine di Ferro, l’unica alternativa al momento è quella di Bruce Dickinson, da molti ritenuta una delle peggiori autobiografie mai lette perché spiega nel dettaglio il processo creativo dietro alcuni dei dischi più riusciti degli Iron Maiden, ma lo fa in mezzo ad una marea di parti veramente noiose e senza personalità, e soprattutto non segue l’ascesa verso il successo della band.
Loopyworld invece, per quanto sia parziale, con un punto di vista laterale e “stramba” (ovvero Loopy), è piena di cuore, di aneddoti, di ricordi precisi e specifici che tracciano la prima parte della carriera dei Maiden: per questo dobbiamo benedire il diario personale di Steve “Loopy” Newhouse, sul quale annotava tutto e grazie al quale riesce a rinfrescarsi la memoria per scrivere queste storie. Fra le tantissime foto del libro, solo una volta compare una pagina del diario, ma è sufficiente per capire l’interesse che Loopy aveva per certi dettagli, come i soprannomi dati ai membri della band e altre cose che potevano sembrare collaterali, ma che oggi sono oro colato.

Steve “Loopy” Newhouse
LOOPYWORLD
I miei anni con gli Iron Maiden – dal Ruskin Arms a Powerslave

264 + 16 pagine a colori
22,00 Euro
Traduzione di Antonio Biggio
Tsunami Edizioni

Loopyworld: la presentazione del libro da parte di Tsunami Edizioni

Ciò che segue, è quel che riporta il sito di Tsunami Edizioni per presentare il libro.
Dal link al sito, si può scaricare gratuitamente in formato pdf una anteprima di Loopyworld.

Le memorie senza freni di un membro fondatore della Killer Krew, gli storici roadie degli Iron Maiden. Uno sguardo dall’interno, come mai prima d’ora, agli anni formativi della più importante band heavy metal della storia.

Benvenuti nel mondo di Loopy, il primo roadie della Killer Krew, che ha seguito gli Iron Maiden per quasi ogni singolo giorno dall’ingresso in formazione del cantante Paul Di’Anno sino alle registrazioni del capolavoro Powerslave.

Grazie all’amicizia giovanile con Di’Anno, Steve “Loopy” Newhouse finisce quasi per caso nelle cantine polverose dove sarebbe nato un mito, un gruppo all’epoca ancora pressoché sconosciuto, ma che già prometteva grandi cose. Parte da lì la sua carriera di roadie che lo porterà ad accompagnare ovunque gli Iron Maiden, dai primi show con il nuovo cantante sino alla loro affermazione come gruppo di punta della scena heavy metal internazionale.

Dalle infinite sessioni di prova in un piccolissimo studio, i concerti al Ruskin Arms e poi in tutta l’Inghilterra, rimbalzando da un pub all’altro e attraversando Londra a bordo di auto sgangherate o ingombranti furgoni, i ricordi di Loopy ci parlano di musicisti e roadie che vanno e vengono, birre, risate, lacrime, problemi, birre, tournée, dischi e ancora birre.

In Loopyworld c’è il mondo degli Iron Maiden come nessuno ve l’ha mai raccontato prima.

Steve “Loopy” Newhouse: chi è l’autore di Loopyworld

Steve “Loopy” Newhouse è nato nel 1957 e ha vissuto pressoché sempre nella zona di East London, a Londra. Dopo aver lasciato la scuola nel 1972 ed essersi dedicato a lavoretti saltuari, nel 1978 ha l’occasione di unirsi come roadie agli Iron Maiden, allora un gruppo ancora emergente, con cui lavorerà più o meno costantemente sino al 1984. Dopo aver lasciato la band, si metterà a fare il tecnico di palco a Londra, più altri mestieri vari ed eventuali, ma sempre nel mondo della musica, che abbandonerà solo nel 1995 per dedicarsi ad altro. Oggi risiede a Romford, in Essex, insieme a sua moglie Sharron. Ha sei figli e sei nipotini.

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