Metalitalia Festival 2022: le sensazioni a caldo di una celebrazione sempre imperdibile
Anche nel 2022 il Metalitalia Festival ha soddisfatto le aspettative di chi voleva godersi in maniera piacevole 2 giorni di musica pesante
Da quando il metalitalia.com festival ha spostato la sua collocazione temporale da maggio a settembre, è diventato un ottimo punto finale per la stagione estival dei festival metal all’aperto e un trampolino per quella autunnale al chiuso. Nei nove anni di vita del festival, insomma, è diventato un punto fisso per molti appassionati di metal, che ne approfittano per vedere.
In altre parole, ci si trova a casa – e lo staff del festival ha capito che per rendere piacevole l’esperienza e far tornare anno dopo anno i fedelissimi, deve concentrarsi non solo sulla lineup (sempre solidissima), ma anche su tutti gli aspetti collaterali: un ambiente accogliente, un beer garden, i meet & greet con quasi tutte le band, birra a 5 euro, un profumo di polenta ai funghi che pervade il ristorante con balconata al piano superiore, distro di tutti i tipi, libri metal, il braccialetto in tessuto da portarsi al polso come ricordo (accanto a quelli degli altri fest estivi come Wacken o Hellfest), orari delle esibizioni rispettati al millesimo di secondo, e così via.
Come ogni anno, comunque, anche questa volta i nomi in lineup erano altisonanti per chi segue il metal più duro: con una netta divisione fra giornata thrash e death/black, i due giorni hanno visto riempirsi in maniera molto soddisfacente il Live Club di Trezzo fin dalle prime ore del pomeriggio, ulteriore segno che la gente partecipa a questo fest anche per l’atmosfera, e non solo per i 2-3 nomi in alto nel bill.
Tutta questa introduzione, per focalizzarsi su due aspetti: il metalitalia.com festival è quel tipo di evento al quale si va a prescindere, perché fa stare bene. Si può anche “lottare” per cercare di andare, almeno per vedere qualche band e salutare tante facce amiche. Quest’anno ho avuto dei problemi personali e ho presenziato solo al primo giorno, potendo solo assistere allo show degli ultimi 3 gruppi e non avendo a disposizione la mia consueta macchina fotografica.
Eppure sono qui, felice di scrivere qualche riga, consapevole che sarebbe inutile recensire band-per-band questi due giorni (ci penseranno i padroni di casa stessi a farlo, anche se sono stupito che quest’anno non ci fosse il live report in diretta!), ma speranzoso di riuscir a trasmettere la sensazione di una atmosfera, l’atmosfera giusta del metal, nel quale si può anche evitare di incollarsi alla transenna per 9 ore, perché c’è qualche band da incontrare, qualche amico da salutare, qualche euro da spendere in dischi, merch e libri, e si possono anche gustare cous cous vegano o casoncelli del territorio bergamasco.
Realtà come questa stanno lottando per mantenere “normale” qualcosa che in due anni di pandemia si è fermato e lentamente si sta riprendendo, traballando però sotto i problemi di una logistica e di aumenti di costi spropositati: dobbiamo godercele il più possibile, e supportarle per quanto possibile.
Ma, alla fine dei conti, per chi va a un concerto conta principalmente una cosa: siete stati bene?
Io sì, e voi? Confido di sì, ma siate liberi di farmi sapere com’è andata, commentando anche sulla pagina Facebook di MusicaMetal.
(In ogni caso, senza esprimerlo con troppe parole, nella “foto di copertina” dell’articolo ho messo la band che secondo me, fedelissima al suo nome, ha asfaltato tutte le altre di Sabato: AC Wild emanava un carisma pazzesco con i Bulldozer, ricordando i 40 anni di carriera del gruppo e chiudendo con la prima canzone che avessero mai suonato, presi dalla foga di chiudersi in studio e provare qualcosa insieme: un pezzo dei Motorhead, omaggiati anche dal basso Rickenbacker di AC)