Una serata di musica religiosa: Ghost a Milano, 29 Maggio 2023
Ghost, Death SS, Lucifer: tre band di chiara matrice ultra-religiosa hanno suonato alla prima data del Milano Summer Festival. Ecco com’è andata, fra croci sul palco, un Papa con aspersorio e una prete donna in abito talare.
Per l’inaugurazione del Milano Summer Festival si è tenuta all’ippodromo di Milano una serata ad alto tasso clericale, con tre band perfettamente a tema: una donna in abito talare, un gruppo con tre crocefissi sul palco (e anche l’intervento di suore come coriste!), e addirittura un gruppo il cui cantante è nientemeno che il Papa, con tanto di turibolo per l’incenso.
Sono i Lucifer ad aprire lo show: Johanna Sadonis introduce abbatte il patriarcato nella chiesa, indossando un rossissimo rossetto e un abito da prete, completo di collarino ecclesiastico bianco. E’ una donna devota e religiosa, al punto che suo marito suona la batteria nella band, anche se in tour Nicke Andersson si fida a lasciarla con un turnista.
Peccato che canti davanti a una manciata di persone, perché la maggior parte del pubblico è ancora in coda per entrare. Chi ha visto la sua performance se ne sarà sicuramente innamorato, e speriamo di vederla presto più da vicino in chiesa un club.
I Death SS sono sull’altare palco su diretta convocazione papale: il leader dei Ghost è grandissimo fan della scena metal italiana, ed è un piacere pensare che finalmente Tobias Forge possa coronare il suo sogno di condividere il bill con la band di Firenze.
Dal canto loro, i Death SS non scendono a compromessi per il religioso pubblico milanese e per il Milano Summer Festival: portano il loro spettacolo completo, con fuochi artificiali, donne impegnate in sabba, suore che utilizzano il crocefisso in modi non previsti dalla Bibbia, e altre piacevolezze per gli occhi, oltre che per le orecchie. Nel pubblico, tutti noi timorati di Dio abbiamo fatto il segno della croce vedendo appunto Dhalila e Jessica a petto nudo, ma principalmente eravamo impegnati a goderci una prestazione maiuscola della band: l’audio è buono e potente (al netto di alcuni problemi tecnici che si manifestano verso il finale), la voce di Steve Sylvester è cristallina e cattiva, anche se spesso risulta più bassa rispetto agli strumenti. Sarà il palco grosso, sarà che ci sono i fuochi artificiali, sarà che il pubblico è ampio e partecipe, ma il risultato è che questo sembra proprio uno dei migliori concerti suonati dal gruppo negli ultimi anni.
Infine, i Ghost ci portano direttamente in chiesa. Una bella chiesa gotica a tre navate con spettacolari vetrate e rosoni che ci ricordano la storia dei Papi nella band. Palco sontuoso, chierichetti mascherati (ormai se ne contano 7!), ma tutti gli occhi sono per Papa Emeritus IV, sempre splendido nei suoi mille abiti.
Non importa se la scaletta è molto simile a quella ascoltata nel Maggio 2022: esattamente come una messa è sempre uguale a sé stessa, si può partecipare più volte allo stesso rituale e continuare a goderne. Anzi, quello dei Ghost è meglio di una messa, perché comunque qualche variazione c’è, ed è un piacere ascoltarla – vedasi l’intensa cover di Jesus He Knows Me dei Genesis, con un Papa impegnato a fare esilaranti gesti osceni per sottolineare un testo che avrà fatto arrossire tutte le suore presenti. Per il resto, con il passare del tempo il brani di Impera sono cresciuti nelle preferenze dei fedeli, ma quando il Papa indossa la mitra e l’abito più formale, ovvero quando è il momento di Year Zero seguita da He Is, si capisce che anche per questa religione si segue il motto del metal: “i dischi vecchi sono i migliori”. E quando ci si trova tutti insieme ad urlare a squarciagola HAIL SATAN, è chiaro che ci si trova all’interno di un rito collettivo imperdibile, per gli iniziati.
Non ci sono stati cali di attenzione nella scaletta, è stata una perfetta successione di canzoni, suoni, fuoco e luci, fino alla virata smaccatamente danzereccia del finale, con un Papa in gilet rosso e ballerino per Dance Macabre e Square Hammer.
Lo ammettiamo, in molti speravano in un duetto di Papa Emeritus e Steve Sylvester, ma forse un rituale così preciso non lasciava spazio a improvvisazioni. I Death SS sono stati salutati con un “bellissimo, meraviglioso” (qui trovate il video), ma la fusione perfetta fra metal antico e moderno è rimandata.
Va bene così, comunque: alla fine, siamo tutti andati a casa in pace, e chi ha figli (e non li ha portati al concerto – era pieno di bambini, dai 3 anni in su!) avrà sicuramente dato loro una carezza, dicendo che era una carezza del Papa Emeritus. Che il metal sia con noi.
Purtroppo non possiamo presentarvi foto del concerto: questa volta siamo rimasti sul pinnacle, piuttosto che nel photo-pit. Vi porgo qualche video, perlomeno.