Il rapper Gemitaiz tra le polemiche per il commento sulla morte di Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi è morto all’età di 86 anni. Il cantante Gemitaiz commenta la notizia via Instagram e viene travolto dalle critiche
Update: QUI LE SCUSE DI GEMITAIZ DOPO LE SUE DICHIARAZIONI SU SILVIO BERLUSCONI
La notizia del giorno è sicuramente la morte di Silvio Berlusconi, scomparso all’età di 86 anni. In queste ore, Mediaset sta mandando in onda speciali tv dedicati alla sua lunga carriera, tra ricordi, aneddoti e viaggi nella sua vita da imprenditore e politico. Sul web, sono numerosi i ricordi di volti del piccolo schermo, dello sport e della politica che omaggiano la memoria del Presidente di Forza Italia. Ma ad attirare critiche e polemiche è stato un commento -via Instagram Stories- di Gemitaiz che, insieme alla notizia della morte di Berlusconi, ha commentato con “Alleluja”. Successivamente, il rapper ha condiviso una serie di stralci di vecchi articoli incentrati sulla figura del politico, seguito dalle parole “Silvio Berlusconi indagat0 per strage, la prima grana del Ministro Nordio”.
Il suo profilo Instagram è stato subissato da commenti duri e critiche feroci che ha portato Gemitaiz a prendere ancora parola e ribadire il suo pensiero:
“Non perderò tempo a rispondere a nessuno. Non siete d’accordo? Unfollowate pure. Non lo trovate carino? Unfollowate pure. La libertà d’espressione è ancora in vigore. In buonismo da 3 euro qui non lo troverete, vi auguro una buona giornata”
E poi
“Quando insultai Salvini persi 6000 followers, oggi saranno di più o di meno? Chi vincerà la unfollow challenge?”
Infine, un lungo commento e una critica di Gemitaiz sulla gestione della notizia della morte di Silvio Berlusconi:
“Nel giorno della sua morte, politici e giornali parleranno di lui come di uno statista, di un esempio di grande imprenditore, di uomo al servizio dello Stato. Noi però ricordiamo bene cosa ha rappresentato Silvio Berlusconi: uno dei ventenni promotori negli ultimi 30 anni delle peggiori politiche antipopolari, di guerre, privatizzazioni, liberalizzazioni e tagli alla spesa sociale.
Tra gli uomini più ricchi del nostro paese, con le sue imprese si è arricchito sulle spalle dei lavoratori e a spese della collettività, costruendo sul potere mediatico il proprio consenso politico e facendosi portatore di una cultura del carrierismo fondata sull’individualismo più sfrenato e sulla mercificazione della donna.
Membro della loggia P2 e anticomunista viscerale, ha dedicato la sua carriera politica allo smantellamento delle conquiste del movimento operario.
Un “curriculum” fatto quindi sfruttamento, leggi ad personam, accuse di corruzione, evasione fiscale, rapporti con la criminalità organizzata e lotta contro i diritti e le condizioni di vita degli strati popolari.
Non lo piangeremo”.