The Interrupters “per pochi intimi” a Milano: foto e commenti dal concerto all’Alcatraz, 20 Giugno 2023
Fra un mega-festival e l’altro, gli Interrupters hanno suonato da headliner in un club show a MIlano: il contatto con il pubblico è stato magico.
Le persone che hanno reso l’Alcatraz soldout devono ritenersi fortunate: gli Interrupters sono in tour in Europa passando da un festival all’altro, e hanno solo una manciata di show come headliner – e quando suonano headliner, ormai lo fanno in posti molto grandi. L’Alcatraz, invece, si presenta con il palco più piccolo: le transenne sono a meno di un metro da un palco molto basso, e tutto questo favorisce un maggior contatto fra band e pubblico, e Aimee riuscirà a guardare negli occhi e sorridere a tutte le prime file – finendo anche con il dare un cinque a un bambino arrampicato sulle transenne laterali e scendere per abbracciare qualcuno dall’altro lato.
Concerto “intimo”, quindi, che parte appiccando il fuoco: Take Back The Power sparata come primo pezzo fa impazzire tutti, rendendo inutili intro o presentazioni. Questi sono gli Interrupters, e tutti li amano per la musica che fanno e per come la fanno, per la miscela di punk, ska e reggae che ricorda i Rancid, ma declinata in chiave personale e moderna.
Gli 80 minuti del concerto scorrono velocissimi, e servono per tanti come una sessione di palestra estiva: nonostante l’aria condizionata del locale, ci si trova tutti sudati mentre le chiappe e le gambe si muovono su ritmi prima più rocksteady, e poi man mano sempre più ska-punk, e una tripletta come Anything Was Better / She Got Arrested / By My Side piazzate a metà concerto lancia la volata verso la restante decina di brani.
Se gli occhi si concentrano più frequentemente su quella bomba di energia chiamata Aimee Interrupter, vanno lodati anche i tre fratelli Bivona che costituiscono l’ossatura della band, e in particolare il chitarrista Kevin prende il microfono quando c’è da parlare, intrattenere il pubblico con qualche sketch e per ringraziare ricordando che i loro nonni lasciarono la Sicilia decenni fa per andare in America, e di come siano felici di suonare in un posto dove tutti fanno casino fin dall’inizio e dove si mangia bene.
Aimee è semplicemente magnetica, e quando decide di mostrare l’estensione delle sue corde vocali suonando una parte di Hallelujah di Leonard Cohen tutti sono contenti e commossi, e nessuno sembra voler chiamare la punk police per il grave reato di rallentamento dei ritmi durante un concerto. Così si conquista un pubblico: facendo singalong su brani che perlano di amicizia, di unione della scena, di famiglia, e si chiude cantando di ragazze così fuori di testa da voler bruciare tutto. Non c’è nemmeno bisogno di bis, anche se tutti li vorrebbero: sentire di nuovo Take Back The Power dopo She’s Kerosene non sarebbe una brutta idea, ma la band ha già ringraziato e brindato alla nostra salute. Non rimane che fidarci della loro parola: torneranno presto.
In apertura di serata ci sono stati i Bluebeaters: Forse in molti si sarebbero aspettati qualche gruppo punk italiano con più grinta, ma si vede che i loro ritmi blues-jamaicani hanno stregato gli Interrupters, visto che poi li menzioneranno e ringrazieranno a più riprese, e anche il pubblico applaude felice.