Come è profondo il mare, Lucio Dalla: testo e significato, ascolta la canzone
Il testo completo della canzone Come è profondo il mare, cantata da Lucio Dalla. Ascolta il brano e scopri il suo significato e la storia dietro le parole
Come è profondo il mare è il singolo che dà il titolo al settimo album di Lucio Dalla. In questo album per la prima volta l’artista firma sia musica che parole degli otto brani contenuti. Questo album apre di fatto una nuova stagione per Dalla, che si affranca dalla scrittura del poeta Roberto Roversi. Come è profondo il mare è un brano pubblicato nel 1977, che riflette l’Italia di quel tempo e le lenti con le quali Lucio Dalla è in grado di leggerla.
Il testo di Come è profondo il mare
A seguire il testo di Come è profondo il mare:
Siamo noi, siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti, dei linotipisti
Siamo i gatti neri, siamo pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareBabbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di fagiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareÈ inutile, non c’è più lavoro
Non c’è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male, di farci annegare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareCon la forza di un ricatto
L’uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti, spalancò prigioni
Bloccò sei treni con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
A un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere, a piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com’è profondo il marePoi da solo l’urlo diventò un tamburo
E il povero come un lampo nel cielo sicuro
Cominciò una guerra per conquistare
Quello scherzo di terra
Che il suo grande cuore doveva coltivare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareMa la terra gli fu portata via
Compresa quella rimasta addosso
Fu scaraventato in un palazzo, in un fosso
Non ricordo bene
Poi una storia di catene, bastonate
E chirurgia sperimentale
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareIntanto un mistico, forse un’aviatore
Inventò la commozione
Che rimise d’accordo tutti
I belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mareFrattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo di questo mondo
Che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mareÈ chiaro che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa è muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare
Com’è profondo il mareCerto, chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l’oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintareCosì stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare
Il significato della canzone Come è profondo il mare
Con questo testo Lucio Dalla affronta una riflessione esistenziale non semplice e scontata da cogliere. Si parte della consapevolezza di una trascendentalità che supera l’uomo evocata dal mare, specchio di una profondità non intellegibile. A questo mare profondo si contrappone, infatti, l’uomo nelle sue espressioni più elementari.
“Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare” constata malinconico il cantautore. Dalla ha la percezione, come i pesci del mare, di essere di fronte “al dramma collettivo di questo mondo”. A dare fastidio, dunque, è anche il solo pensiero, che non diventa parola. Se chi ha il potere vorrebbe ostacolarlo, ciò non può avvenire perché il pensiero è “come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”.
La consapevolezza, che è una sola (“com’è profondo il male”), viene così assimilata nel finale: “Così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare”. Un testo che, a distanza di quasi cinquant’anni, ancora scuote ed interroga ogni singola coscienza, di fronte a ciò che l’umano può compiere dinnanzi alla grandezza in cui si trova e che talvolta perde di vista nell’agire di ogni giorno.