Amaranthe e Dragonforce al Live Club: foto-report dal concerto del 10 Marzo 2024
In una serata in cui i Dragonforce avrebbero dovuto essere headliner, il Live Club ha risposto in maniera clamorosa
Avevamo lasciato gli Amaranthe come headliner al Live Club solo un anno e mezzo fa, quando nell’Ottobre 2022 si esibirono dopo Beyond The Black e Butcher Babies. All’epoca il Live Club era pieno in maniera soddisfacente, forse fino al mixer, mentre oggi il Live Club sta esplodendo con un soldout tanto clamoroso quanto inaspettato.
Merito degli Amaranthe? Onestamente, no: moltissima gente sembra qui principalmente per i co-headliner Dragonforce, considerando gli Amaranthe solo un bel dessert. Bene così, comunque: vedere il club pieno fin dal primo gruppo è stato un piacere.
Infected Rain
Nonostante gli Infected Rain passino dall’Italia almeno una volta all’anno, anche loro li avevo visti l’ultima volta al Live Club, nel 2019 come opener per i Lacuna Coil. Già all’epoca rimasi colpito dalla prestazione e dall’italiano perfetto parlato dalla cantante Lena Scissorhands (di origine moldava). Negli anni la band si è decisamente compattata, e grazie anche all’innesto della bassista italiana Alice Lane, ora sono più pesanti che mai. Grazie alle influenze nu-metal di fine anni 90, gli Infected Rain risultano il gruppo più pesante della serata: un bel modo per aprire le danze.
Dragonforce
I Dragonforce avevano stupito tutti all’Alcatraz, nel Novembre 2022 con i Powerwolf, mostrando un palco pieno di videogiochi e uno stile waporwave. Si vede che la formula ha funzionato, quindi raddoppiano il contenuto nerd dei loro show: ci sono i microfoni a forma di armi di Warhammer e Final Fantasy, e ci sono soprattutto canzoni dedicate direttamente ai videogame. Il pubblico, va detto, apprezza in pieno e sembrano tutti felici di sentire epiche ballate dedicate a Zelda e a Skyrym, e se a Herman Li va bene indossare occhialini flu, suonare in cima a un coin-op e (forse) rallentare un po’ i ritmi, credo che siano tutti felici e contenti. Poi d’accordo, il culmine si tocca con il gran classico Fury of the Storm, e a un set del genere, con una band che ha accettato il suo “nuovo” ruolo nel mondo del metal, non si può dire proprio niente – soprattutto se si è alla ricerca di un po’ di sano divertimento.
Amaranthe
Ancora una volta mi trovo a scrivere qualcosa di scomodo: ad essere sinceri dopo le due prestazioni maiuscole dalle band che li hanno preceduti, gli Amaranthe sono sembrati, sotto un certo punto di vista, l’anello debole della serata – nonostante fossero headliner. Sembra che Elize Ryd sia sempre più in secondo piano, nella band più come letteralmente frontwoman (nel senso di “donna di facciata”) che come cantante fondamentale, lasciando a Nils Molin la parte del leone, e l’interazione fra membri della band è sempre minima. Hanno delle buone canzoni, ma vederli dal vivo è meno divertente rispetto a quel che hanno offerto i gruppi che li hanno preceduti.