Naska al Bay Fest: foto e commenti dal concerto a Igea Marina, 14 Agosto 2024
Naska ha chiuso l’edizione 2024 del Bay Fest a Igea Marina, dimostrandosi abbastanza punk per essere headliner del festival punk in riva al mare
Terzo e ultimo giorno di Bay Fest, il festival punk in riva al mare.
Il giorno prima ci sono state vecchie glorie come Millencolin, Less Than Jake e Shandon, oggi la scena è tutta presa da band non solo più giovani, ma soprattutto più contemporanee – con questo intendo dire che il punk è decisamente contaminato con altri generi e con altre sensibilità, e ci sta se chi ama i Less Than Jake può rimanere indifferente davanti a Naska, ma non per questo si deve disprezzare per partito preso chi è nato nel 1997 e suona qualcosa che ha le radici nel punk ma che ha anche preso altre strade.
Per essere chiari, chi scrive queste righe ha da tempo superato i 40 anni, l’anno scorso si è goduto il ritorno dei Rancid allo Slam Dunk e ha fatto in tempo a vedere l’ultimo tour dei Ramones nel 1996, ma è comunque rimasto affascinato dai pezzi più energici di Naska, come Punkabbestia o A Testa In Giù. Copia una iconografia anarchica privandola del contenuto? Pazienza, siamo nel 2024. Non suona street punk? Lo dice lui stesso di fare pop-punk, e mi sembra che Sum41 e Blink 182 stiano comunque riscuotendo un buon successo mondiale. Quindi, sono andato con piacere a questo concerto (anche perché comunque adoro il Bay Fest e il pogo sulla sabbia), e questo è quello che ho osservato.
Bay Fest 2024: recensione e foto del concerto
Partiamo dal tardo pomeriggio: gli Itchy sono tedeschi, suonano un punk tirato e giovane, hanno il coraggio di suonare la seconda canzone nella loro lingua e sembra che nessuno (a parte tre connazionali sotto al palco) li conosca. Eppure alla fine dei 60 minusi a disposizione si sono conquistati tutti i presenti, soprattutto grazie al paio di canzoni che scendono a suonare in mezzo al pubblico. Divertenti e freschi, cercano a tutti i costi il contatto con la gente, raccontando anche la storia più tedesca che si possa immaginare: il cantante dice che settimana scorsa era in vacanza con la famiglia proprio nel paese accanto a Igea Marina, e se avesse saputo che il tour poi sarebbe ricominciato dal Bay Fest si sarebbe risparmiato 9 ore di guida per tornare a casa e 9 ore per tornare esattamente qui.
Una cover di I Love It di Icona Pop dopo, e il pubblico li applaude a piene mani.
Alla fine dei conti, è stato figo avere una band straniera in apertura per due italiane, siamo sempre sudditi di tutto quello che viene dall’estero, è bello che i ruoli si siano ribaltati per un giorno. I Lost tornano sulle scene a 14 anni dall’ultimo disco, si presentano come trio con ovviamente le luci puntate su Walter Fontana e Roberto Visentin, e il loro punk/emo/metal suona più pesante di quanto mi ricordassi. I nuovi brani sono molto concentrati sui problemi moderni, primo fra tutti gli Attacchi di Panico, e in generale puntano molto sulle esperienze di chi è ai margini dei gruppi sociali più alla moda. Non è un concerto pesante, però: le cover di Riccione dei TheGiornalisti e Song n.2 dei Blur sono l’indice di un gruppo che è qui per intrattenere, e lo fa alla grande.
Infine, Naska: il palco viene invaso da un enorme gonfiabile a forma di A di Anarchia, e se l’ironia è già troppa bisogna mollare il colpo subito e accettarlo: Naska è giovane, suona per giovani, ha una sensibilità diversa da quella dei vecchi. Tutto qui. Se lo si conosce solo per le canzoni più veloci, un concerto da 100 minuti può decisamente stupire perché una buona metà è composta da brani semi-acustici, pezzi molto lenti che spezzano il ritmo fra un 7 su 7, Pronto Soccorso o Non Me Ne Frega Un Cazzo.
Per chi scrive, 60 minuti tirati fra Gin Tonic, Punkabbestia e Fare Schifo avrebbero reso il concerto più snello, ma è evidente che i tantissimi giovani che sono accorsi al Bay Fest solo per Naska (le due band precedenti si sono esibite davanti a meno della metà del pubblico) adorano anche i momenti più tranquilli e più personali, in cui si parla di sfighe varie e amore, oltre che di sesso e festini.
Naska si dimostra un grande intrattenitore e un buon cantante, anche se all’inizio sbaglia continuamente ad annunciare i pezzi in scaletta (“per la troppa emozione”), ma sa come farsi perdonare ed è evidente che ha la parlantina facile, fra una risposta epica al coro “Nudo, Nudo” (“Mi spoglio fra un po’, ho paura di prendere freddo all’inizio del concerto e che mi venga la diarrea”) e la battuta -scontata ma sempre efficace- sul fatto che A Testa In Giù sia la canzone preferita dal Dvce.
Diego non sta fermo un attimo, canta correndo ovunque sul palco, si arrampica sull’impalcatura, striscia fra le gambe del suo chitarrista, striscia davanti alla A, fa cadere i gin tonic posizionati davanti al microfono e poi se ne dispiace. Vederlo è uno spettacolo, e la contaminazione fra i generi è più evidente che mai in Berlino, il nuovo singolo a forte base dance, ma lo spirito punk permea tutta l’esibizione – è quindi indegno che alcune persone urlino “DJ Set! DJ Set!” quando sta cantando il pezzo più personale dello show, quello dedicato a suo padre.
100 minuti sono troppi? Forse sì, ma il suo pubblico ne vuole ancora, ed è giusto che sia accontentato. Di certo ora sono curioso di vederlo a Dicembre al Forum di Assago, per vedere come se la caverà in un tempio della musica.