Mille concerti, Lorenzo Salvetti: testo e significato della canzone (X Factor 2024)

Mille concerti è la canzone presentata da Lorenzo Salvetti durante X Factor 2024. Il cantante è tra i 4 finalisti del programma.

Lorenzo ha 17 anni ed è di Verona: la musica ha sempre fatto parte della sua vita, prima di partecipare a X Factor nella sua cameretta provava e produceva le sue canzoni dal sound indie pop; è appassionato di cantautorato italiano, quello contemporaneo (e non solo); canta e suona chitarra e pianoforte. Il suo inedito è “Mille concerti” (scritto dallo stesso Lorenzo con Antonio Mazzariello e Gianmarco Merolle e prodotto da Danien).

A seguire testo e significato del brano.

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Il testo di Mille concerti

Ecco il testo di “Mille concerti” di Lorenzo Salvetti.

Dicono l’amore non è urlarsi addosso
Ricordo quella panchina come fosse nostra
Questa melodia ci unisce come un filo rosso
E tu non cambi mai, ed io non cambio mai
Ed io ti guardo ancora
I tuoi occhi, il ponte di Verona
Che io non lascio mai, che tu non lasci mai

E quello che mi fai
E quello che mi fai
Fa più rumore di mille concerti
Fa più rumore di mille concerti
Ed io che muoio d’amore e tu no
Ti ho chiesto scusa di notte sui mezzi
E quelle volte il silenzio tra noi
E questa notte il silenzio tra noi
Fa più rumore di mille concerti

Per strada piove ma non ci riguarda
È la città che è vuota е tu che sei un’altra
Dicono l’amore a voltе è una condanna
Ma io non cambio mai, ma tu non cambi mai

E quello che mi fai
E quello che mi fai
Fa più rumore di mille concerti
Fa più rumore di mille concerti
Ed io che muoio d’amore e tu no
Ti ho chiesto scusa di notte sui mezzi
E quelle volte il silenzio tra noi
E questa notte il silenzio tra noi
Fa più rumore di mille concerti

Fa più rumore di mille concerti
Ma tu non cambi mai
Ma tu non cambi mai

Il significato della canzone Mille concerti

La canzone “Mille concerti” esplora la complessità e l’intensità dei sentimenti in una relazione travagliata, dove amore e incomunicabilità convivono. L’amore è descritto come un legame profondo, rappresentato simbolicamente da una melodia e da immagini come “il filo rosso” e “il ponte di Verona”, che richiamano un amore destinato e impossibile da spezzare. Tuttavia, questo legame è anche carico di silenzi e distanze emotive che diventano più fragorosi di qualsiasi parola o evento, come espresso nei versi: “Fa più rumore di mille concerti.”

Il testo si sofferma su un equilibrio precario tra l’intensità di un sentimento che non si spegne e la frustrazione di sentirsi bloccati in un ciclo di incomprensioni e staticità, come si evince da: “Ed io che muoio d’amore e tu no”. L’amore diventa quasi una condanna, un’emozione che trasforma le scuse su un mezzo pubblico o un silenzio notturno in momenti carichi di significato.

La pioggia, che non sembra influire sui protagonisti, e la città vuota sottolineano la sensazione di isolamento e disconnessione, sia dal mondo esterno che all’interno della relazione: “Per strada piove ma non ci riguarda, è la città che è vuota e tu che sei un’altra.”

Il brano si chiude con l’amara constatazione che, nonostante tutto, nessuno dei due cambia veramente, lasciando un senso di immobilità e inevitabilità. Questo testo dipinge una storia d’amore autentica e dolorosa, dove la passione si intreccia con l’incapacità di superare le proprie barriere emotive.