Isabella Turso a Blogo: “Big Break è un album di cambiamento, il viaggio di questi ultimi anni attraverso tante esperienze artistiche”
Isabella Turso, Big Break è il nuovo disco, in uscita il 29 maggio 2020: leggi l’intervista su Soundsblog.it
Esce venerdì 29 maggio, “Big Break” (Bluebelldisc Music), il nuovo album di Isabella Turso, disponibile su tutte le piattaforme digitali per lo streaming e il download.
L’uscita del disco sarà accompagnata dallo speciale videoclip del singolo “Sliding Doors”, realizzato al “MUSE – Museo delle Scienze” di Trento, sua città natale, che ha riaperto le porte appositamente per questa particolare occasione, per ricominciare a vivere attraverso la musica di Isabella.
Il regista Joe Barba ha voluto ricreare visivamente il mondo sonorizzato dell’artista partendo dal concetto di “big break”, e raccontando per immagini un universo bloccato, fermo e in perpetua stasi in cui, a differenza del mondo animale, solo l’uomo,
attraverso le vibrazioni dell’arte, può tornare a vivere profondamente il connubio con la natura, l’amore, il divino.
Considerata una delle compositrici e pianiste più rappresentative di stile neoclassical new-age, l’artista trentina affronta il repertorio di musica classica con la stessa disinvoltura con cui attraversa diversi generi restando ostile ad ogni etichetta e possiede la sensibile capacità di evocare immagini e sensazioni con la sua musica, traducendo l’astratto in un linguaggio cosmopolita accessibile a tutti.
“Big Break” è un album per pianoforte solo con il quale Isabella si racconta artisticamente attraverso il suo personale stile, frutto di una ricerca e di un percorso in cui recupera materiale tematico del passato rivisitato in chiave moderna, in una cornice di impressioni evocative ed ambientalistiche. I dodici brani dell’album riassumono le numerose esperienze artistiche con cui l’artista si è confrontata e che ha assorbito in questi ultimi anni, dal repertorio tradizionale classico, al jazz, al rock, alla musica da film e al rap e che vuole ora tradurre in un linguaggio più consapevole, libero e maturo. Il neoclassicismo new-age è il genere di riferimento del disco, in cui Isabella fa convivere elementi e strutture della musica classica inseriti in un contesto nuovo e ispirato alla musica per immagini. I brani dell’album sono un invito alla rinascita, a ricontemplare l’arte come forma intima e semplice della manifestazione del contatto dell’uomo con la natura e del suo esserne espressione evolutiva e costruttiva.
“Big Break” significa “grande rottura”, “grande pausa” ma anche “grande occasione”, un’opportunità per dare una scossa a situazioni statiche e poco stimolanti e per fare delle scelte. Questo album rappresenta per me un passaggio importante, sia a livello musicale che personale. Mi sono resa conto di quanto sia fondamentale prendere in mano la propria esistenza senza lasciarsi condizionare da situazioni esterne che possono destabilizzare e far perdere l’orientamento. La fase transitoria, surreale e sospesa in cui siamo stati improvvisamente catapultati, può aiutarci a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni e sulla nostra capacità di cambiare gli eventi, valutando il presente e determinando il futuro. Ho avuto conferma di quanto sia vitale e terapeutica la musica e quanto questo mi faccia sentire parte di un meccanismo universale che va rispettato e non trascurato. La musica è quell’elemento costantemente presente nel mio processo di crescita ed è il linguaggio che utilizzo per esprimere i valori in cui credo, come la bellezza, l’arte nelle sue molteplici incarnazioni, la natura, la riscoperta dei legami autentici e indissolubili che sostengono la vita di ciascuno di noi e che ci consentono di andare avanti. Ho creato una rottura con un passato che ritenevo fondamentale per costruire il mio futuro; ho realizzato di poterlo superare per sentirmi più libera, forte, autentica».
Abbiamo intervistato Isabella per parlare del suo nuovo disco, Big Break, disponibile da venerdì 29 maggio 2020. Ecco cosa ci ha raccontato.
Venerdì esce Big Break. Mi parli della lavorazione del disco, la tempistica e la scelta del titolo?
C’è un cambiamento, rappresenta il viaggio di questi ultimi anni attraverso le tante esperienze artistiche diverse fra loro, Un disco che è maturato nel tempo, possiamo definirlo una raccolta di brani che nascono proprio da queste esperienze. Non è scritto di getto in pochi mesi ma rispecchia questa fase di cambiamento. Sia a livello personale che artistico ho creato questo “big break”, questa grande rottura. Mi stavano stretti una serie di legami con un background classico, che mi è servito e mi serve ancora, ma dal quale avevo bisogno di allontanarmi per creare qualcosa di nuovo.
Ci vuole anche coraggio in questo cambiamento no?
Sì, anche forse un po’ di incoscienza (sorride). Non ho paura di allontanarmi dalla mia comfort zone ma è proprio una linfa vitale, necessaria, per trovare anche nuovi temi. Quella è la fase più vibrante. Ecco perché questo “big break” è anche una grande pausa, quella sospensione che purtroppo abbiamo vissuto un po’ tutti. Però ci ha dato la possibilità di riflettere di più, dove siamo e dove vogliamo andare. Fare delle scelte per cambiare il proprio futuro. Da una mia scelta personale l’ho trasferito a quello che sta accadendo oggi.
Tra le ispirazioni che ho letto c’è anche un richiamo, un’attenzione per le musiche da film. Il singolo” Sliding doors”, malinconico, intendo e in crescendo che fa proprio da colonna sonora… mi racconti la scelta di girarlo al Museo delle Scienze di Trento?
Hai detto benissimo, sono pezzi proprio legati a delle immagini. Tutti, all’interno del disco. In questo caso ancora più evocativa, tra musica e natura. Al mondo che ci circonda. E Sliding Doors è proprio quella chiave di accesso, quel passaggio, da una situazione all’altra. Non stare ferma e aspettare che le cose cambino. E’ nata con questa immagine ed è il brano che è più rappresentativo del disco stesso. La cornice ideale è stata proprio il Muse, il museo della mia città. E la struttura di Renzo Piano è ecosostenibile, di impatto visivo molto bello, futuristico, legato all’innovazione.
E un altro elemento che ti caratterizza pienamente è proprio questa attenzione al rapporto tra uomo e natura/ambiente che lo circonda…
Sì, sono sempre stata molto attenta a questo tema. Per dirti, io volevo fare l’etologa. Ho questa passione, volevo studiare etologia, poi ho proseguito con la carriera musicale. Sono molto legata a questo aspetto delle vibrazioni che lega le persone all’ambiente circostante. Non c’è niente di meglio che la musica e l’arte che collegare l’uomo e la natura. Ma ce ne dimentichiamo spesso e facciamo diversi guai… Potremmo farcela se facessimo la scelta giusta.
Nel disco hai voluto inserire anche il “Love Theme” di Ennio Morricone (qui il video), uno dei pezzi più intensi delle colonne sonore del cinema italiano, da sempre.. Musica tratta da “Nuovo Cinema Paradiso”…
E’ probabilmente il più bel brano rappresentativo delle colonne sonore, al mondo. Ennio Morricone si è superato con questo pezzo. Ho avuto occasione di lavorare ad una versione per pianoforte e archi insieme al figlio Andrea. Scrissi l’arrangiamento pianistico e il Maestro lo apprezzò molto. L’ho conservato per anni, quasi come una forma di rispetto e terrore anche nel confrontarmi (Sorride). Poi mi sono fermata a pensare: c’era talmente tanto amore in questo arrangiamento che non potevo sbagliare. C’è un video mentre lo suono e lo stavo registrando. Durante la quarantena, il tema d’amore di Morricone era un messaggio di speranza e bellezza. Poteva essere un bel modo per sentirci più sereni.
Mi aggancio alla quarantena. Come hai vissuto il lockdown?
Io da iperattiva come sono -ho sempre viaggiato, molto spesso- il fermarmi così, mi ha creato un attimo di shock. Ma credo sia stato così per tutti. In questi momenti di Big Break ho reagito cercando di trovare delle alternative. Ho creato festival musicali su Instagram con amici per due mesi, questo mi ha fatto sentire ancora parte di tutto il mio mondo. I miei stessi colleghi hanno voluto far parte di questa iniziativa. E ho sempre continuato a scrivere. Diciamo che ho sempre fatto quello che facevo negli anni, magari non in condizioni così tristi o in un periodo di tempo così concentrato… Dal punto di vista emotivo, anche io ho assorbito questa tristezza ma mi ha dato spunto per creare cose nuove più avanti.
La prima cosa che hai fatto nella fase 2 e quella che ancora non hai potuto fare ma vuoi recuperarla non appena possibile?
Appena potuto, sono uscita di casa a farmi corsette in montagna, girare per i boschi, sempre qua vicino, nell’ambiente naturale. E quello che voglio fare, invece… sono i live, suonare davanti al pubblico. E’ la cosa che mi manca di più. Sto lavorando a progetti di concerti in teatro non appena possibile.
Ultima domanda. Nel disco, ci sono diverse sfumature. Mi incuriosisce il brano “Bello Figo Pezzo” dove c’è proprio un richiamo al pezzo di Bello Figo. Come è nata?
E’ nata in tour, con una full immersion nel mondo rap. Quel pezzo l’ho eseguito per la prima volta dal vivo. Recupero materiale molto distante da me, il trap, distante anni luce, E’ quello che mi piace: tentare avvicinamenti tra qualcosa di apparentemente lontano. Quello che ho fatto è stato recuperare il tema della sua canzone, l’incipit, per creare qualcosa i nuovo mio. Qualcosa di tribale, mi sono sentita di fare questo avvicinamento azzardato.
Foto | Andrea Varani