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Quando i Beatles scrissero una canzone misogina e se ne pentirono

Il testo era di John Lennon, poi convertitosi al femminismo.

pubblicato 19 Gennaio 2020 aggiornato 27 Agosto 2020 10:06

Una delle mie canzoni preferite, prima che imparassi l’inglese, era Run For Your Life dei Beatles (potete ascoltarla qui). Ero una bambina, non avevo idea di cosa parlasse, ma musicalmente mi piaceva tantissimo. Appena ho cominciato a studiare la lingua della Regina Elisabetta, ho capito che il testo di quella canzone che amavo tanto era sostanzialmente misogino.

Sembra un testo scritto da uno di quegli uomini protagonisti di storie di femminicidio, che non si ritengono dei cattivi ragazzi, ma si sentono soltanto gelosi ed è sempre colpa delle donne se loro perdono le staffe. Infatti John Lennon e Paul McCartney scrivevano “Preferirei vederti morta, piccola, piuttosto che con un altro uomo” e suggerivano alla povera ragazza di nascondere la testa sotto la sabbia e di scappare per mettere in salvo la propria vita. Nel testo ci sono anche frasi come “Non posso passare la mia intera vita cercando di farti rigare dritto”.

Come potevano i miei idoli assoluti scrivere un testo del genere? Come faceva un uomo come John Lennon, simbolo del pacifismo, istigare alla violenza contro le donne? Per fortuna ho trovato la spiegazione in un libro di Franco Zanetti (Il libro bianco dei Beatles), che racconta come i Beatles si vergognassero profondamente per quella canzone, anzi, la odiassero con tutto il cuore.

Prima di tutto Zanetti spiega l’origine di Run For Your Life:

“Il punto di partenza è una canzone country&western del 1951 di Eddy Arnold, I Want To Play House With You, scritta da Cy Cohen. Ispirandosi a questa, il ventottenne Arthur Gunther, figlio di un predicatore di Nashville, scrisse nel 1954 Baby Let’s Play House, pubblicandola su etichetta Excello. Elvis Presley la registrò il 5 febbraio 1955 e con quel 45 giri entrò per la prima volta nelle classifiche di vendita nazionali”

Baby Let’s Play, che fu incisa anche da Buddy Holly nel 155 e da Vince Everett nel 1965, è stata la fonte di ispirazione di Lennon, che, sempre secondo quanto riporta Zanetti, parlava così di Run For Your Life:

“Non mi è mai piaciuta Run For Your Life, è una canzone che ho scritto in fretta tanto per fare numero. L’ispirazione – ma è una connessione abbastanza vaga – mi è venuta da Baby Let’s Play House. Nel testo c’è una frase che dice ‘I’d rather see you dead, little girl, than to be with another man”, e sono partito da lì, ma senza darle troppo peso”

Negli anni successivi Lennon ha continuato a definire Run For Your Life come “una roba usa e getta”, e a dire “non mi è mai piaciuta”, “l’ho sempre detestata”. Mentre Paul McCartney ne prendeva ampiamente le distanze dicendo:

“In nessuna delle mie canzoni avrei potuto usare una frase come ‘catch you with another man’. Non era mai stata una delle mie preoccupazioni, perché avevo sì una ragazza, ma uscivo anche con altre. La mia relazione con Jane era assolutamente aperta”

Insomma, una canzone ampiamente al di fuori della logica dei Beatles. Eppure l’hanno scritta, pentendosene amaramente. Run For Your Life è stata composta tra il settembre e l’ottobre 1965 e registrata il 12 ottobre di quell’anno. Nel 1973 Lennon disse che era in assoluto quella che gli piaceva di meno, ma nel 1980 aggiunse che era una delle preferite di George Harrison e che era stata scritta per fare un favore a lui. Ovviamente stiamo parlando della musica, e non del testo, un po’ come succedeva a me da bambina. Questa canzone, infatti, lasciava molto spazio alla chitarra di Harrison.

Dopo averla registrata in meno di cinque ore nel 1965, i Beatles la eseguirono di nuovo solo una volta, nel 1969, durante i lavori per il progetto Get Back, quando si lanciarono in una improvvisazione di Run For Your Life, durata però solo trenta secondi. Alcuni credono che sia stata eseguita dal vivo allo Shea Stadium, ma non è così: si tratta solo di una simulazione contenuta nel videogioco The Beatles: Rock Band e che non è basata su un vero concerto. Essendo però una canzone molto bella da eseguire con la periferica a forma di chitarra (stiamo parlando di un gioco identico a quelli della serie Guitar Hero), è stata inclusa nel videogame.

John Lennon misogino o femminista?

Run For Your Life non è l’unica canzone in cui si avverte della misoginia da parte di John Lennon, anche se, come abbiamo visto, ne ha ampiamente preso le distanze nel tempo. Ci sono anche altre due canzoni precedenti, del 1964, You Can’t Do That e I’ll Cry Instead.

La prima esprime la gelosia di Lennon contro una donna che ha visto parlare con un altro uomo (quasi come in Run For Your Life), ma non minaccia di ucciderla, solo di lasciarla. Nella seconda, invece, è già stato lasciato e si dice pronto a spezzare i cuori di tutte le altre ragazze. Insomma, sono dei testi molto più soft rispetto a Run For Your Life, ma che sono spesso valsi a Lennon l’accusa di misoginia.

In quel periodo Lennon era ancora sposato con Cynthia, la quale spiegò che John era molto frustrato perché tutto il successo che stava avendo lo mandava in crisi, perché gli faceva perdere il divertimento che, invece, aveva provato all’inizio della carriera, per questo si sfogava nei testi.

Come mai John Lennon è anche riconosciuto come uno dei primi cantanti femministi della storia della musica? Come può lo stesso autore di Run For Your Life essere accostato al femminismo? La risposta è fatta sostanzialmente di due parole: Yoko Ono. Ebbene sì, la donna considerata la causa della fine del gruppo più straordinario che sia mai esistito ha anche dei meriti. È grazie a lei che John Lennon ha aderito alla lotta per l’emancipazione della donna e lo ha fatto come meglio sapeva: con la musica.

Ci sono due canzoni degli anni ’70, in particolare, Woman Is The Nigger Of The World e Woman, che fanno capire bene che cosa era diventato Lennon dopo aver incontrato Yoko Ono: non solo un pacifista, ma anche uno dei primi artisti in grado di portare l’attenzione sul sessismo di cui sono vittime le donne.

Quasi cinquant’anni dopo ci ritroviamo ancora a parlare di misoginia e sessismo nei testi delle canzoni e a scatenare polemiche in cui da una parte c’è chi difende l’arte e la libertà di espressione e dall’altra chi sostiene che certe cose proprio no, non si possano scrivere, soprattutto se indirizzate a un pubblico di ascoltatori ancora molto giovani che potrebbero non distinguere tra arte e realtà. So troppo poco di musica rap e trap per potermi esprimere, ma una cosa è certa: auguro a tutti quelli che hanno scritto certe frasi nelle loro canzoni di trovare finalmente la propria Yoko Ono

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