Alberto Camerini: “Volevo essere David Bowie. Io un angioletto dalla parte di gay e femministe”
Il cantante: “Volevo cantare in inglese ma non me lo permisero”.
Considerato “l’arlecchino elettronico” per via dei travestimenti e i riferimenti all’informatica che si stava diffondendo all’epoca, Alberto Camerini è considerato tra gli esponenti più interessanti della musica elettronica italiana degli anni Ottanta.
Roberta Scorranese del Corriere della Sera lo ha incontrato per ripercorrere la sua carriera e capire cosa faccia ora:
“Millenovecentottantuno, che estate. Rock’n’roll robot, poi Tanz Bambolina. Mi ero appena sposato, facevo 4 date in un mese, intascai subito 350mila lire e mi feci la Ford Fiesta. Poi il successo crebbe ancora: centinaia di migliaia di pezzi (singoli dischi, ndr), le radio impazzivano, così come i ragazzi ai concerti. Alla fine i tre dischi produssero un fatturato di quasi cinque miliardi, a me in tasca ne venne uno. Comprai la casa. Stop”.
Camerini spiega che ad un certo punto ha incontrato degli ostacoli:
“E poi, saluti. Vede, io volevo cantare in inglese ma non me lo permisero. Avevo provato il tedesco (Tanz Bambolina) anche perché ero ambizioso e volevo sfondare nel mercato europeo. Volevo tutto: essere David Bowie ma mantenere la famiglia, chiedevo il successo e pure la normalità di un padre con una figlia”.
Il cantante continua:
“Negli anni Settanta, nel movimento milanese della musica impegnata, io ero una creatura a parte. Non ero un gigante, non ero un protagonista. Ero un angioletto che stava dalla parte dei gay e delle femministe. I concerti con l’Eugenio, con l’articolo davanti mi raccomando (Finardi, ndr), le canzoni di protesta. Non ero a mio agio: non ho il fisico. Mi guardi: sono smilzo, non prestante. Come potevo fare il macho rock? Così sono diventato arlecchino”.
Attualmente Camerini dice di scrivere canzoni, di fare ancora serate e di lavorare alla scrittura di un libro, oltre a leggerne tantissimi e ad amare “la mia seconda moglie Silvia, una contessa abruzzese che si è innamorata di me in quella magica estate dell’81”.
L’artista chiude con un consiglio:
“Mi raccomando non fumate l’hashish: fa malissimo e costa un casino”.