Elisa: “Per La Notte della Taranta ho chiesto aiuto via chat a Emma, Alessandra Amoroso e Giuliano Sangiorgi” (VIDEO)
La cantante ha aperto una chat comune (‘pizzicarella aiuta tua sorella’) per chiedere ai suoi colleghi di insegnarle il dialetto salentino
Sono state settimane di studio e preparazione quelle che ha vissuto di recente Elisa (nella foto in basso con il maestro concertatore Fabio Mastrangelo), guest star del Concertone della Notte della Taranta di stasera, sabato 24 agosto 2019, a Melpignano (Lecce). L’artista, alla vigilia dell’evento che porterà nel paese salentino decine di migliaia di spettatori di tutte le età, ha raccontato che per imparare la pronuncia corretta dei canti tradizionali ha chiesto aiuto ai colleghi salentini Alessandra Amoroso, Emma Marrone e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Per farlo ha aperto una chat ad hoc, dal nome ‘pizzicarella aiuta tua sorella’ (in apertura di post il video).
Questo momento in Salento sembra come un viaggio studio, perché lo sto capendo meglio. Per me è una cosa molto forte, perché tutta la mia parte del Sud la sento molto, perché sono radici che non conosco bene ma che per Dna mi sono state trasmesse, perché mio papa’ suonava tantissimi strumenti senza aver mai studiato e io ero uguale da piccola e quindi mi riconosco, adesso vedo il perché.
Elisa è apparsa commossa quando ha raccontato dettagli riguardanti la sua famiglia “spezzata in due“, con la sorella più grande, “che ha un’altra madre, però ha lo stesso papà“, che solo l’anno scorso le ha rivelato che suo padre, Franco Piro, soprannominato Marino, “era completamente pugliese“:
Io sapevo che la mia famiglia era andata a Marsiglia, infatti avevano cambiato il cognome in Piro’ da Piro. Invece poi ho scoperto che il nonno era di Gallipol. La Puglia da sempre mi ha trasmesso questo senso di forte passionalità nella musica – sottolinea Elisa addentrarmi un po’ di più in questa tradizione, avere l’occasione di vedere da vicino musicisti di qui suonare e poi suonare con l’orchestra de La Notte della Taranta è stata una conferma di questo sentire così viscerale, così profondo che hanno loro, in cui io mi ritrovo molto. È stato molto bello.
La cantautrice triestina ha ricordato:
Mio padre aveva un senso del ritmo incredibile, quando suonava si muoveva tutto il corpo, dai piedi ai capelli alle braccia. Io vedevo mio padre suonare in quel modo, a orecchio, l’armonica, la fisarmonica, la chitarra, l’organo a pedali e cantava. Lui mi ha insegnato.
Infine, a proposito del fatto che i ritmi salentini siano “aperti e tolleranti“:
Questa propensione alla integrazione penso che abbia portato ad una grande bellezza perché è una cultura profonda, contaminatissima e sarebbe bello ricordarselo oggi di questa fertilità, perché si ha tanta paura delle culture miste e invece sono fertili: sono dei fertilizzanti e non erbacce cattive.