Mostro a Blogo: “The Illest Vol. 2 è un album più maturo e positivo. Ho fatto pace con i miei fantasmi ma non del tutto…”
L’intervista di Soundsblog a Mostro, rapper che ha appena pubblicato lo street album The Illest Vol. 2.
Il 26 aprile 2019, è stato pubblicato The Illest Vol. 2, il nuovo street-album di Mostro, disponibile nei negozi di dischi, negli store digitali e nella versione “special pack” nell’Honiro store.
Noi di Soundsblog abbiamo intervistato Mostro che, da ieri, 26 aprile 2019, è partito con un instore tour che lo terrà impegnato fino al prossimo 2 maggio. Mostro incontrerà i propri fan e presenterà il nuovo disco a Torino, Lucca, Forlì, Roma, Frosinone, Nola e Milano.
Rispetto a The Illest Vol. 1, ho notato testi più crudi, diretti e anche più spietati. Spiegaci i motivi di questa scelta.
Io, in realtà, allo stesso tempo, rispetto al primo volume, penso anche di aver acquisito un po’ più di maturità da quel punto di vista, quindi sento di poter controllare di più quello che voglio comunicare io e lo faccio in quel modo lì perché mi piace un sacco giocare con la forma rispetto a quello che poi è il contenuto, quindi è come nascondere un contenuto più positivo all’interno di una forma più estrema.
Quindi, quello di The Illest Vol. 2, è un Mostro più positivo rispetto al primo volume…
Sì, esattamente. Sicuramente, mi sento di aver preso molto più coscienza di quelle che erano determinate situazioni rispetto al volume 1 cioè sono cambiate un sacco di cose, io sono riuscito a prendermi delle soddisfazioni con questo lavoro mentre ai tempi del volume 1, c’erano ancora tantissime cose che cambiavano, quindi, ad oggi, è un disco scritto in una maniera diversa.
E le altre differenze tra The Illest Vol. 1 e Vol. 2 quali sono?
L’approccio è stato lo stesso cioè la voglia di cercare di fare cose nuove cose che, prima, non avevo mai fatto, di andare in direzioni diverse a livello di sound, di cercare di fare dei brani che non fossero prettamente hip-hop ma che spaziassero in diversi generi musicali. Le differenze sono fondamentalmente sulla scrittura che, negli anni, si affina però l’approccio, posso dire, che è lo stesso.
Tu ti prendi il tuo tempo per fare un album. Secondo te, perché il fatto che un artista impieghi due anni, oggi, per realizzare un album provoca stupore?
Perché siamo abituati a dei tempi di mercato differenti, adesso viviamo nell’era in cui apparire è più importante di quello che fai quindi la gente preferisce magari la quantità alla qualità e preferisce esserci piuttosto che togliersi dalla scena per un po’ per poi ripresentarsi con un disco, appunto, fatto dopo due anni. Però nel mio caso, mi sono reso conto che preferisco prendermi sicuramente il tempo necessario per fare una cosa del genere e poi farla uscire piuttosto che fare una cosa semplicemente per ricordare alla gente che esisto. Di quello, non m’interessa.
The Illest Vol. 2 è prodotto dagli Enemies. Le differenze rispetto a Ogni maledetto giorno, quali sono, a livello di produzione?
Sono dischi diversi, quindi, la particolarità di questo disco sta nel fatto che, appunto, non è un disco ufficiale, è uno street album, nel quale io sperimento e cerco di capire quali sono fondamentalmente le cose che ancora posso fare e le cose che devo ancora imparare a fare, quindi viene lavorato sulla base di tutto ciò che è stato fatto prima. Non facciamo assolutamente nulla di quello che abbiamo già fatto ma cerchiamo di fare cose nuove.
In “Sono quel che sono”, tu dici “Il rap mi ha salvato perché io ho salvato il rap”. Ti chiedo qual è la tua opinione riguardo la scena rap italiana?
Io sono fan di questo genere, di conseguenza, sarebbe incoerente da parte mia dire che non stiamo vivendo un momento florido. Quindi io sono super-contento di appartenere a questo mondo cioè è quello che ho sempre sognato e mi sta ripagando di tutte le soddisfazioni e dai sacrifici che posso aver fatto.
Anche in quest’album, non mancano riferimenti alla morte. In “Non voglio morire”, dici che non vuoi morire; in “Nicotina”, invece, dici di non avere più paura della morte. Come ti spieghi questo paradosso?
E’ vero che non ho paura della morte, in quanto se dovessi morire, non mi spaventa quella cosa, cosa c’è dopo, cosa succederà… Mi spaventa molto di più quello che fa la morte alle persone intorno a te e il non voler morire è per quel motivo lì, che io ho visto con i miei occhi che cosa succede alle persone intorno a te quando vengono toccate da una cosa come la morte di una persona cara e questo mi provoca molta più ansia rispetto al morire in sé.
Dici che utilizzi temi violenti per lanciare un messaggio positivo però l’amore viene visto sempre come un’illusione. E’ un’impressione sbagliata?
L’amore è un sentimento sopravvalutato per me, quindi non mi va di parlarne cioè ne parlo così quando mi sento ma per me ci sono tante cose più fighe di cui parlare.
Quando si trattano temi così diretti, qual è l’errore che un autore di testi dovrebbe evitare secondo te?
Dal momento in cui hai abilità di dire certe cose, tu quelle cose le devi dire in maniera sicura, ci sono molti artisti che si espongono ma sono i primi a non credere in quello che fanno e, di conseguenza, o provocano un danno cioè dicendo una stronzata, oppure quello che dicono è nullo, perché non arriva alle persone quindi, sicuramente, se vuoi essere quel tipo di artista che parla al suo pubblico in una maniera così diretta devi essere il primo a essere sicuro al 100% di quello che stai dicendo.
In “Cani Bastardi”, dici “Il successo, in nessun modo, non potrà mai cambiarmi”. Ti è capitato di ricevere quelle classiche accuse che ogni rapper riceve, tipo di essersi “venduto” o di essersi snaturato?
Sicuramente sì. Poi, in Italia, come ottieni un minimo di successo, ossia riuscire a fare una cosa in più rispetto agli altri, ti becchi tutto l’odio e l’invidia di questo paese dove comunque sia il successo che il fatto di fare una cosa figa e di dimostrarlo a tutti è, di base, malvisto. Queste accuse così fanno parte del gioco cioè sono come mosche, sono cose che stanno lì…
L’album si chiude con un urlo di liberazione “Io adesso so chi sono”. Hai fatto pace con i tuoi fantasmi e le tue inquietudini?
A questo punto mi sento di dire di sì, non del tutto, ma sicuramente di sì rispetto a prima. Io, comunque, ho sacrificato tutto per riuscire a fare quello che faccio e adesso finalmente sto raccogliendo dei frutti quindi se non fossi contento di questo mi dovrei suicidare! Adesso, in realtà, mi rendo conto che veramente vengo ripagato ogni giorno di tutto quello che ho fatto e, di conseguenza, ogni giorno sento un energia nuova che mi fa essere più sicuro e più tranquillo rispetto a prima.
Questo, come già detto, è uno street album dove ovviamente sei stato più libero di sperimentare. Hai qualche idea sulla direzione da prendere per quanto riguarda il prossimo album ufficiale?
Vorrei fare una cosa ancora più diversa cioè forse un disco tutto suonato, non lo so, ogni volta che chiudo un disco, poi, l’istinto è quello di fare una cosa completamente diversa. Poi, magari col tempo, troverò una direzione precisa però adesso, non lo so, ho in testa di fare una cosa diversa, suonata…
Sei partito con l’instore tour. Che rapporti hai con i tuoi fan?
E’ una figata perché, comunque, ti confronti finalmente con le persone che ti ascoltano e ti giuro che succede di tutto, dalla ragazzina che piange al ragazzo che viene e ti parla… E’ veramente un’esperienza mistica e mi diverto tantissimo.
Parlaci, infine, di come sarà il The Illest Show…
Facciamo il 25 settembre a Milano, ai Magazzini Generali, e il 27 a Roma, all’Orion. Siccome stiamo facendo posti abbastanza grossi, che non avevo mai fatto, sicuramente preparerò uno show come non è mai stato fatto prima. Voglio fare le cose veramente in grande, non posso dirti nulla perché ho un botto di idee che mi devono confermare però avrete la mia parola sul fatto che saranno degli show da 10 e lode sicuramente.