I Jaspers a Blogo: “Felicissimi dell’esperienza a Quelli che, ma se non ci contenessimo prenderebbe fuoco il palco”
I Jaspers, la band da due anni ospite fissa a Quelli che, racconta un progetto che esiste da quasi 10 anni e l’ultimo singolo Il cielo in una stanza, cover del noto brano di Gino Paoli.
Se siete appassionati di Quelli che, celebre talk show calcistico di Rai Due, vi sarete di certo imbattuti nelle dissacranti e divertenti performance dei Jaspers, gruppo con base a Milano che, in stretta collaborazione con gli autori, si diletta a rimettere mano a grande classici della musica con uno stile originale, colorato ed incofondibile.
Ebbene, i Jaspers non sono soltanto una band da siparietto comico. Il gruppo (il frontman Fabrizio Bertoli, il polistrumentista e vocalist Giuseppe Ferdinando Zito, il bassista Erik Donatini, il batterista Joere Olivo e il tastierista Francesco Sgarbi e il chitarrista Eros Pistoia) ha alle spalle 10 anni di carriera, una lunga esperienza sui palchi e, soprattutto, molto da dire da un punto di vista musicale.
Proprio di recente, i Jaspers hanno pubblicato una nuova cover, Il cielo in una stanza stanza di Gino Paoli, rimaneggiando il celebre brano in una veste nuova e decisamente diversa dall’originale. La redazione di Blogo ha fatto a riguardo una chiacchierata con Eros Pistoia, che ci ha raccontato nel dettaglio come è nato il gruppo e i progetti presenti e futuri a cui sta lavorando.
Ciao Eros. Avete di certo una lunga gavetta alle spalle, ma il pubblico vi conosce ancora (relativamente) poco. Che cosa puoi raccontare dei Jaspers che ancora non sappiamo?
Noi siamo una band dal 2009, sono quindi quasi 10 anni che suoniamo insieme. Di vicissitudini da raccontare ce ne sarebbero tante, abbiamo iniziato suonando nei locali in posti più impensabili e siamo piano piano riusciti a calcare grandi palchi, anche in veste di opening act. Quello che di noi che vorrei si sapesse è che abbiamo mantenuto il piglio dell’inizio, siamo flessibili e originali e questo ci rende sempre “vivi”. Quello che è certo è che dal vivo sul palco ai concerti tiriamo fuori il nostro meglio. Sul palco ci esibiamo con i nostri abiti di scena e ognuno di noi interpreta un personaggio proveniente da un ideale manicomio. L’idea (e il nome della band) nasce da uno psichiatra tedesco e dal nostro primo disco, un concept album intitolato “Mondocomio”.
Che differenza c’è fra l’esperienza televisiva e quella live?
La differenza fra il palco e la tv è che a Quelli che facciamo sopratuttto cover. A Quelli che abbiamo vestiti che variano in base all’evento, quasi sempre abbiamo indosso abiti calcistici e sportivi. In televisione non facciamo tutto quello che vogliamo, altrimenti rischierebbe di prendere fuoco il palco! Scherzi a parte, siamo felicissimi di essere in trasmissione, ci viene data quasi totale libertà, diciamo che di quello che vedete il 90% è opera nostra. Certo lavoriamo tanto, perché dobbiamo dare il massimo in stacchetti di 15 secondi.
Com’è cambiata la percezione del pubblico ora che siete in televisione?
Adesso, ogni tanto, ci riconoscono per la strada. Il fatto è che ti riconosce la gente che non viene ai tuoi concerti. Noi abbiamo in questo senso uno zoccolo duro di fedelissimi che ci segue sempre. Ai nostri live puoi trovare tanto i bambini, per davvero, come quelli della “generazione degli anni ’70”.
La cover di Il cielo in una stanza di Gino Paoli è molto rischiosa, non trovate?
Guarda, gli haters e quelli che avranno da ridire ci saranno sempre. Siamo consapevoli che sia stato un rischio, ma abbiamo ricevuto un riscontro positivo sul pezzo, che abbiamo voluto rimaneggiare un po’ in stile Muse, con l’intro solo voce e piano e poi un piglio un po’ più elettronico. Volevamo comunque lasciare quella punta di poesia al pezzo, speriamo di esserci riusciti.
Quali sono i progetti imminenti che avete in cantiere?
De Il Cielo in una stanza uscirà a breve il video ufficiale. Fino a fine maggio, ogni domenica, saremo impegnati con Quelli che, poi in primavera uscirà un nuovo album e per l’occasione organizzeremo un release party a Milano. Da lì poi partirà il tour, abbiamo in programma e speriamo di girare quasi tutta l’Italia. Probabilmente il tour ci porterà “lontano”, non ti anticipo altro!
Ok, la domenica ce l’avete sempre impegnata. E nel resto della settimana cosa fate?
Ognuno di noi vive di musica. Siamo docenti in alcuni istituti di musica, anche se il grosso del nostro lavoro è proprio il progetto Jaspers. Parlando in percentuale, un 20% del nostro tempo e impegno è dedicato all’insegnamento, il restante 80% è tutto dedicato al gruppo.