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20 anni di Live Club a Trezzo: intervista con il direttore artistico del locale

Stefano Brambilla è l’uomo-chiave della programmazione eclettica del locale di Trezzo: parliamo con lui di tendenze emergenti per concerti e clubbing.

pubblicato 29 Settembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 02:11

Come abbiamo detto ieri, il Live Club di Trezzo festeggia 20 anni di attività e di successi. Da utente del locale da diciassette anni, sono da sempre affascinato dalla capacità del club di saper dare una identità eclettica alla propria programmazione, riuscendo a mettere in cartellone band death metal, punk o reggae, sostenendo al contempo la crescita della musica hip hop italiana, e di lanciare serate a tema diventate poi famose al di fuori della provincia e della regione, come la Zarro Night.
In occasione di una conferenza stampa/festeggiamento per i 20 anni, ho parlato quindi con Stefano Brambilla, la persona che gestisce la direzione artistica ed il booking delle band per il Live Club da quattro anni, ma che effettivamente collabora con loro già da dieci, e già quindici anni fa frequentava il locale.
(Stefano è il terzo da sinistra nella “foto di gruppo” dello staff, qui sopra)

Stefano, in cosa consiste il tuo lavoro?
Il mio compito è quello di valutare i progetti musicali, o i format, che possono essere adeguati alla dimensione del locale, cercando il giusto compromesso per la sostenibilità della serata – quindi valutare il prezzo del biglietto, la potenziale quantità di pubblico, il target a cui rivolgersi, i consumi. Noi come club produciamo circa il 90% degli eventi – ovvero il 90% degli appuntamenti in cartellone è realizzato con le nostre tasche, contattando l’agenzia delle band, e contrattando il cachet. Il restante 10% dei concerti è una collaborazione o un “noleggio sala”, da parte delle varie agenzie di booking come Barley Arts, Vertigo e tutte le altre – in quel caso mettiamo a disposizione il locale ed il personale.”

In questi dieci anni di lavoro, c’è qualche tendenza che ti ha colto di sorpresa, in questi anni?
“Il cambiamento più radicale che c’è stato negli ultimi cinque anni è l’emergenza del “format”. Prima c’erano serate anni sessanta, anni settanta, ma il fulcro della serata era comunque un concerto, magari di una cover band. Adesso, con l’emergenza di una nuova sensibilità data anche dalla diffusione dei social network, anche il pubblico vuole sentirsi protagonista di una serata, quasi annullando la distanza fra pubblico e palco. Quindi nei format che abbiamo creato e diffuso con gran successo, si invita il pubblico a venire vestito a tema: ci sono la Lollipop Night e la Twist & Shout per gli anni 50/60, la Zarro Night, la Febbre a 90 in cui vestirsi anni 90 e fluo, la Festa Random in cui vestirsi “a caso”… Molto importanti per queste serate sono i fotografi del club, che scattano foto a quasi tutti e invitano alla condivisione.
Una volta c’era questa divisione fra la rockstar sul palco, ora c’è questa omologazione fra chi sta sopra e chi sotto, la si può anche paragonare al fenomeno degli YouTube, che sono “gente come noi”, annullando la differenza fra chi sta in televisione in maniera ufficiale e chi produce contenuti video per internet.”

I format lanciati dal Live Club hanno ormai superato i confini di Trezzo…
“Sì, abbiamo fatto migliaia di persone all’Alcatraz di Milano, ma poi ci siamo anche lanciati a Gallipoli, all’Estragon di Bologna, a Torino, Firenze. Bisogna trovare città con una popolazione giovane in cui questo tipo di format possa prendere piede: a Bologna ogni volta è un successo clamoroso, a Reggio Emilia (che è lì vicino) fa più fatica.”

Parlando di musica dal vivo, dieci anni fa avresti mai immaginato una crescita così grossa del settore rap? I concerti di quel genere sono molto ben rappresentati nella vostra programmazione…
“Un’esplosione così eclatante, al punto di sconfinare nel pop, no, non l’avrei mai immaginata. Però già tanti anni fa portavamo avanti molti progetti con molti rapper, e infatti ci danno dimostrazioni di riconoscenza i vari Club Dogo, J.Ax, Fedez, Marracash, Salmo: tornano spesso da noi per fare le prove del tour o per il “concerto zero”, perchè siamo legati veramente da tanti anni. Quest’anno con Shining abbiamo prodotto un concerto di J.Ax e Fedez (al castello di Legnano per il Rugby Sound), quelli di Gemitaiz & Madman, Gue Pequeno & Marracash sia al Live Club che al Carroponte… siamo orgogliosi del fatto che i rapper più famosi, se devono trovare un partner per le date in Lombardia, chiedono sempre prima a noi.”

Ho visto un po’ sparire dalla programmazione, invece, le cover band. Non tirano più come una volta?
“Una volta erano un asse portante della nostra programmazione, serate a pagamento con tre cover band legate dal genere. Ma negli ultimi anni il pubblico ha deciso di investire i propri soldi per band di musica originale, e al contempo è emerso il fenomeno del format di cui ti parlavo prima. Questo ha portato ad un ridimensionamento di tutta la scena delle cover band, e adesso solo quelle più famose potrebbero riempire un locale. Funzionano bene quelle che non sono cover band di un gruppo singolo, ma band che reinterpretano con uno stile loro un repertorio vasto, come gli Easy Star All-Stars che fanno reggae, gli Hayseed Dixie che fanno tutto in chiave country, ma le cover band “tradizionali” adesso funzionano solo ad ingresso gratuito, al punto che oggi sarebbe impensabile per noi proporre (come facevamo in passato) una serata a pagamento di cover grunge, o punk, o nu-metal. Questo tipo di serata a tema si è trasferito nei format: la serata anni Novanta, e cose del genere.”

Visto che avete sempre il polso della scena musicale, cosa prevedi possa avere una grossa esplosione di pubblico nel prossimo futuro?
“Stanno crescendo sempre più le commistioni fra indie e rap, penso che nel 2018 ci sarà un incremento ancora maggiore del pubblico di artisti come Coez, Mecna, Ghemon, Dargen D’Amico. Chi ascolta rap sta crescendo, sta maturando i propri gusti, e quindi si sposta verso chi propone certe sonorità, mischiandole però a temi più cantautorali.
Per dire, Coez pochi giorni fa ha fatto un soldout al Palalottomatica di Roma: 7.000 paganti erano impensabili anche solo un anno fa.”

Cn la stagione 2017 il Live Clib festeggia 20 anni – forse è esagerato chiederti come vedrai la programmazione fra vent’anni… Ti chiedo però se lo staff del Live Club si vede sempre nella stessa location: intendo dire che ultimamente quasi tutti i concerti che ho visto al Live erano soldout o quasi, non vi inizia a stare stretta la capienza?
“Avendo creato la nostra agenzia di booking, la Shining, se vediamo che c’è un concerto dal probabile grande afflusso, riusciamo a portarlo in altri locali della zona, arrivando anche al Forum di Assago o al Carroponte o al Rugby Sound.
Per quel che riguarda i concerti del locale, siamo soddisfatti così come vanno le cose ora: riuscire ad inanellare una serie di concerti soldout o quasi è una cosa difficile, ma quando si riesce vuol dire che i risultati sono buoni e non serve raddoppiare la capienza del club.
Visto che menzionavi lo staff, spero che tutti si vedano ancora legati a noi in qualche modo, fra vent’anni: siamo una grande famiglia, c’è gente che è lì da vent’anni, dall’inizio di questa avventura, e in tantissimi sono cresciuti con l’esperienza al Live Club e poi sono stati incoraggiati a partire come tecnici per tour importanti con Afterhours, Marracash, Fedez. Ci vediamo come una sorta di scuola, dove c’è un nucleo storico molto forte attorno al quale gravitano tanti ottimi talenti.”

A livello di gusti personali, tu cosa ascolti nel tempo libero?
“Ascolto rock, a partire dagli anni Settanta fino a quello più moderno. Diciamo che nella programmazione fino a Dicembre, la cosa che più mi rende felice a livello personale è il concerto dei Mastodon a Novembre.”

Per dare un’idea del booking eclettico del Live Club, ecco una selezione di live report pubblicati da Soundsblog relativi a concerti/eventi tenutisi al locale di Via Mazzini 58 a Trezzo, per fare un salto nella memoria…

Foto @ Riccardo Trudi Diotallevi www.facebook.com/trudiphotography

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