Arch Enemy, Will To Power: Blogo intervista l’intera band!
Tutti e cinque i membri degli Arch Enemy hanno parlato ai nostri microfoni, per spiegare alcuni “lati nascosti” del decimo disco della band…
Uno dei segnali del fatto che una casa discografica stia puntando molto su una band, avviene quando in fase di promozione porta qualche membro della band in Italia per incontri di persona, anzichè fissare interviste telefoniche. Di solito vengono un paio di musicisti, ma è rarissimo che si presenti l’intera band: è invece successo per gli Arch Enemy, arrivati in Italia a metà Luglio in formazione completa per parlare (per 9 ore consecutive, con dozzine di giornalisti!) del loro nuovo lavoro, Will To Power, in uscita l’8 Settembre 2017. Decimo disco, secondo con Alissa White-Gluz alla voce e primo con Jeff Loomis alla chitarra. Un disco potente, in pieno stile Arch Enemy, che non deluderà i fan di lunga data che avevano già accettato la nuova voce (molto più dinamica di quella precedente), e che potrebbe portare nuovi fan, fra le file di ragazzini che vogliono ascoltare nuovi inni di ribellione.
Nel corso della giornata gli Arch Enemy si sono divisi le interviste, ma essendo noi di Soundsblog arrivati fra i primi, ci è stata concessa udienza con tutti e cinque i musicisti contemporaneamente. Situazione un po’ strana, ma abbiamo cercato di trarne il meglio, anche se Daniel Erlandsson (secondo compositore della band, come prolificità) non ha praticamente aperto bocca, ed il “nuovo arrivato” Jeff Loomis sembrava avere poco da dire…
Michael, Daniel, Sharlee: voi siete negli Arch Enemy da anni, e avete visto cambiare la band sotto molti aspetti. E’ stata una evoluzione naturale, o un’evoluzione dolorosa?
Michael Amott: “E’ stata una evoluzione dolorosa! “Painful Evolution” è un buon titolo per un disco, spero che ce lo ricorderemo!”
Sharlee D’Angelo: “E’ doloroso, perchè dopo anni che suoni insieme ad una persona, quella persona decide di lasciarti, e provi dolore non solo perchè stai perdendo una persona che conosci bene, ma anche perchè sai che in breve tempo dovrai cercarne un sostituto, e non hai voglia di questo tipo di cambiamenti. Quindi, è anche peggio di stare in una relazione sentimentale che finisce, perchè non puoi nemmeno prenderti un periodo di pausa dalle relazioni.
Poi d’accordo, quando incontri il musicista giusto, capisci che il cambiamento porta anche novità, cose alle quali prima non pensavi. Però, di base, è doloroso…”
Jeff, tu sei il “nuovo arrivato” della band: sei con loro dal 2014, ma è il primo disco che incidi. Come ti sei trovato con gli Arch Enemy, fino ad ora?
Jeff Loomis: “Mi hanno chiesto loro di unirmi alla band, e ho avuto pochissimo tempo per decidere e per imparare le loro canzoni, visto che saremmo partiti presto per un tour. Mi sono sentito velocemente come uno di famiglia, anche perchè conoscevo Michael, Sharlee e Daniel da tipo 15 anni, ed ero un fan della band.”
Tutti voi avete composto, nel corso delle vostre lunghissime carriere, dozzine di canzoni. Come approcciate la scrittura di nuovi brani, oggi? A cosa mirate, quando iniziate a scrivere?
Michael: “Ormai è una cosa automatica, per me. Non ci devo pensare… e non ci penso tutto il tempo. Io non sono uno di quei musicisti che scrive musica costantemente, quindi ci sono lunghi periodi in cui non penso a nuove melodie o nuove canzoni, e quando altri musicisti, o giornalisti, o la casa discografica inizia a parlarmi di nuova musica, mi prendo male perchè veramente io non ho nessun asso nella manica. Poi mi siedo, finisce che scrivo una canzone completa, e mi sento esaltato perchè sento che sta per tornarmi un flusso di idee. La prima canzone mi esalta sempre, e salto subito a scriverne un’altra… Quando ne hai scritte un po’, è come quando vai in palestra: diventi sempre più forte, e viene sempre più facile continuare.”
Alissa, praticamente tutti scommettevano sul fatto che su questo nuovo disco avresti cantato “pulito”, e invece il tuo growl è più aggressivo che mai, e a parte una canzone (di cui parlaremo dopo), la tua voce è sempre potente e incazzata. E’ il tuo modo di prendere a schiaffi chi rompeva le palle riguardo il tuo modo di cantare?
Alissa White-Gluz: “Non canto con l’intenzione di prendere nessuno a schiaffi, nè per dimostrare niente a nessuno. Scrivo canzoni che piacciono a me e che mi immagino suoneranno bene dal vivo, davanti a migliaia di persone. Non mi lascio influenzare dalle opinioni degli altri sul mio modo di cantare, o dalle loro aspettative: se vogliono ascoltare una donna che canta in maniera diversa, possono sempre ascoltare un’altra band!”
E quindi, come è nata “Reason To Believe”, quella che Michael nella presentazione del disco chiama “la prima ballad degli Arch Enemy” – anche se non la considero esattamente una ballad…?
Michael: “Da molti anni mi stuzzicava l’idea di comporre una ballad per gli Arch Enemy, ho provato qualcosa già dai tempi di Angela, ma non avevo mai la canzone giusta – e forse Angela non era la cantante giusta per un brano così. Con Alissa ci si sono aperte nuove porte musicali – ma come hai sottolineato tu, questo non vuol dire che adesso gli Arch Enemy cantano in scream. Ma la versatilità di Alissa ci ha consentito di fare questo esperimento, per rendere omaggio ad alcune delle mie band preferite come Judas Priest o Black Sabbath: nessuno si è mai lamentato, se a volte hanno rallentato il ritmo per una ballad. Anche i Manowar, soprattutto agli inizi, avevano sempre una specie di ballad in ogni disco, e nessuno li ha mai accusati di non essere metal!
Sono sicuro che alcune persone odieranno la canzone, altri l’apprezzeranno, quello che è certo è che tutti parleranno di questo brano, parlando del disco.”
Visto che siete tutti riuniti qui, posso chiedervi se c’è stato qualcuno, nella band, che aveva dei dubbi sull’inserire una canzone di questo genere sul disco? Qualcuno che abbia alzato la mano dicendo che non era abbastanza brutale?
Alissa: “Io penso che Reason To Believe sia invece una canzone proprio brutale – brutale in maniera diversa, sicuramente, ma comunque brutale. Penso che dopo dieci dischi, ad una band possa essere concesso di deviare leggermente dal suo percorso – ed in ogni caso è una canzone decisamente metal, sia per la musica ma soprattutto per il testo.
Se posso dire una cosa forte, con questa canzone abbiamo voluto ridefinire cosa vuol dire “heavy metal” per noi.”
Il mio brano preferito su Will To Power è “The Eagle Flies Alone” – apprezzo il messaggio di “lotta contro il potere”, che sembra essere una costante degli Arch Enemy. Da dove traete questa rabbia contro il potere, alla vostra età (che poi è anche la mia – e ammetto di provare un po’ meno rabbia verso il sistema, rispetto al passato)?
Sharlee: “Ahahahah!”
Michael: “Non è un problema, il tempo che passa: quando scrivo, voglio appagare il Michael quindicenne che ascoltava metal e odiava tutto e tutti, e che trovava nella musica una famiglia che lo accoglieva, mentre gli altri lo chiamavano un disadattato.
Quindi si, parlo al me del passato, ma leggendo le lettere che ci mandano i fan, sappiamo che abbiamo anche tantissimi ascoltatori molto giovani, che si identificano molto con questo messaggio e trovano forza per andare avanti.”
Scusa la digressione, Michael, ma sentirti parlare del te stesso quindicenne che si rifugiava nella musica, mi ha fatto venire in mente una tua intervista pubblicata sul libro Swedish Death Metal (e portatami alla memoria su un interessantissimo articolo di Sdangher): dichiaravi che agli esordi della carriera, passavi giorni interi a rifare con la chitarra le colonne sonore dei film horror. C’è ancora qualche influenza di quei giorni, nella tua musica attuale? E, vista l’età, all’epoca traevi ispirazione anche da film horror italiani e relativi compositori musicali?
Michael: “Devo scavare a fondo nella mia memoria, per ricordarmi certi dettagli! Non ricordo i nomi dei film o dei compositori italiani, ma decisamente erano una delle fonti che più mi attraevano! I film di Dario Argento, con la musica dei Goblin… ascoltavamo spessissimo quelle colonne sonore, così come quelle americane di John Carpenter. Mi piacciono ancora, certi arrangiamenti, ma non posso dire di esserne influenzato, nella musica che scrivo oggi.”
Torniamo al nuovo disco… cos’è questa Will To Power?
Michael: “Il titolo del disco… analizziamolo. Conosci Will Smith? Ecco, per la prima parte del titolo, mi sono ispirato a lui… ahaha.
Scusami, ma sto rispondendo alla domanda sul titolo in ogni intervista che faccio, e cerco di dare risposte sempre diverse!
Seriamente, Will To Power è un concetto espresso da Nietzsche (in italiano è la Volontà Di Potenza – NdR) – avevo letto alcuni suoi trattati filosofici e questo era un concetto affascinante, del quale però mi sono completamente scordato per anni. Quando cercavamo un titolo per il nuovo disco, mi è saltato in mente questo, e legava bene insieme alcuni dei temi delle canzoni. Ammettiamolo, Will To Power è un titolo che ti rimane in mente subito, e dà una immagine potente.”
Questa volontà di potenza, è qualcosa che si esprime nel futuro. Trovo che i testi del disco precedente, War Eternal, da un certo punto di vista trattassero del bisogno di chiudere i capitoli negativi della propria vita, mentre invece ora cantate della voglia di appropriarsi in maniera positiva del proprio destino. E’ un’interpretazione sbagliata?
Alissa: “No, non è sbagliata – ma ci sono molti modi per interpretare i testi dei due dischi. Io la vedo così: in entrambe i dischi si parla di come ognuno stia combattendo una propria guerra personale contro qualcosa. Si dice che ogni persona che incrociamo nasconde una guerra personale, della quale noi non sappiamo niente. In War Eternal queste guerre personali erano tutte in negativo – si combatteva la delusione verso un tradimento, verso un passato che ti faceva arrabbiare, e cose del genere. La battaglia di Will To Power è positiva: combatti per migliorare te stesso e guarire le cicatrici passate, e ti accorgi che hai questa volontà di potenza, volontà di migliorare.”
C’è una metafora della vostra vita come band, nei testi di questi due dischi? Il tradimento della tua ex band che parla male di te, il sentirsi abbandonati da qualche membro che se ne va…?
Alissa: “No, non sentiamo il bisogno di esprimere tutti i nostri sentimenti tramite questi testi. Ognuno di noi ha affrontato queste cose, ma non ne vogliamo cantare a livello personale. Certo, tu leggi un testo e lo puoi interpretare come il mio grido contro la mia ex band, ma altri che hanno vissuto situazioni simili, ma che non hanno mai suonato in una band, si immedesimeranno comunque, partendo dal loro vissuto personale.”
Ho la sensazione che siate in tour da tre anni, da quando Jeff si è unito a voi, e nel 2017 è uscito prima un live-dvd e poi questo nuovo disco, e ora siete di nuovo in tour.
Alissa: “In realtà ci siamo presi una pausa, ovviamente per registrare il disco. Ma la realtà moderna è che le band metal devono stare costantemente in tour, e fortunatamente noi amiamo suonare dal vivo: quindi sì, sembra proprio che non ci fermiamo mai!”
Guardando il live-dvd, registrato al Wacken Open Air, mi rendo conto di cosa ci siamo persi qui in Italia: sul vostro palco ormai avete fuoco, fiamme e imponenti scenografie, ma dalle nostre parti l’ultima volta che vi ho visti su un palco grosso è stato quasi dieci anni fa, per l’Unholy Alliance Tour degli Slayer. Il resto dei concerti, da allora, è sempre stati in piccoli club di provincia, sempre lontani anche dalle classiche tappe dei tour. Come si è creata, questa situazione?
Michael: “L’Italia è sempre stata strana, in effetti…”
Sharlee: “E’ una cosa bizzarra, in Italia sembra che siamo sempre allo stesso livello, mentre nel resto del mondo siamo in continua crescita, tour dopo tour. Non è un problema per noi, a me piace suonare in piccoli club a contatto con il sudore del pubblico, ma ti dico che è una cosa stranissima essere in tour in Europa, arrivare da uno show in un palazzetto dello sport in Francia, suonare in piccolo club in Italia, e la sera dopo trovarsi un piccolo stadio in Germania. I camion con le scenografie viaggiano con noi, ma quando arriviamo in Italia, non apriamo nemmeno le porte di quei camion, visto che non c’è spazio per tutto quello che ci portiamo dietro!”
Alissa: “Diccelo tu, il perchè: come va il metal in Italia? Tira ancora, o sono tutti concentrati sulla musica elettronica, o cosa?”
Il metal tira sempre, i concerti di gruppi medio-grossi sono sempre strapieni – però ad esempio questa Estate non ci sono grossi festival metal…
Michael: “Niente Gods Of Metal?”
No, niente Gods Of Metal! Ci sono dei festival, hanno anche dei bei nomi di culto, ma non attirano masse da 30,000 persone.
Michael: “In ogni caso, abbiamo appena cambiato agenzia di booking per i concerti, e posso già annunciare che a Gennaio suoneremo a Milano, dopo un decennio di assenza dalla città!”
E’ vero: gli Arch Enemy suoneranno il 17 Gennaio a Milano, con Wintersun, Tribulation e Jinjer. Avremo così l’occasione di testare dal vivo le nuove canzoni di Will To Power, e si spera che la mia macchina fotografica possa immortalare Alissa White-Gluz per far contenti i ricercatori di Blog Di Donne Belle. E sì, dal vivo è proprio bella. E canta bene.