Home Five Finger Death Punch a Milano: foto e commenti dal concerto all’Alcatraz, 6 Giugno 2017

Five Finger Death Punch a Milano: foto e commenti dal concerto all’Alcatraz, 6 Giugno 2017

Quattro band dalle caratteristiche diverse: ce n’era per tutti i gusti, al concerto di ieri. Ma in quanti hanno apprezzato tutto?

pubblicato 7 Giugno 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 05:18

Gran serata di metal “variegato” all’Alcatraz, con rappresentanti di generi diversi fra loro, come l’industrial dei Ministry, lo stoner dei Monster Magnet, il death-core innovativo dei Code Orange ed il metal americano moderno dei Five Finger Death Punch. Per chi ascolta metal a 360 gradi, un’occasione di godersi una serata con band storiche e nuove leve.
Peccato però che il pubblico, nella realtà dei fatti, fosse quasi spaccato in due: i “vecchi”, che erano lì solo per Ministry e Monster Magnet, promettendo ad alta voce di “andarsene dopo 4-5 pezzi dei Five Finger, giusto per sentire come suonano”, e invece le nuove leve, che erano lì per i 5FDP e non erano molto presi dalle band prima.

Purtroppo, a quanto pare nessuno era lì per i Code Orange, la giovanissima band in apertura, fresca di nuovo disco pubblicato da RoadRunner Records. Diciamo che la loro performance è ben riassunta da questa foto su Instagram di Chris Kael dei 5FDP: “Il nostro pubblico era terrorizzato dai Code Orange (e per questo ora li apprezzo ancora di più)”.
Insomma, pubblico un po’ statico, per una performance sicuramente ad alto livello di aggressività. Dopo il concerto ho parlato con la chitarrista: a breve leggerete i suoi pensieri…

Si passa poi ai Monster Magnet, assenti dall’Italia da tantissimo tempo, e grossa incognita della serata, visto che l’ultima volta Dave Wyndorf non era esattamente in forma.
E invece, stasera è filato tutto liscio: Dave è tornato snello e iper-attivo, e soprattutto la loro musica ha risuonato forte e potente come richiesto. Davvero un peccato che abbiano suonato solo mezz’ora, perchè si sarebbero meritati uno show headliner, con questa scaletta e questa forma fisica.

Anche i Ministry si sarebbero meritati un concerto headliner: nonostante suoni impastati, hanno spaccato tutto. Peccato che in pochi li conoscessero, ma alla fine del loro set in tanti scuotevano pugni e testa in segno di approvazione. Al Jourgensen emana carisma (rovesciarsi in testa un bicchiere di birra per consolidare i dreadlock è un tocco di classe): tutti gli occhi sono su di lui e sul megaschermo alle sue spalle, che proietta immagini a tema (Punch In The Face mostrava solo Donald Trump, torturato nei modi più vari). Viene presentata anche una nuova canzone, Antifa, accompagnata da un gesto a metà fra un braccio teso ed un pugno chiuso: forse un segno dei tempi in cui gli estremismi si incontrano?
Come dicevamo, però, i suoni non sono stati ottimale, e Al ha passato tutto lo show a fare segni ai fonici, senza riuscire ad ottenere un granchè.

ministry milano 2017 live

Infine, i Five Finger Death Punch. La band continua a migliorare, è in tour costantemente da anni (tranne i momenti in cui il cantante dà di matto), e si vede: ormai sanno mangiarsi un palco, ogni musicista mostra la sua personalità e si impegna a intrattenere il pubblico. L’elemento più interessante è stato proprio Ivan Moody, con un sorriso stampato costantemente sulla faccia ed una continua voglia di cercare i compagni di gruppo, coinvolgerli, sorridere con loro: si spera che i problemi all’interno della band siano sul serio superati, sarebbe un peccato perdere un gruppo che sta continuando a macinare successi.
Successi anche piuttosto meritati, visto che indubbiamente il gruppo sa scrivere ritornelli memorabili e potenti: dal punto di vista musicale, non c’è niente da dire, e chi li critica lo fa più per partito preso e/o perchè non sono in giro da 25 anni come “le vere metal band”.
Qualche critica la si può muovere alla durata del concerto, poco più di un’ora, con parecchie interruzioni e silenzi fra un brano e l’altro. Quattro-cinque canzoni in più non avrebbero certo guastato.

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