Steve Harris’ British Lion a Trezzo: foto-report dal concerto al Live Club, 11 Novembre 2016
Il pubblico continua a non premiare l’altra band di Steve Harris. Ecco com’è andato il concerto al Live Club.
Serata di hard rock inglese al Live Club di Trezzo, con i Voodoo Six e i British Lion.
Serata che probabilmente si sarebbe svolta in un club moooolto più piccolo, se non fosse che nei British Lion suona Steve Harris, il cuore pulsante ed il bassista degli Iron Maiden. Ma anche così, il Live Club è risultato pieno solo a metà – comunque un passo avanti rispetto al loro concerto del 2013, quando era pieno per un/terzo.
Parlando di passi avanti, entrambe le band comunque ne hanno fatti: avevamo visto i Voodoo Six al Sonisphere 2013 (con headliner gli Iron Maiden, così sappiamo come si sono incontrati con Harris), e all’epoca erano stati “bravi ma non proprio incisivi”. Visti in un club, la loro performance risulta più interessante, soprattutto grazie a volumi adeguati, ma i brani sembrano essere troppo prolissi e ancora non abbastanza incisivi. Tutte le canzoni partono bene, ti fanno muovere le chiappe, ma dopo 3 minuti iniziano un po’ a stancare. Da segnalare comunque il bassista, evidentemente cresciuto alla “scuola Steve Harris per bassisti carismatici che rubano la scena”, e la dedica a chi, esattamente un anno fa, andò al Bataclan per vedere un concerto e non tornò mai a casa.
Breve pausa, e poi arrivano sul palco (urlando!) i British Lion. Ora, non prendiamoci in giro: tutti gli occhi sono puntati su Steve Harris. Steve, il dio del basso, il dio dei Maiden, che di solito si vede da metri e metri di distanza su un palco altissimo, ora è a pochi metri (ma anche centimetri!) dagli occhi dei fan. Lui fa il suo spettacolo, suona come se non ci fosse un domani, trascina tutta la band. Si inizia con una canzone nuova, Bible Black, e le differenze rispetto al passato si notano: i pezzi nuovi proposti (a giudicare dalla scenografia, il nuovo disco dovrebbe chiamarsi “Against The World”) sono decisamente migliori, si sente la mano di Harris a livello compositivo e infatti suonano più… “maideniani”. Il cantante, Richard Taylor (l’ho intervistato il mese scorso: potete leggere qui cosa mi ha detto), ha migliorato la sua presenza scenica, anche se i “balletti di mani stile new wave” sono piuttosto bizzarri, ed il gruppo sembra più compatto rispetto al 2013. Rimane il fatto, però, che la loro musica non sia particolarmente memorabile – forse sono addirittura meglio le composizioni dei Voodoo Six…
Quindi i British Lion sono ad un bivio: indubbiamente le canzoni “maideniane” scaldano il pubblico, ma in quel caso a cosa servirebbe un side project di Steve Harris, se le stesse canzoni le può scrivere per gli Iron Maiden? Al contempo, devono trovare al più presto una loro personalità, che vada oltre allo sfruttamento dell’immagine di Steve. Vedremo il futuro cosa riserverà.
Per il momento, vi dico solo una cosa: i meet&greet con le band ormai hanno prezzi allucinanti, ed in ogni caso gli Iron Maiden non ne fanno. Ieri, con il prezzo del biglietto del concerto (25 euro), si poteva incontrare Steve Harris dopo il concerto, visto che la band è uscita per firmare qualsiasi cosa e per fare foto con tutti.
I fan che non sono venuti, non sanno che occasione si sono persi.
Ed è significativo che oggi la mia bacheca di Facebook (e anche quella di MusicaMetal – seguitela anche voi!) sia piena di foto di gente con Steve Harris, felicissima della foto. Ma del concerto non parli nessuno.