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Marco Carta, Come il mondo: un album dal sapore di trait d’union tra il passato e il suo prossimo futuro

Come il mondo di Marco Carta, la recensione del nuovo album su Blogo.it

pubblicato 27 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 16:59

Ci sono voluti ben quattro anni prima che i fan potessero ascoltare il nuovo album di Marco Carta (escludendo Merry Christmas del 2014). Il cantante, tra i primi ex Amici di Maria de Filippi a conquistarsi il successo e vincere il Festival di Sanremo, ha anche partecipato, nelle scorse settimane, all’Isola dei Famosi. Ma il suo scopo, nel reality show, non era quello di arrivare primo. Con onestà ha ammesso che era stato un modo per avere un immediato rapporto con il pubblico.

Non mi interessava vincere, sarebbe stato qualcosa in più. Ho partecipato per promuovere il mio nuovo album di inediti, non per arrivare primo o ritrovare me stesso, anche se umanamente ho scoperto nuovi lati di me. E cioè di essere una persona forte e vitale

A onor del vero, prima di naufragare in Honduras aveva tentato anche la carta di Sanremo 2016 ma non era stato ammesso tra i Big (con polemica annessa via Facebook). E così, il 27 maggio 2016, è finalmente uscito Come il mondo, il suo ultimo disco anticipato da tre singoli (suddivisi per anno di rilascio): Splendida ostinazione del 2014, Ho scelto di no (del 2015) e il più recente, Non so più amare. In titola, comprendendo questi tre brani già noti, sono presenti dieci tracce.

Anche quando apre l’album, è un brano d’amore (“Siamo come un fiume in piena che non sa fermarsi, due destini opposti fatti per unirsi”) che sale, in crescendo, per esplodere nel finale con un sound tra il malinconico e il sognante. Come il mondo – che è anche il titolo stesso del disco- continua a parlare del sentimento ma lo fa in maniera disillusa, dal punto di vista di chi ha compreso una serie di errori, un equilibrio che non c’è mai stato e la realizzazione di un amore provato maggiormente da parte di lui (“E ora scusa ricordami chi sei, siamo stati sbagliati, come due dilettanti, chiaramente importanti più per me che per te, e allora dimmi cosa dovrei fare”).

E’ la musica la protagonista delle emozioni raccontate in L’ultima cosa vera, una passione che “unisce persone sole”. Un vero e proprio omaggio e dichiarazione d’amore assoluto del cantante sardo. Lasciami adesso è il grido e la preghiera di finire per sempre una storia che non sembra essere possibile guarire. Un invito alla sua metà di avere il coraggio di farlo per entrambi (“C’è ancora troppo amore e ancora troppo amore dentro ad una storia maltrattata e non capita da noi stupidi che si urlano addosso”). Un mix di canto e parlato tra “E’ finita amore” e fare il grande doloroso salto, nonostante il grande sentimento che ancora esiste. Dopotutto.

Ci imbattiamo, poi, nella quinta traccia (singolo di successo del 2014), Splendida ostinazione. Quello raccontata è dell’amore che non riesce a mettere via, a non ascoltare. (“Il centro emozionale sei tu”). E’ una presa di coscienza dell’amore, non si un semplice bene, una lucida ragione che diventa appello a fare chiarezza anche dall’altra parte (“Non dirmi non l’avevo capito, per te non sarò mai un amico e questa è la mia ragione, non si chiama bene si chiama amore”). Non so più amare, invece, è il singolo del 2016 che anticipa la pubblicazione del disco stesso. Il titolo del pezzo è stato definito “un bluff” dallo stesso Marco che però è rimasto incantato dal brano al primo ascolto. E sentendo il brano si ascolta proprio l’arrendersi di fronte all’amore, forse in grado di non bastare “se non sa più amare”. Non è autobiografico, ha specificato Carta. Ho scelto di no è il pezzo del 2015 che racconta di un rapporto concluso, con una recriminazione di un sentimento che è concluso davvero (“Sinceramente non posso accettare il tuo andare e tornare, il tuo dondolare, ho scelto di no, è meglio di no”). L’altra metà non vive veramente ma si lascia guidare, vivere passivamente, preferendo andarsene.

Una semplice notizia è una riflessione su un domani migliore di oggi, ricominciare ” fare il punto della situazione”. Il cambiare necessario perché le cose possano modificarsi davvero (“Dare un senso al controsenso, sai quante cose avrei da raccontarti, quanti passi solo immaginati mentre il mondo mi lasciava indietro o forse mi lasciava solo lei, la vita in questa semplice notizia”). Guarda la felicità è un’analisi sulla condizione di sentirsi felici: inutile rincorrerla, nessun rimorso (“Gli amori arrivano se non li cerchi mai”), lasciarsi andare e travolgere. Infine Stelle, l’ultima traccia dell’album, inserisce il tema dell’amore in una costellazione di stelle, tra buio e gelo finalmente pronti a lasciarsi alle spalle (“Per ogni volta che sono restato e c’era una ragione, ma adesso fammi spazio che il tuo cielo è un miracolo di stelle”).

Domina il tema dell’amore in questo disco di Marco Carta. Come il mondo… appare ai suoi occhi, in dieci canzoni che non tralasciano la vera e unica passione eterna -quella verso la musica e che vogliono raccontare il scelta di amare in tutte le sue sfaccettature, tra relazioni finite, passa avanti e passi indietro. Il sound appare parzialmente uniforme e fedele l suo stile, non deluderà sicuramente il suo pubblico e c’è anche una sorta di crescita, nella voce, nella sfumature spesso malinconica del suo cantato. E’ come se questo disco fosse un ponte, un trait d’union tra il Marco Carta conosciuto nei suoi primi dischi e quello che verrà, ancora in divenire, in trasformazione, più maturo. Come il mondo, del resto.

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