Eurovision Song Contest 2016, come fare a vincere? Strategie per il futuro
Quest’anno non è andata, ma abbiamo tutto il tempo per prepararci per l’anno prossimo
Nonostante i dodici punti arrivati per grazia ricevuta dai nostri cugini francesi e dai nostri nuovi best friend forevah norvegesi (chi l’avrebbe mai detto, altro che i miseri dieci gentilmente elargiti per la prima volta da San Marino) non è andata.
Pazienza dai, è un gioco, e comunque abbiamo potuto godere per qualche giorno della visibilità di un importante e prestigioso palcoscenico europeo. E grazie, direte, ma guardate che non è così scontato.
Da noi, lo diciamo praticamente ogni anno, non c’è ancora una vera e propria cultura eurovisiva e non possiamo comprenderne i meccanismi fino in fondo, nonostante i risultati abbiano mostrato che qualche aficionado inizia ad esserci anche in Italia, indipendentemente dall’artista che ci rappresenta.
Quest’anno è toccato alla – bravissima – Francesca Michielin. Domani chissà.
Ecco appunto, a questo proposito, non si possono ignorare un paio di aspetti cruciali per riuscire ad entrare un po’ più in un gioco che sta acquisendo sempre più i connotati di un Mondovision Song Contest (vedi dopo la partecipazione australiana la trasmissione dell’appuntamento in Cina per la prima volta e negli Stati Uniti).
Il primo, cosa succede sul palco: ai Paesi eurovisivi piace molto la messa in scena, e parecchio. Ne parlavo proprio questa mattina con un amico svedese sommo esperto – in quanto svedese, come abbiamo visto – di Eurovision: a suo avviso la nostra performance è stata bella ma troppo intimista rispetto agli standard. Anche il rappresentante svedese a suo dire ha fatto lo stesso e alla fine come abbiamo visto non è stato premiato.
Secondariamente: regolamenti a parte, a Kiev o Odessa o dove sarà organizzato Eurovision l’anno prossimo (tensioni politiche permettendo), dobbiamo proprio mandarci il vincitore di Sanremo? I due pubblici di riferimento infatti sono totalmente differenti e per certi versi inconciliabili. Non sarebbe preferibile una selezione interna ad hoc come fatto negli altri Paesi?
Ovviamente, queste sono solo supposizioni. Per fare un discorso più strettamente radiofonico ad esempio la canzone più passata è stata quella della rappresentante austriaca Zoe aka Barbie Fior di Pesco. Forse Jamala, la rappresentante dell’Ucraina, ha vinto con il suo velatissimo messaggio politico, oltre che per il suo oggettivo talento (ho avuto modo di vederla in prova, impeccabile)…mah, chi può dirlo.
Nel momento della ferale notizia il memorabile sguardo di Sergey Lazarev. Che tra l’altro a tredici anni ha vinto Bravo Bravissimo in Italia, lo sapevate?
Ad ogni modo quello di ieri sera è stato uno spettacolo davvero avvincente, che ci ha fatto riassaporare per un attimo le atmosfere di (sigh quanto ci manca) Giochi Senza Frontiere. Il momento delle votazioni è quello che in assoluto ha tirato fuori il peggio da tutti noi, tra minacce di invasioni, salti sulla sedia con invettive contro il maxischermo della sala stampa e sperticati ringraziamenti, ma il testa a testa Russia-Ucraina con il calcolo del nuovo punteggio dovuto al televoto che ha fatto ritornare a casa l’Australia e la Russia con le pive in saccoccia beh, è stato fenomenale tanto quanto il leggendario duello Arnoux-Villeneuve del 1979.
Per il resto, come si fa a vincere Eurovision? I due conduttori, Mans Zelmerlow e Petra Mede, ce l’hanno spiegato in modo egregio ieri sera. Certo che se noi, nel mentre, mandiamo la pubblicità…
Love love peace peace da Stoccolma