Maynard James Keenan a Blogo: “La musica va rispettata, evitate mp3 e cuffiette”
In attesa di vedere i Puscifer in Italia a Giugno, abbiamo parlato con il cantante, che ci ha elargito ampie metafore culinarie e buoni motivi per gustarsi la sua musica…
Quando, dal nulla, un tuo aggancio nell’industria musicale ti chiede se vuoi fare una chiacchierata con Maynard Keenan, la risposta è ovviamente “sì”. Soprattutto se si tratta di una chiacchierata senza particolari scopi promozionali – dopotutto il più recente disco sfornato da Maynard (con i Puscifer e intitolato Money ) è uscito quasi sei mesi fa, ottenendo un gran successo di critica e pubblico e lanciando un tour che arriverà anche in Italia a Giugno.
Una chiacchierata telefonica prima di un concerto in un ozioso Venerdì pomeriggio, due giorni prima del compleanno del cantante (che il 17 Aprile compie 52 anni, e chiede di fargli gli auguri): il regalo l’ha fatto però lui a noi, concedendosi ai nostri microfoni, e ho colto la palla al balzo. So che magari non è elegante dirlo, ma visto che in tanti se lo chiederebbero a fine lettura: “e i Tool?”. No, niente Tool, era l’unica condizione per poterlo raggiungere nella sua camera d’albergo. Maynard di cose da dire ne ha tante, e probabilmente non ha voglia di aggiungere banalità generiche riguardo alla domanda che gli viene posta più di frequente quando cammina per strada (“e i Tool?”). Tolta la pressione di parlare di quella band, i freni si allentano e partiamo subito a razzo, con una sorta di flusso di coscienza…
Nel 2006 ero presente all’anteprima stampa di 10,000 Days, e prima dell’ascolto tu sei entrato nella stanza piena di giornalisti e hai detto (me lo ricordo ancora oggi) “Questo disco si assapora meglio con gli occhi chiusi, lasciando che ti entri in testa”. Qual è l’approccio migliore per godersi Money dei Puscifer, uscito quasi dieci anni dopo e con un sound decisamente diverso?
“Nessuna differenza: occhi chiusi e concentrato sulla musica. Il sound è diverso, ma l’impostazione per godersi la musica per me deve essere sempre la stessa. Secondo me moltissime persone si stanno perdendo quell’esperienza che la gente della mia età provava da bambino, quando se entrava un disco in casa ti sedevi davanti allo stereo (o te lo sparavi dentro a cuffie enormi), e non avevi altre distrazioni, ti potevi perdere nella musica. Ho ascoltato così i Pink Floyd, i Led Zeppelin… un contesto quasi intimo fra me ed il vinile. Ora ascolti gli MP3 con cuffiette di qualità pessima, e ti perdi tutti i dettagli dell’abilità artigiana del musicista.”
Quindi pensi che la musica vada “vissuta” più che semplicemente ascoltata?
“Mettiamola così: quando tua mamma cucina qualcosa di buono e complesso con una sua ricetta segreta, e ci impiega tutto il giorno per fartela assaggiare, quando ti siedi a tavola devi portare rispetto a lei e al piatto, gustartelo con calma. Non puoi sederti al volo, accendere la televisione e buttare giù quel che ti ha preparato: in quel caso probabilmente lei vorrebbe spezzarti una gamba per la rabbia. Lo stesso per un disco: pensa a quanto tempo e quanto amore ci sono voluti per inciderlo. Bisogna rispettare la musica.”
Detta così mi fai sentire in colpa, perchè sì, io ascolto quasi sempre musica in MP3 e con le cuffiette…
“Siamo tutti colpevoli di questo peccato, non ti preoccupare.”
Ma quindi anche tu lo fai, ogni tanto?
“Sì, sto talmente tanto tempo lontano da casa, che finirei a non ascoltare musica per lunghissimi periodi. Quindi sì, scendo al compromesso degli MP3, ascoltando dischi che già conosco e mi piacciono. Quando si tratta però di ascoltare un nuovo disco per la prima volta, allora aspetto di essere a casa. Ho un impianto stereo con le palle nella mia cantina nella mia azienda vinicola, e mentre mi gusto un vino o sperimento con il mischiare alcuni tipi di uva posso ascoltare musica nel modo migliore. Oppure a casa, ho un buon impianto con ottime cuffie per ascoltare i vinili. In questi giorni sono usciti degli album che aspettavo da tempo, come ad esempio quello di PJ Harvey, ma non li ascolterò finchè non sarò tornato a casa: dò molto peso alla “prima volta” in cui mi ascolto nuova musica.”
Qual è il ruolo della musica nella tua vita, oggi? Hai appena menzionato la tua azienda vinicola, hai un’autobiografia in uscita… ci sono molte cose in cui stai avendo successo, oltre alla musica.
“Pensala come farebbe uno chef: ogni menù è stagionale, incentrato su quel che offre il mondo in quel momento. Fai molti piatti basati sui pomodori freschi, poi arriva la stagione del tartufo bianco e crei nuovi piatti… Tutto fa parte della mia vita, e lo prendo quando arriva il momento giusto. Quando è la stagione della vendemmia, la mia concentrazione è tutta lì, e non vado in tour. Quando so che con il vino è tutto a posto, mi accorgo che la mia vita si è già spostata verso la composizione di nuova musica. E’ un ciclo, e bisogna riconoscerlo e seguirlo.”
Le tue metafore sul cibo sono fantastiche, e sicuramente consentono a noi italiani di afferrare perfettamente il concetto che vuoi esprimere!
“E scommetto che ti fanno anche venire fame, eh!”
Non si può negare, però, che con il tuo lavoro nel campo vinicolo hai contribuito a migliorare l’economia del tuo intero Stato, l’Arizona: come ci si sente a compiere un’impresa del genere?
“Quando una canzone cresce nel cuore di chi la ascolta e inizia a diffondersi a macchia d’olio, oppure quando una particolare coltivazione di uva si trasforma in un vino molto pregiato, la sensazione è la stessa: orgoglio per aver seguito la crescita di qualcosa che ami molto. Coltivare uva e scoprire nuovi sapori mi ha cambiato, ma questo non va a discapito della mia passione per la musica – anzi, spero l’abbia amplificata!”
Ti dà fastidio il fatto che molte persone considerino ancora i Puscifer, la band su cui ti stai concentrando da un paio d’anni, come un tuo “side project”, come se tre dischi, vari EP e molti tour avessero meno dignità di ciò che fai con le tue altre due band?
“Mi delude un po’ quando parlo con qualcuno che tratta così i Puscifer, ma ultimamente sempre più persone stanno comprendendo il valore della band e di quel che faccio, quindi va bene così. Non mi preoccupo per chi non comprende queste cose, sono felice per chi lo fa.”
Finalmente i Puscifer arriveranno in Europa per la prima volta, questa Estate, e con un tour che in America lascia tutti a bocca aperta per le scenografie e coreografie: vedremo anche dalle nostre parti i Luchafers ad accompagnarvi?
“Penso di sì, o almeno lo speriamo fortemente. In Europa suoneremo sia nei teatri che a grandi festival all’aperto, e dobbiamo trovare un compromesso per portare sul palco tutta la nostra presentazione. Al momento è ancora un po’ un rebus, speriamo di risolverlo e portare lo stesso spettacolo che la gente ha visto in America.”
In effetti, mi è consentito parlare dei Luchafers che vi accompagnano? Mi sembra che tu stia facendo il possibile per tenere segreto il tipo di spettacolo che stanno proponendo i Puscifer...
“Mi piace che la gente arrivi al teatro e non sappia cosa aspettarsi, oltre all’esecuzione musicale di Money Shot. Purtroppo siamo in tour da qualche mese ormai, ed è inevitabile che la gente voglia fare l’imbecille e scattare foto di pessima qualità – cosa che noi scoraggiamo attivamente.”
Senza scendere nei dettagli di cosa fanno i Luchafers, quindi, voglio solo chiederti: da dove arriva questa passione per la lotta messicana? C’erano i Luchadores nel video di Money Shot, e ora vi seguono in tour…
“Vivo molto vicino al Messico, quindi parte della mia cultura si fonde con la loro cultura, e tutto ciò che riguarda il wrestling messicano è affascinante: i costumi, le mosse spericolate, le storie che precedono un incontro… Volevo portare quel tipo di intrattenimento all’interno dei nostri show, e l’idea era di filmare alcuni incontri e proiettarli fra un brano e l’altro, ma dopo aver filmato il video di Money Shot, alcuni luchadores hanno deciso di seguirci nel tour.”
Come già accennato, il Money Shot Heard Around The World Tour avrà luogo all’interno di teatri – in Italia sarà al prestigioso Teatro degli Arcimboldi di Milano. Come mai questa scelta di location?
“I teatri sono dei posti meravigliosi, e siccome il nostro non è un semplice concerto ma una “performance”, volevamo portarla nei luoghi più adatti. I Puscifer non sono tanto una band da club, portiamo in giro scenografie e presentazioni particolari, quindi il teatro ha un palco più giusto per mostrarle.”
Per una tragica coincidenza nell’organizzazione dei concerti, la stessa sera in cui i Puscifer suoneranno a Milano, a pochi chilometri di distanza suoneranno i Deftones. Suppongo che per i fan di un certo tipo di musica la scelta sia straziante, vuoi dare tu una mano nella decisione?
“Avanti, la scelta è ovvia, no? Sono sicuro che i Deftones abbiano già suonato varie volte a Milano, mentre i Puscifer saranno lì per la prima volta. Non volete vedere qualcosa di nuovo? E poi mi gioco la carta “famiglia”: la mia famiglia ha origini nella vostra zona – non proprio Milano, ma la Val Venoise in Francia, al confine con la Val di Susa… quindi posso dire di essere praticamente italiano, e non volete venire al concerto di un italiano?”