Home Soulfly in concerto a Milano: foto-report dal Tunnel, 19 Febbraio 2016

Soulfly in concerto a Milano: foto-report dal Tunnel, 19 Febbraio 2016

Max Cavalera: ultimo degli eroi del metal, o primo degli illusi? Cerchiamo una risposta nel Tunnel Club piccolo ma grondante sudore…

pubblicato 20 Febbraio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 20:32

Qualche giorno fa ho letto un’intervista a Max Cavalera in cui il cantante prendeva atto e si rassegnava al suo status nel mondo del metal moderno, 20 anni dopo che Roots lanciò i Sepultura nella stratosfera: “Quando uscì Roots, in Brasile non potevo nemmeno uscire di casa, le persone mi fermavano ovunque, e non mi piaceva per niente la cosa. Mi piace la musica underground, e mi piace dove sono posizionato musicalmente oggi. Non mi dà fastidio suonare in posti piccoli. Non sono in cerca di cose come i Grammys, non mi interessa quella roba: mi interessano solo i fan, il legame fra me e loro.”

Quel “non mi dà fastidio suonare in posti piccoli” mi è risuonato tutta la sera in testa, mentre i Soulfly si esibivano in uno dei locali più piccoli proposti dal circuito rock di Milano, dopo uno spostamento dal più capiente Fabrique.

Max, cosa ti è successo in questi venti anni? Vi ricordate l’eccitazione che circondava l’uscita del primo disco dei Soulfly, subito dopo che nel 1996 lasciò i Sepultura all’apice del successo? Ora è appena uscito Archangel, il decimo disco della band. Il decimo. L’eccitazione non è esattamente la stessa, e nemmeno il pubblico. Eppure Max va avanti a testa bassa, e viene ripagato da un pubblico milanese forse non numerosissimo, ma che comunque riesce a riempire il Tunnel e far grondare le pareti di sudore – proprio com’era agli inizi della carriera di Max, e proprio come succede nell’underground. Anche se sul palco c’è un musicista che si è portato a casa svariati dischi di platino, quel che conta è il sudore alle pareti. In un palazzetto dello sport quel sudore non lo ottieni… e allora aspettiamo, a prenderlo per il cul0 per “la brutta fine che ha fatto”. Forse quelle parole erano una rassegnazione/razionalizzazione di quel che gli è successo, ma di certo al Tunnel Club la and è riuscita a tirar fuori un concerto migliori di quelli visti negli ultimi anni.

Una buona dose di conforto a Max è arrivato dalla sua stessa famiglia: il tour si chiama “Maximum Cavalera”, e due delle tre band di supporto contengono figli di Max. I Lody Kong trovano Igor Cavalera Jr alla voce e Zyon Cavalera alla batteria (carica che ricopre anche nei Soulfly, con ottimi risultati), mentre il figliastro Richie è il cantante degli Incite. Che dire di queste due band: non vogliamo parlare di nepotismo, nel loro genere sanno farsi valere e sono ancora giovani (Igor ha 21 anni!), sanno intrattenere ma probabilmente non le avremmo mai viste in Europa senza il sostegno del padre.

Altro discorso per i King Parrot, australiani amatissimi nella loro patria e pronti ad esportare il loro grind/thrash anche in Italia. Peccato che il Tunnel sia ancora mezzo vuoto quando suonano, e la band sembra prenderla con filosofia alcolica: il cantante passa il concerto a cercare di spogliarsi e versare acqua sulla testa delle prime file, vincendo comunque il premio-simpatia con tutti. Il bassista ha l’espressione convinta di star suonando un concerto su un altro pianeta, probabilmente il pianeta della Winx in cui le fatine gli mostrano le t3tte durante gli assoli. Non si spiega altrimenti quell’aria estasiata, quei momenti in cui si bloccava a guardare il vuoto togliendo le mani dallo strumenti… grande Slatts, avremmo voluto raggiungerti anche noi nel mondo delle Winx e vedere quel che stavi vedendo tu, al posto di un Tunnel (in quel momento) ancora mezzo vuoto!
Tutto questo ha intrattenuto alla grande, ma la musica non è esattamente pervenuta…

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Tornando ai Soulfly, lo spettacolo è stato molto intenso: il club era ormai pieno, la gente pronta ad accogliere il messia Cavalera, e lui non si è negato, salendo sul palco con una giacca di jeans piena di toppe e biondo come ai tempi di Arise.
La setlist è composta da quasi tutte le title-track dei primi dischi, concentrandosi soprattutto sui brani più groove e tribali (Umbabarauma tira giù il locale!), e non manca qualche brano dei Sepultura, irrinunciabile nella setlist. Max sorride, bestemmia per la felicità, grida “Forza Italia”, e tutti sono nelle sue mani – mani che a quanto pare hanno re-imparato a suonare la chitarra, visto che lo si vede molto più concentrato sullo strumento rispetto al passato (anche se ovviamente Marc Rizzo fa la parte del leone, negli assoli). Niente da dire: Max è vivo e lotta insieme a noi, guardate i video in apertura e chiusura dell’articolo per rendervene conto.

Setlist:

We Sold Our Souls to Metal
Archangel
Blood Fire War Hate
Refuse/Resist (Sepultura cover)
Sodomites
Prophecy
Seek ‘N’ Strike
Babylon
Arise / Dead Embryonic Cells (Sepultura cover)
Tribe
No Hope = No Fear
Umbabarauma (w/”Iron Man” snippet)
Polícia (Titãs cover) (just Max)
Roots Bloody Roots (Sepultura cover)
Ace of Spades (Motörhead cover) (with King Parrot)
Jumpdafuckup
Eye for an Eye (with “The Four Horsemen” snippet as outro)