Eman a Blogo: “In Amen c’è qualcosa che vi può interessare e colpire”
Il cantautore calabrese si racconta a Blogo il giorno del lancio del suo nuovo album.
Quest’oggi è uscito Amen, l’album di Eman di Pecunia Entertainment e Sony Music. Il trentaduenne cantautore calabrese, al secolo Emanuele Aceto, ci ha raccontato la sua storia, ha parlato di musica e pure del suo ultimo lavoro.
Allora Eman la verità è questa: io stavo cercando su Youtube Amen di Francesco Gabbani – che poi è andato a vincere il Festival di Sanremo – e mi sono imbattuto nella tua Amen. Mi sono detto: caspita, questo ragazzo è bravo. Perché devo scoprirlo per vie traverse? Allora ho pensato: facciamo raccontare ad Eman chi è Eman cantante e chi è Emanuele persona…
Innanzitutto le vie della musica sono infinite: non c’è mai un metodo per fruire di musica per fortuna. A dire la verità io ho presentato Amen a Sanremo lo scorso anno, a Sanremo Giovani, e non venne accettata. Quando ho visto che c’era un brano di nome Amen ho pensato che magari Carlo Conti si ricordasse del mio dell’anno scorso… però il brano è bello e ho sperato che vincesse, perché non nego che, grazie alla vittoria sua, anche il mio brano avesse un po’ di visite in più.. però, come ho precisato prima, le vie della musica sono infinite e se il brano fosse stato brutto penso che nessuno, come Diego, sarebbe venuto a chiedermi un’intervista per sapere chi sono.
Infatti, poi ho visto chi sei e ho scoperto che canti da anni. A questo punto raccontaci la tua storia brevemente, magari partendo da cosa ti è rimasto del tuo percorso artistico fino ad adesso…
Il mio percorso artistico è variegato, perché ho formato la mia prima band a 15 anni, se non prima, e facevamo una specie di punk rock come andava in quegli anni. Poi con la mia altra band, che era sempre rockeggiante, ma più alternativa, avevo io il compito di comporre i testi, che comunque ho sempre fatto – ho sempre scritto. Ho sempre amato la musica e ho sempre amato chi faceva un lavoro come comporre una canzone, che forse è più completo per certi versi della poesia. Tutto è nato così. Poi volevo un linguaggio particolare, volevo un linguaggio che non fosse sciocco e buttato lì per caso. Volevo un linguaggio ricercato e, detto in modo volgare, “di strada”. Nella mia città, Catanzaro, andava molto forte il reggae, con tutte le sue derivazioni. Ho trovato in quella strada, anche se alcuni mi accostano al rap ma non è così, la strada dove mettere dentro il mio background ovvero De Andrè e altri cantautori. Ne è uscito un suono diverso che nel tempo è maturato ed eccoci qui.
Quindi tu ti definisci cantautore, non rapper o cantante…
Assolutamente. Dicono che ho una bella voce, ma il mio unico fine è essere un comunicatore. Ben venga che ho un bel mezzo che è la mia voce, però non ho la qualità dei rapper, cioè quella straordinaria di fare un brano su qualsiasi cosa. Io lavoro di più sulla melodia e sul testo non così di getto.
Se tu avessi fatto i provini di X Factor qualche anno fa Morgan ti avrebbe amato solo per aver detto “Io sono un comunicatore”. Credo sia fondamentale in periodi come questo di dare anche dei messaggi: ci stanno le canzone più leggere o che trattino argomenti romantici, ma è un bene raccontare anche altro.
Si è vero, bravo: la musica è fatta di mille facce. Penso che poi è un modo di raccontare come sono fatto. Non riesco ad essere sempre allegro, come tutti no? Siccome noi siamo solo un mezzo tra la musica e gli altri, non possiamo essere altro che comunicatori.
Chi è Eman invece come persona? Parlavi prima del tuo background culturale e della tua città. Raccontati…
Io sono nato in Calabria, a Catanzaro. E’ un capoluogo di regione, ma si porta l’odore della provincia come tutta la Calabria. Sono nato in provincia, ai margini dell’Italia e questa condizione qui mi ha aiutato ad essere affamato, ad essere più lucido, ad essere molto più me stesso. Nel posto da dove provengo manca più che in altri un’opportunità e le possibilità te le devi creare. Ovviamente ci sono un sacco di ostacoli e di problemi che sembrano insormontabili. Questa cosa mi ha formato sia a livello musicale che caratteriale. Eman ed Emanuele sono uguali: Eman è solo il diminutivo di Emanuele, null’altro.
Se Eman non fosse riuscito a seguire il suo sogno di fare musica, dato anche il racconto della tua realtà che purtroppo è molto più presente anche altrove, che cosa avresti fatto? Hai avuto i tuoi genitori, piuttosto che qualche parente o amico che ti ha detto di lasciar stare e di andare a lavorare?
Ovvio.
Quale era l’opzione alternativa?
L’opzione A che era quella che avevo intrapreso, ed era la A perché quando intraprendi lo studio accademico si pensa sempre che sia la A, era quella di studiare ingegneria. Andava anche bene inizialmente, poi questo Emanuele, il vero Emanuele che non voleva essere un ingegnere mediocre, ha bussato così tanto che ho aperto. Purtroppo nella mia vita si parte un principio: quando ero più giovane ero molto più balbuziente, quindi ho sempre letto tanto e scritto tanto. Nella parole ho sempre visto quello che mi mancava, quindi la continuità nel linguaggio. Non so cosa avrei fatto alla fine, ma non penso che sarebbe mancata la lingua o lo scrivere. E’ una cosa che fa parte troppo di me.
C’è qualche collegamento tra ciò che dici e la canzone Amen (che potete ascoltare in apertura di post)? C’è un collegamento tra la tua storia e il momento in cui nella canzone dici a tuo padre che se sbagli può anche ucciderti…
Si dico “se non do il mio meglio”. Penso che in un mondo come quello di oggi, per le persone della mia età – i trentenni illusi dalle idee come laureati, scegli degli studi, fai delle cose che troverai un lavoro e invece ci siamo ritrovati ad uccidere dei sogni e delle passioni che uno ha finendo per fare qualcosa di più comodo – il pensiero filosofico che i figli debbano rinnegare i padri sia vero, soprattutto in un posto come il mio dove bisogna fare delle scelte diverse per dare un’idea diversissima di quella che è la Calabria…
Posso chiederti che lavoro fa tuo padre?
E’ parrucchiere.
Tu non avresti mai fatto il parrucchiere, perché avresti comunque voluto intraprendere la tua strada…
Per lui avrei potuto fare tante cose, però, è nato in una famiglia numerosissima, ha sempre lavorato e il suo sogno, come quello di molti padri, era di avere un figlio laureato. Vedere il figlio abbandonare gli studi, anche se non sono mai stato un cattivo studente, è stato un colpo.
Hai dato un colpo al cuore a tuo padre, come quello che danno tutti i figli ai propri genitori quando decidono di abbandonare gli studi…
Si, però là ho avuto il coraggio di mostrarmi per quello che ero, di dare il mio meglio, di fare dei lavori per mantenere il mio sogno … molti pensano che cantare e fare musica sia un lavoro semplice, ma non è così, ci sono studi da pagare, c’è da investire tanto nel tempo e nella voglia e in quello che tu sei .. dico sempre che è uno sforzo verticale, perché ogni giorno ti alzi con un peso un po’ più grande, come i no che hai avuto o per le cose che non sono andate come tu pensavi. E’ un lavoro bellissimo, ma difficilissimo. Mio padre credo che queste cose le abbia capite in tempo. Io sapevo di essere bravo in questa cosa, ma non sapevo come fargli capire che ero bravo a farla. Oggi, guardando indietro le tante cadute e i tanti avvenimenti, ho il coraggio di dire “Padre, se non do il mio meglio puoi uccidermi”. Io ho dato il mio meglio, io so che è il mio meglio.
Tra i sogni immagino che ci sia Sanremo? Hai visto il Festival quest’anno? Vorresti riprovarci o provare a farti conoscere con qualche talent, dato che Sanremo dovrebbe lanciare un talent per scegliere le nuove proposte? In fondo tu sei una realtà che ha le potenzialità per diventare una grande realtà o per rimanere una meteora…
Sanremo lo guardo, anche come addetto. Penso che per criticarlo debba essere anche visto. Odio chi critica senza averlo mai visto. Penso che quest’anno Sanremo sia migliorato nei testi, più che nella musica. Se devo muovere una critica subito, penso che quest’anno non ci sia stato un lavoro perfetto da parte degli arrangiatori, che hanno lasciato un po’ il suono da parte. Tra i brani che mi sono piaciuti, ti dico una paraculata, Amen tra i giovani, ma anche Ermal Meta con Odio le favole – lui è bravo, scrive bene e quindi lo ascolto già da un po’ -. Tra i big il brano della Pravo, che è bello in studio, che però dal vivo non si può chiedere troppo. Tra gli altri big ho apprezzato Annalisa, Dolcenera, Clementino, Ruggeri (un po’ per affetto) e pure i Bluvertigo.
Gli Stadio no?
Gli Stadio no, e non dirò la solita cosa “Se l’avesse cantata Vasco”, anche perché è chiaro che gli ultimi album di Vasco siano di Curreri e non di Vasco… però sembra che come ogni anno debbano vincere i vecchi, sennò si fa un torto a qualcuno…
L’anno prossimo ci riprovi con Sanremo?
Non lo so: il mio album è già pronto. Amen era già pronto due anni fa. I tempi delle major si dilatano in maniera incredibile. E’ stato quasi un parto, per non dire una fatica ercoliana. Ho più fretta di proporre il mio album, un po’ perché a Sanremo ci sono già stato (penso che Amen fosse un bel brano per arrivare all’Ariston), un po’ ho l’orgoglio del padre (hanno già tagliato uno dei miei figli, non penso che domani ho qualcosa di meglio). Fino a quando non avrò qualcosa di meglio di quello di prima non penso di riprovarci.
E i talent?
I talent li escludo categoricamente. Intanto da quello che vedo negli ultimi due anni, c’è un taglio differente nella scelta di chi deve partecipare, perché anche loro scelgono persone che sono già pronte per il palco. Lo si è visto con Giosada e Shorty…
Quindi tu li apprezzi al di là della loro partecipazione ai talent…
Si, conosco Gio per la musica, Shorty perché abbiamo amici in comune, i Moseek li ho pure ascoltati dal vivo e sono molto bravi…
La tua critica non è quindi nei confronti dei cantanti ma nei confronti di come è strutturato il talent…
Si, non mi va che la musica rischi di passare in secondo piano e si badi più alla coreografia stellare… poi i giovani spesso vengono abbandonati: non è giusto che qualcuno ti venda qualcosa come oro e poi in realtà è fuffa. Per me la musica è soprattutto questo: la gavetta. Il fatto che ad X Factor oggi siano arrivati in vetta quelli che hanno fatto la gavetta è la riprova di ciò che dico: è importante partire da zero e non da cento…
Stai dicendo che è importante non costruire il cantante come un prodotto…
Si, perché il valore di avere cinque persone ad un live e poi di averne 100 è fondamentale, perché tu dai valore comunque a cinque persone piuttosto che a cento, ma ti aiuta nella crescita. Quando parti da zero e vai subito a mille non hai il senso di ciò che vai a fare e il rischio è che venga fuori un lavoro con “poco sangue”, con poco pathos, che sono le caratteristiche di questa arte, che è sangue, che è vita. Se io scopro che tu cantavi al karaoke e sei diventato una star della musica è una cosa che non mi piace, non mi piace la tua storia.
Arriviamo alla domanda finale, la più stupida del mondo: per fare promozione al disco, spiega perché la gente dovrebbe acquistarlo, senza uscirtene con frasi retoriche (come quella di premiare il grande lavoro fatto). Sono sicuro che da un comunicatore uscirà qualcosa di buono. Perché bisogna comprare il tuo album o andare su youtube ad ascoltare le tue canzoni? Perché dobbiamo scommettere su di te e ascoltarti?
Potrei dirti mille cose, come che abbiamo scelto per la copertina dell’album una mano colorata per dare un senso al disco: ogni colore ha un senso, ogni canzone ha un colore. Però la cosa che mi viene da dire è che Amen non è un lavoro affatto scontato, così ogni parola che ho scritto, che ho pensato e che mi ha ispirato. A parte che è quasi ovvio che io sia quello che voi ascoltate, però io sono uno che osserva molto e ha osservato anche voi. Quello che mancava dalla mia vita l’ho presa da quella degli altri. Sono sicuro che in Amen c’è qualcosa che vi può interessare e colpire.
Amen – Eman Tracklist
1. Amen
2. Il mio vizio
3. Giorno e notte
4. Insane
5. Chiedo scusa
6. L’amore al tempo dello spread
7. Time by time (feat. Maddawg)
8. Svegliati
9. Polvere e ossa (feat. Will)
10. Come aceto
Bonus tracks:
11. Anima
12. Svegliati (Calabria version)