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Eugenio Finardi a Radio Deejay: “Musica Ribelle ha segnato un prima e un dopo”

Eugenio Finardi è stato ospite di Radio Deejay per festeggiare i 40 anni di due sue grandi canzoni, Musica Ribelle e La radio, uscite come singolo nel 1976.

pubblicato 2 Febbraio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 21:16

Tra i cantautori italiani contemporanei, Eugenio Finardi è sempre uno dei più defilati e indubbiamente onesti nel suo modo di proporsi e fare musica. Nato artisticamente nei primi anni Settanta, in un’epoca di grande movimento e fioritura culturale, il cantautore milanese è stato ospite della trasmissione Deejay Chiama Italia di Linus e Nicola Savino su Radio Deejay per celebrare degnamente proprio i 40 anni di carriera, cominciata con due singoloni ancora oggi irresistibili: Musica Ribelle e La radio, uscite nel 1976.

Finardi ha raccontato di essere andato a recuperare le vecchie registrazioni sui supporti di allora:

Sono andato ultimamente, per celebrare questo quarantennale, a ritrovare i multitraccia.. Sono in buono stato. Bisogna cuocerlo a 47 gradi per 72 ore, come un ragù. Il 2 febbraio del 76 avevo 23 anni e mezzo, adesso ne ho 63 e mezzo… L’idea è quella di farci remixare le piste, darlo in giro. “Musica ribelle” è stata una di quelle canzoni che ha segnato un prima e un dopo: non si era mai sentita una batteria così alta in una canzone italiana. C’era un atteggiamento musicale, un rock che suonava italiano con i mandolini al posto delle chitarre elettriche ma suonate in un Marshall.

Eugenio Finardi, che è figlio di una cantante lirica americana, non ha fatto mistero che il suo modo di comporre non andasse proprio a genio in famiglia:

Mia madre non ha apprezzato la mia musica fin quando non ho fatto qualcosa sul palco della Scala

Nel riascoltare la sua voce di allora, Finardi ha sorriso per il ricordo:

Eravamo così innocenti, così ignoranti, ignoravamo! Andavamo d’istinto a fare queste cose, fai fatica a pensare che sei tu. Ho un figlio di 25 anni, provo la stessa tenerezza per il me di allora che provo ora per lui. È commovente. C’era qualcosa degli Area, allora si usava dire “collettivo”, suonavamo tutti insieme, ci scambiavamo musicisti.. Nel disco dopo, “Diesel” ho usato la sezione ritmica degli Area, e Demetrio ha preso i miei musicisti. Con Battisti, io e Demetrio avevamo firmato con l’etichetta, la Numero Uno. Abbiamo fatto due 45 giri in inglese che non sono andati tanto bene ma adesso valgono un casino di soldi.. Lucio ci ha dato la liberatoria quando siamo andati a fondare la Cramps.

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La scoperta che la sua carriera stava cominciando a ingranare è avvenuta prima in un pomeriggio estivo milanese, poi nella capitale:

[La consapevolezza di qualcosa di importante] L’ho avuto in via de Amicis all’angolo con Cesare Correnti. Alla mia sinistra e alla mia destra c’erano due automobili sintonizzate sulla stessa radio, c’era Musica Ribelle. L’altra volta è stato con Extraterrestre a Roma, all’alba, ad un certo punto è passato un garzone di un panettiere cantando “extratereeeestreee portami via” e lì ho detto “yeah”.

Proprio su Extraterrestre, altro pezzo famosissimo di Eugenio Finardi, gli aneddoti non mancano:

Extraterrestre è dedicata a Carlo Massarini, che aveva una casa a Roma che gli invidiavamo tutti, un appartamento stupendo con entrata indipendente, poteva portare le amiche.. E lui sognava di essere ovunque, in Giamaica, in Giappone, meno che lì dove tutti noi avremmo pagato per stare. È una canzone sull’impossibilità di sfuggire a quello che si è.”

E sui nomi Anna e Marco contenuti nella canzone Musica Ribelle, Finardi ricorda Lucio Dalla:

Dalla diceva che i suoi erano proprio gli Anna e Marco di Musica Ribelle… Eravamo tutti insieme, cercavamo di cambiare la musica italiana.

Impossibile slegare Eugenio Finardi dalle radio libere, che cominciarono a svilupparsi proprio quando iniziava la sua carriera musicale: lui stesso è stato speaker e deejay nelle prime emittenti milanese scevre dal monopolio Rai e l’occasione è ghiotta per ricordare i gloriosi tempi della radio che fu (tanto che persino Linus sembra emozionarsi un momento):

Io facevo radio. Prima Radio Milano International è nata, e poi Milano Centrale sei ore dopo. Io facevo la notte dall’una alle sei, facevo tutto da solo. Ogni tanto mi addormentavo, per fortuna c’era il telefono… Allora mettevo su un Ummagumma o un In a Gadda Da Vida, una facciata intera, e mi facevo un caffè per svegliarmi.

Nicola Savino lo stuzzica sulle contrapposizioni politiche tra le radio dell’epoca: “Eri a Radio Milano Centrale, una radio di sinistra. Io volevo sapere come voi vedevate le radio che frequentava Linus… Fessacchiotti che mettevano disco music?” e la risposta di Finardi è orgogliosamente pulita:

Non eravamo così, c’è un articolo di Eco che lo testimonia. Io di notte mettevo di tutto: Donna Summer, Mozart, ACDC, jazz, Miles Davis, il coro di Orgosolo, saltavo di palo in frasca… e per questo mi accusavano di essere un reazionario. Radio Milano International erano i nostri grandi rivali ma poi ci conoscevamo, il mondo e l’ambiente erano lo stesso. Tutto era politicizzato ma i dibattiti erano più interni. Era Canale 96 che aveva rigato Musica ribelle dicendo che ero di destra perché ero del Pci… Vai a spiegare ai tuoi figli che ti hanno sparato sul palco a Padova, quelli di Autonomia… È andata così, sento tre colpi fuori tempo, mi giro e vedo il batterista tutto bianco. “Ragazzi io di morire per due canzonette non ho voglia” e quelli dentro hanno cominciato a tirare i sassi!

Mezz’ora di Eugenio Finardi a tutto tondo, con un richiamo importante alla sua prossima attività musicale:

Faccio tutte cose mie, a parte un omaggio a Fabrizio (De Andrè) e uno a Leonard Cohen. Ho tanti pezzi da cui scegliere, faccio pezzi di quell’epoca e anche dall’ultimo disco. Da oggi cominciamo con il nuovo tour, in cui faremo tutto “Sugo”, ovvero il disco di Musica Ribelle, con i suoni di allora e magari gli strumenti… È difficile trovare chi li sa far funzionare. Spero a settembre ottobre di fare un evento con i musicisti che ci sono ancora.

Facci sapere, Eugenio. Saremmo davvero felici di venire a festeggiare una carriera così bella con te.