Home Interviste Coez a Blogo: “Niente che non va? Bisogna essere positivi. Sanremo? Sarebbe stupido rifiutarlo”

Coez a Blogo: “Niente che non va? Bisogna essere positivi. Sanremo? Sarebbe stupido rifiutarlo”

Coez, “punto di riferimento per la musica italiana che non esce dal talent”, pubblica il suo terzo album: intervista.

pubblicato 4 Settembre 2015 aggiornato 29 Agosto 2020 02:18

E’ uscito venerdì 4 settembre il nuovo ed atteso disco di Coez, Niente che non va per Carosello Records. Si tratta del terzo album per il rapper/cantautore: “Il primo Coez non è né il secondo né il terzo. E non sarà neppure il quarto. Ogni disco presenta una percettibile maturazione. Sono cambiato io, è cambiata la mia musica”, dice a Blogo.

Prima ti facevi chiamare rapper. Ora ti definiscono cantautore. C’è stato un passaggio importante…

“Io vengo da un genere anche se adesso non faccio più musica di genere. Ma, comunque, devo venir etichettato in qualche modo. Mi dicono che faccio pop oppure che sono il rapper-cantautore. Oppure, ancora, che con questo disco sono diventato completamente un cantautore. E’ solo una parola per classificarti in un genere, come se il cantautorato fosse un genere… Fra me e Brunori la differenza è abissale. Cantautore non vuol dire granché…”.

Non ami le etichette…

“Non ci penso. So rappare ancora, però non faccio solo quello. Anzi, faccio più altro che quello”.

Niente che non va è il titolo del nuovo album. Quindi tutto bene nella tua vita?

“Chiaramente no (ride, ndr). Il titolo va in contrasto con alcune canzoni contenute nell’album. Rispetto ai miei dischi precedenti c’è stato un altro passo in avanti. Niente che non va è la frase che ognuno di noi dovrebbe ripetersi. Bisogna essere positivi, anche per superare le crisi. Ed io un po’ di crisi le ho superate…”.

Nel brano Con le tasche leggere dici di aver lasciato alle spalle dei “mostri”… A cosa ti riferisci?

“Tutti, nella propria vita, hanno delle crisi. Non voglio trasformare quest’intervista in una sede di analisi, ma quando esci da quei periodi sei più consapevole consapevolezza e affronti le tue cose con più coraggio. Ecco, questo album contiene maggiore consapevolezza rispetto al passato e meno rancore”.

La rabbia dei secondi è il brano che ti descrive meglio, perché?

La rabbia dei secondi descrive un po’ tutti, chi non si sente secondo nella vita? Ci sarà sempre un aspetto in cui ti senti secondo. Anche quelli che lottano per arrivare primi sentono di dover dimostrare ancora qualcosa. Oltre ad essere un brano di incoraggiamento per i secondi, è anche uno schernire il primo che – per rimanere primo – deve avere mantenere non sempre puliti”.

E poi c’è quello che definisci il tuo “miglior brano di sempre”. 

“Ho esagerato proprio (ride, ndr). Niente che non va è il brano con la scrittura migliore. Mi sembra maturo, serio. Ha una produzione innovativa, si porta dentro la musica italiana degli anni ’70 ma in chiave moderna. Alcune cose che cito nel pezzo parlano di me, le ho vissute nella pelle. Però, allo stesso tempo, non è un pezzo egoriferito. E’ per tutti”.

Quando scrivi, pensi solo a te stesso?

“Penso molto a me stesso ma sono contento quando riesco a trasformare questo mio ego gigante per gli altri. L’ego c’è, è innegabile. Se scrivi canzoni e vuoi stare davanti a 2-5-10 mila persone, devi averci un bell’ego… ti devi sentire un figo. Le canzoni di questo disco sono a servizio dei fan. L’altra sera ho aperto i direct di Instagram, non li aprivo da un po’. Mi è esploso il telefono di notifiche. Effettivamente mi scrivono delle cose incredibili”.

Tipo?

“Alcuni mi dicono che un mio pezzo gl’ha salvato la vita, ci sono persone che si sono ritrovate nelle mie canzoni, altri mi considerano un supporto. E’ un bel punto di arrivo”.

E l’ego cresce…

“L’ego diventa sempre più grande (ride, ndr)”.

Vieni considerato un “punto di riferimento della musica italiana che non esce dai talent”. Sei contro a quel tipo di passaggio?

“Non sono contro, ognuno deve fare quello che può e vuole. Devono esistere per un certo tipo di artista. Ma Rino Gaetano e Vasco Rossi non verrebbero mai presi in un talent. Lì ci vai se hai una bella faccia o una bella voce. Io non durerei un secondo, non faccio leva sull’immagine o sull’estensione vocale. Non sono contro ma, effettivamente, viziano il mercato discografico. Prima le etichette facevano scouting, andavano a cercare gli artisti nei locali. C’era un contratto diverso con l’artista ed il pubblico. Ora si va in televisione, stai lì cinque mesi e ti conosce tutta Italia ma non hai avuto tempo per formarti come artista”.

Sanremo: ci pensi? E’ fra i tuoi progetti?

“Potrebbe essere un buon trampolino. Se parti da un posto e devi arrivare ad un altro, io credo che sia stupido rifiutare un passaggio…”.

Oggi è iniziato anche l’instore tour. Come ti rapporti con i tuoi fan, Instagram a parte?

“Io sono di Roma, sto sempre a Roma. Mi piace quando mi salutano dalla macchina, gridano ‘Bella Silvà’ e se ne vanno. Non amo l’invadenza. Adesso non vengono più sotto casa perché mi sono trasferito in una zona più defilata. Ma prima mi attaccavano le cose sulla macchina o sulla porta di casa, mi mettevano dei regali nella busta delle lettere. Ci tengo a loro”.

Photo credits | Mattia Zoppellaro

Coez, Niente che non va, tracklist

Still life
La rabbia dei secondi
Niente di che
Con le tasche leggere
Dove finiscono le favole
Niente che non va
Jet
Ti sposerai
Costole rotte
Buona fortuna
Le parole più grandi

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