Rezophonic, Mario Riso a SoundsBlog: “Siamo la Nazionale del rock e vogliamo dare da bere a chi veramente ha sete”
Nel videoclip di Dalla a me compaiono anche Pippo Baudo, Ilaria D’Amico, Rocco Siffredi, Diego Abbatantuono, Nino Frassica, Giobbe Covatta, Nicola Savino, Marco Materazzi, Javier Zanetti, Fabio Caressa, Alessandro Borghese, Claudio Cecchetto, Caparezza, Ringo, Cristina Scabbia
Il primo disco, nato dopo che “io ho scoperto la sete nel 2003 durante un viaggio in Africa”, affrontava la tematica della scarsità di risorse idriche in alcune zone specifiche di quel continente. Il secondo, che si intitola Nell’Acqua (contiene un singolo scritto con Caparezza), prendeva in considerazione il problema dell’acqua a 360 gradi, senza cioé delimitarlo a zone, nazioni, partiti, religioni o colore della pelle. Ed ora è il momento di ‘Dalla a me (io sicuramente non la spreco)‘, singolo che anticipa R3ZOPHONIC, nuovo progetto discografico di Mario Riso. Si tratta del batterista, tra i fondatori di Rock Tv, che guida l’iniziativa umanitaria che sostiene il progetto idrico di Amref Italia (Fondazione Africana per la medicina e la ricerca) e che ha come scopo la realizzazione di pozzi d’acqua in Africa.
Nel videoclip di Dalla a me, che vi proponiamo in apertura di post, compaiono moltissimi personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport quali Pippo Baudo, Ilaria D’Amico, Rocco Siffredi, Diego Abbatantuono, Nino Frassica, Giobbe Covatta, Nicola Savino, Marco Materazzi, Javier Zanetti, Fabio Caressa, Alessandro Borghese, Claudio Cecchetto, Caparezza, Ringo, Cristina Scabbia. A cantare ci sono Daniele “Danti” Lazzarin (dei Two Fingerz), KG Man, Jake La Furia (Club Dogo), Piotta, Shade; la formazione dei Rezophonic si completa con alla batteria Mario Riso, al basso Giuseppe Fiori e alle chitarre Giovanni Frigo, Gianluca Battaglion e Oliviero “Olly” Riva (che ha prodotto il disco).
SoundsBlog ha intervistato Mario Riso, il quale ha spiegato come Dalla a me tratti del tema dello spreco perché se oggi “non ci si può permettere di aiutare gli altri, si può stare attenti a non sprecare ciò che abbiamo”.
Cosa è Rezophonic?
È la Nazionale del rock, non solo italiana. Oltre 200 artisti si sono uniti per offrire la possibilità di bere acqua a chi ha veramente sete. È lo slogan che portiamo avanti dal 2006, l’obiettivo è costruire pozzi d’acqua in Africa per conto di Amref, di cui sono ambasciatore, e di Icio Onlus che fa capo a Icio De Romedis. Abbiamo costruito con dischi, sensibilizzazioni, concerti e videoclip 158 pozzi d’acqua, 15 cisterne e 3 scuole. Significa che 30 mila persone grazie alla musica italiana potranno bere per tutta la vita.
Nel video di Dalla a me compaiono molti vip. Raccontaci qualche aneddoto legato ad alcuni di essi…
Il pezzo è una provocazione. Nella vita ci lamentiamo perché non abbiamo una macchina o una casa più grande, ma queste cose per molte persone sulla Terra sono un sogno che mai realizzeranno. ‘Se c’è qualcosa di cui ti lamenti e non sai cosa fartene dalla a me e io non la spreco’. Per veicolare questo messaggio è stato usato il rock per la base e l’hip hop – Jack La Furia, Piotta – per raccontare la storia in modo ironico; il ritornello è invece cantato da personaggi del mondo dello spettacolo. Venendo agli aneddoti, per esempio sono andato nella camera da letto dell’hotel di Lugano di Rocco Siffredi prima che lui partisse per girare due mesi di fila di film; con Nino Frassica abbiamo girato le riprese in un parco di Roma, eravamo dietro una siepe e lui diceva ‘dalla a me, dalla a me’, immagino cosa abbiano pensato le persone che passavano; Caparezza mi ha mandato la sua ripresa con un telefonino mentre era a New York.
Recentemente avete suonato in Russia…
Rezophonic è il fiore all’occhiello italiano nel mondo; il nostro progetto è unico nel suo genere perché di solito nasce un progetto di charity per un singolo, ci si lava tutti la coscienza e si ritorna a casa. Invece questo è operativo dal 2006, non ha precedenti. Ogni volta che l’ho raccontato ad artisti come Steve Vai e Billy Sheehan sono rimasti colpiti che in Italia possa esistere una cosa di questo tipo. La riprova che questo sia un progetto esportabile sono stati i concerti a Londra, in Ungheria e, dieci giorni fa, in Russia, dove siamo stati votati come miglior band delle 16 nazioni in gara al mondiale. Farò una raccolta di tutti i brani in inglese, più due o tre singoli rappresentativi in italiano: uscirà in tutto il mondo e sarà supportata da date che ci hanno chiesto di fare in Iran e in Israele.
Come funziona dal punto di vista tecnico, i proventi del disco vanno interamente in beneficenza?
Vendere un disco oggi non è più così importante come lo era in passato. È un pretesto per fare serate in giro. 158 pozzi d’acqua, 15 cisterne e 3 scuole sono stati fatti soprattutto grazie all’attività live. È successo che alla fine di un concerto davanti a 200 persone – sembrava essere stato un fiasco – mi ha avvicinato una persona che ci ha fatto una donazione di 50 mila euro per due anni. Per quanto riguarda i proventi, i soldi dei dischi arrivano direttamente ad Amref senza passare da me. E da quando non ho più una casa discografica, mi autofinanzio.
Per i concerti, invece, come funziona? La formazione cambia di volta in volta?
Una volta fissata la data, mandiamo una mail di convocazione, scopriamo le disponibilità ad un mese dall’evento e in quel momento diamo le conferme al promoter. Rezophonic esce a rimborso spese: a seconda della cifra messa a disposizione io cerco di fornire uno spettacolo più o meno ricco di presenze. C’è una cosa che mi rammarica…
Cosa?
Il mondo della comunicazione si è dimostrato quello che è: siccome non faccio niente di male, non picchio nessuno, probabilmente, non sono molto interessante. I miei miti sono quelli che hanno cambiato le cose senza alzare la voce, senza prevaricare. Mi fa arrabbiare che i promoter e la comunicazione in generale abbiano sempre bisogno di aver il nome dell’artista importante per giustificare il fatto di parlare del progetto. Spesso sono stato trattato come il bambino che può giocare al parco con gli altri solo se porta il pallone. Questo fa sì che ogni tanto dei momenti di sconforto ci siano: mi viene proposta una piazza, mi viene detto che il progetto è dignitoso e merita, ma stringendo mi viene chiesto se c’è Giuliano Sangiorgi piuttosto che Caparezza. Come se fosse quella la cosa più importante. Rezophonic è una Nazionale e come tale va tifata a prescindere che giochi Balotelli o Giuseppe Rossi.
Come si riesce a mantenere per così tanti anni un progetto così ampio?
È molto semplice. Ho sempre lavorato a Rock Tv, ne sono uno dei soci fondatori; mi sono potuto permettere, fino ad oggi e non so fino a quando, di finanziare personalmente il progetto. È il mio modo di restituire la fortuna che ho avuto nella vita. Stampo io i dischi, finanzio io il master, vivo Rezophonic come un progetto pulito visto che la mia fonte di reddito è un’altra e con Rezophonic non devo camparci.
C’è stato qualche tentativo esterno di sporcare il progetto Rezophonic? Hai avuto delusioni?
C’è stato il tentativo di avvicinare Rezophonic ad alcune realtà di parte, politiche o religiose. Alcune persone hanno provato a farmi schierare, ma senza risultato. Gestisco Rezophonic da padre di famiglia. Forse è per questo che non è mai riuscito a crescere abbastanza, perché è più facile ottenere risultati quando ti schieri.
Sei un batterista. In un’intervista hai detto che “la tecnica si è evoluta ma le tecnologie frenano un po’ la cattiveria”. Cosa intendevi?
Quando ho iniziato a suonare io dovevi conoscere perfettamente la stesura dei brani; fare un disco era un punto di arrivo, dopo tanti anni di gavetta. Si arrivava ultra preparati. Oggi la tecnologia aiuta tutti a poter suonare e realizzare dischi; oggi il disco è il punto di partenza, tutti fanno musica ma spesso non hanno i requisiti per farla. Il batterista oggi può entrare in studio, fare 5 take suonati male e dopo due ore il produttore li ha montati tutti bene. C’è tanta apparenza e poca sostanza. La cattiveria è quella che devi avere quando entri in studio e sai che quello che farai poi si sentirà. Oggi i musicisti scarsi vengono fatti apparire come bravi, però rimangono scarsi.
Su Rock Tv ha influito la tendenza dei talent show? Come si è trasformato il canale in questi anni?
Le cose sono notevolmente cambiate. Rock Tv è nata dalla volontà di quattro musicisti, io, Tony Massara degli Extrema, Gianluca Galliani, ex bassista, Max Brigante, oggi dj di 105, di offrire un contenitore alle band da riempire con musica valutata dalle persone da casa senza filtro. Da noi i gruppi non soltanto potevano raccontarsi, ma anche condurre le trasmissioni. Poi le cose si sono evolute. Purtroppo la musica in televisione non paga; ecco perché si è trasformata in uno contro l’altro nei reality. Trasmissioni storiche come Festivalbar e Superclassifica show sono state cancellate dai palinsesti. Oggi il canale più potente al mondo per la musica è diventato Youtube perché ti fa vedere ciò che desideri in tempo reale. Non ha più senso fare la rotazione di video in un canale; è fuori dal tempo sperare che qualcuno stia ad aspettare che arrivi il suo video preferito. La tv deve evolversi, per questo mi sono allontanato dal mondo della televisione. Da un anno non lavoro più a tempo pieno a Rock Tv. Preferisco fare il musicista a tempo pieno.