Sofia da X Factor al singolo Radio Lady Gaga: “E’ uno spaccato della società in cui viviamo” – Intervista Soundsblog
Sofia, ex concorrente di X Factor 3, è tornata con un nuovo album: ecco l’intervista di Soundsblog!
Lei è Sofia -vero nome, Francesca Xefteris- ed è stata concorrente nella terza edizione di X Factor, quando il programma era ancora trasmesso su Rai Due.
Era nel team di Claudia Mori e, proprio in queste settimane, è tornata con un EP dal titolo “Radio Lady Gaga“. E proprio questo è anche il nome del singolo di lancio del suo nuovo progetto che contiene, al suo interno, altri due inediti, Le brave bimbe e Comunque. Il disco è disponibile dallo scorso 28 maggio 2013.
Abbiamo contattato Sofia per farle alcune domande. Qui sotto trovate le sue risposte. Buona lettura!
Come stai, Sofia?
Benissimo .. e tu ? 🙂
Bene, bene, grazie! Partiamo da “Radio Lady Gaga”: come nasce l’idea di questa canzone?
Quando scrivo una canzone non so mai di cosa parlerà fino alla fine e questo perché parto sempre dalla musica. Penso che sia la musica stessa a dirmi quello che devo raccontare ed è successo anche con “Radio Lady Gaga”, visto che fin dall’inizio cantavo queste tre parole sul ritornello. Di solito faccio sempre una piccola preproduzione in finto inglese nel mio microstudio casalingo e poi mi trasferisco da Frank Head, il mio collaboratore più stretto in fatto di testi, e lì comincia la fase della scrittura vera e propria. Inizialmente ci eravamo messi in testa di voler scrivere una canzone d’amore alla Romeo e Giulietta, ambientata in un futuro più o meno vicino a noi. Poi, visto che non riuscivo proprio a levarmi dalla testa le parole “radio Lady Gaga”, sui ritornelli abbiamo deciso di scrivere una storia a cornice dove, oltre alla storia d’amore, c’è questa fantomatica radio che spara mille notizie al secondo, ma la più importante è proprio la morte di Lady Gaga. Ora, io non ce l’ho assolutamente con Lady Gaga, anzi è un’artista che ammiro molto e penso che sia il personaggio che rappresenti meglio questi primi anni del duemila. Se dovesse morire, credo che si scatenerebbe veramente un’isteria di massa. Ma la canzone in sé non è neanche una dedica a Lady Gaga, in realtà la canzone dice molto di più: è uno spaccato della società in cui viviamo. Con Frank ne abbiamo immaginato un possibile futuro.
“Le brave bimbe” e “Comunque” sono altri due brani inediti del tuo Ep uscito a fine maggio: come li descriveresti?
“Le brave bimbe” e “Comunque” sono due canzoni molto diverse fra loro. Una ha influenze elettro, l’altra è una ballata classica. Ma in generale tutto quello che compongo è sempre diverso: credo nella unicità delle storie e non vedo perché non debba essere così anche con la musica. La scelta dei brani di questo Ep è stata fatta proprio con questo criterio; sia io che la mia etichetta, la Sunnybit, crediamo che la diversità sia un valore aggiunto e non necessariamente un elemento di confusione. Secondo me è pure un bene spostarsi dalla propria “zona di comfort musicale”, anche perché se non ricerco o sperimento adesso, quando lo dovrei fare?
Sono passati alcuni anni dalla fine del talent show. Oggi come ricordi quell’esperienza? Che è successo da allora? Ti vedi diversa?
Mi sembra che sia passata una vita da quando ho partecipato a “X Factor”. E’ stata una gran bella esperienza soprattutto dal punto di vista umano, perché per la prima volta mi sono messa in discussione a 360 gradi ma è stata dura: a nessuno fa piacere guardare i propri difetti allo specchio e all’inizio l’avevo presa male. Poi, nel corso del programma, ho capito che non dovevo per forza piacere a tutti i costi ma dovevo essere solamente me stessa. Mi si è aperto un mondo da allora, e questo si riflette tantissimo anche nella mia musica: prima mi facevo un milione di problemi, mi sentivo bloccata, avevo dei veri e propri attacchi di panico. Ora ho la sensazione di fare le cose sul serio ma la testa è “leggera”: sicuramente ci ho guadagnato in serenità e rispetto per me stessa. Quando fai musica così, sei disposto anche ad accettare le critiche più spietate, ma riesci a tornare a casa la sera soddisfatto perché hai fatto esattamente quello che volevi e sei pronto a prenderti le tue responsabilità, nel bene e nel male.
“X Factor” terza edizione, in squadra con Claudia Mori: che ricordo hai? L’hai più sentita dopo la fine del programma?
Claudia Mori… fa pensare a uno di quei personaggi che trovi nei manga giapponesi, di quelli che all’inizio ne fraintendi il ruolo perché nascondono dietro gli occhiali da sole tutte le emozioni e solo alla fine capisci perché. Con me Claudia Mori è stata severa, ma se avessi il suo numero di telefono la ringrazierei perché mi ha insegnato a essere più forte, a rimboccarmi le maniche e a non arrendermi mai.
Avresti partecipato o parteciperesti a “The Voice of Italy”? L’hai seguito?
Ho seguito “The Voice” e sono una fan sfegatata di Veronica De Simone. Ok, sparo in alto: magari cantasse una mia canzone! Devo dire che in generale il livello era pazzesco e c’era un’altra cantante che mi ha fatto impazzire con la sua voce, si chiama Silvia Caracristi. Quando ha fatto la cover dei Cure mi sono commossa. Peccato che non sia potuta andare avanti. Detto questo, avendo già fatto un talent show non avrei mai avuto il coraggio di presentarmi a “The Voice”: queste esperienze si dovrebbero fare una volta sola nella vita perché il talent è una grande opportunità, ma non deve diventare l’unico modo per poter far musica. Va preso per quello che è: un’esperienza, un punto di partenza, una parentesi… però la tv e la musica sono due cose diverse. Possono convivere, ma l’una non potrà mai sostituire l’altra.
Che ne pensi dei numerosi talent show in tv? Tra i nomi usciti da “Amici” e “X Factor”, c’è qualcuno che segui?
I talent show mi piacciono e non nascondo che li seguo anche per lavoro: negli anni ho accumulato esperienza in generi molto diversi fra loro, ma raramente ho scritto per qualcuno e mi piacerebbe farlo . Ammetto che un giorno, più che la cantante, mi piacerebbe lavorare dietro ai progetti, per questo sto cercando di diventare polistrumentista, ho riaperto i libri di armonia e cerco di mettermi sempre alla prova. Per come sono fatta, a me non importa di stare sul palco o dietro, a me importa che la musica sia tutta la mia vita. Certo non esiste la formula perfetta per scrivere una bella canzone ma ci metterei lo stesso amore e lo stesso impegno che ci metto ogni giorno per le mie: ascolterei in tutto e per tutto l’interprete, lo incontrerei prima di tutto e mi farei raccontare ogni cosa e questo perché penso che un cantante in generale deve essere prima di tutto credibile. Quando sei credibile è facile che la gente ti capisca e tenda ad ascoltarti di più perché sei forte della tua sincerità. Un po’ come succede per Noemi, Emma o per Mengoni, che seguo e rispetto molto proprio per la loro sincerità.
Ci sono cantanti che ti hanno ispirata o che lo fanno anche oggi? Quali?
Le donne della mia vita musicale sono sempre state Suzanne Vega e Skin degli Skunk Anansie. Mi piace tutta la musica anglosassone e per questo Ep ho messo tutto quello che ascolto da una vita: “Comunque ” ha gli accordi alla Jeff Buckley, altro mostro della musica, per “Le brave bimbe” ho fatto un salto nel passato con le ritmiche alla Police e Violent Femmes, ma ultimamente ho ascoltato tanto i Gorillaz, gli Xx, i Blond Redhead. L’ultimo disco che ho comprato è quello dei Daft Punk. Chissà, magari nell’album faccio una virata da quelle parti… Il fatto è che se una cosa mi piace tanto ci vado letteralmente in fissa e mi incastro! A volte esagero ma conto sul fatto di poter crescere e di trovare uno stile tutto mio.
Hai la possibilità di duettare con un artista straniero: chi scegli?
Suzanne Vega. perché così le potrei stringere la mano e dirle: you are my goddess.
Una canzone che ti ricorda la tua infanzia, la tua adolescenza e una che ascolti molto oggi?
La mia vita ha sempre avuto una gigantesca colonna sonora, ma ci sono dei momenti in cui ho delle vere e proprie allucinazioni uditive: quando penso ad un episodio della mia infanzia parte sempre “The year of the cat” di Al Stewart nei miei ricordi, sarà perché i miei genitori la mettevano spesso sul giradischi. La mia adolescenza è iniziata con “Siamese dream” degli Smashing Pumpkins e “Disarm” ha fatto parte di innumerevoli “cassettine” che facevo per gli amici del liceo. Oggi ascolto tantissima musica per lavoro, ho un occhio un po’ più clinico ma se dovessi scegliere un pezzo che non mi stanca mai opterei per un classico: “Something” dei Beatles.
C’è qualcosa che non ti ho chiesto che vorresti aggiungere?
Si, ma non si tratta di rispondere ad una domanda. Volevo ringraziarti per questa bella chiacchierata 🙂
Grazie mille a Sofia per la sua disponibilità e in bocca al lupo!