Coez, Non erano fiori: “Il disco non è hip hop, il cambio di sound è stato un processo naturale” – intervista Soundsblog
In arrivo il tour e gli appuntamenti instore: “E’ stato molto duro per me non suonare in questo periodo”
La svolta di Coez ha fatto molto discutere i suoi fan della prima ora: l’artista romano infatti ha da poco pubblicato il suo disco di debutto con Carosello Records, “Non erano fiori”, frutto di un intenso lavoro che ha visto la partecipazione di Riccardo Sinigallia come produttore.
Ho visto parecchie polemiche in rete sul tuo cambio di genere musicale: dall’hip hop sei passato a sonorità più pop.
Molta gente si aspettava un disco rap, ma io l’avevo detto, “non aspettatevi un disco rap perchè non sarà così”. A molti non è piaciuto questo cambio.
Come mai questa svolta nel sound?
In realtà è una cosa che faccio di disco in disco, aggiungo parti melodiche e mi sono spinto sempre più verso la canzone vera e propria. Invece una canzone rap non necessariamente deve essere melodica, sono pensieri uniti insieme e legati ad un ritornello. La mia non è stata una scelta razionale, è stato qualcosa di spontaneo. Anche io ci sono rimasto un po’ così quando mi sono usciti questi brani. E’ stato insomma un processo molto naturale.
Si vedono spesso polemiche simili, pensi che il mondo hip hop sia rimasto in un certo senso ‘deluso’?
I fan dell’hip hop sono legati al genere in una maniera molto viscerale. Rompere le formule dell’hip hop è molto facile: il rap ha degli stilemi molto forti, e a livello di struttura c’è poca melodia (soprattutto nelle strofe). Uscire da lì è un attimo, se uno vuole sperimentare quelle regole le rompi subito. Ci sono i fan del genere a cui non è piaciuto questo disco, ma sono una piccola parte, anche se sono quelli che fanno più rumore. A costruire ci vuole più tempo, a distruggere una cosa ci vuole un attimo.
Com’è nata la collaborazione con Riccardo Sinigallia?
Carosello mi ha proposto di lavorare con lui: io avevo mandato loro un provino. Mi sono trovato molto bene con Riccardo, e da lì è partito tutto il disco.
Quando hai iniziato a lavorarci?
Il disco l’ho iniziato verso febbraio dell’anno scorso, ma ti parlo a livello di produzione. I brani invece sono anche più datati. Avevo già del materiale quando sono entrato in studio.
Come sei invece venuto in contatto con Carosello?
Il mio management aveva inviato loro un demo e ho visto subito un sacco di entusiasmo da parte loro. Il mio disco lo classifico nella musica italiana, nonostante abbia una forma ancora abbastanza hip hop, perchè il mio modo di scrivere è quello. E visto che Carosello ha una storia da far spavento a livello di musica italiana, sono molto contento di aver fatto uscire il disco con loro.
Il 21 giugno tornerai a suonare a Roma, com’è il tuo rapporto con la città?
Io il disco l’ho fatto a Roma, per me è stato molto duro in questo periodo non suonare (per fare il disco infatti abbiamo rimandato l’attività live). La cosa che mi piace di più è il live, mi sfogo. Suonare a Roma è proprio il massimo per me. Ho pubblico anche nel resto d’Italia, ma a Roma sono più affezionati perchè mi seguono da un po’ di anni. So che certi numeri li faccio solo a Roma perchè è la mia città, ma io voglio suonare ovunque.