Home Notizie Erica Mou, Contro le onde: “Mi sono sempre piaciute le contaminazioni con l’elettronica” – intervista Soundsblog

Erica Mou, Contro le onde: “Mi sono sempre piaciute le contaminazioni con l’elettronica” – intervista Soundsblog

La cantautrice pugliese torna con un nuovo disco elettro-rock, in collaborazione con Boosta

pubblicato 6 Giugno 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 07:46

Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo nel 2012, e dopo aver calcato palchi importantissimi come Mtv Days, Primo Maggio e Heineken Jammin’ Festival, Erica Mou torna con un nuovo disco, “Contro le onde”.

Il mare e il viaggio riletti dalla talentuosa cantautrice pugliese, che per l’occasione ha scelto di collaborare con Davide Dileo, in arte Boosta (che ha curato la produzione artistica di tutto l’album e firmato la musica di due brani). Un passo avanti verso sonorità più elettro-rock insomma.

Ecco cosa ci ha raccontato Erica.

Quando nasce questo tuo nuovo disco?

Ho scritto tutte le canzoni di questo album (tranne “Infiltrazioni” che è quella più ‘anziana’) nell’ultimo anno, durante il tour del mio precedente disco, “E'”. Poi l’autunno scorso ho cominciato a selezionarle, rivederle e a notare che le attraversava un filo conduttore. Così mi sono sentita pronta per registrare questo nuovo lavoro. I brani poi hanno continuato a cambiare forma e un paio sono persino nati ex novo in studio di registrazione.

Sei per così dire passata all’elettro-rock, quando hai iniziato queste sperimentazioni?

Amo moltissimo la musica acustica, compongo con la chitarra e mi piace cogliere l’essenza di un brano quando lo sento il più ‘nudo’ possibile. Ma d’altra parte mi è sempre piaciuto contaminare questo mondo essenziale con l’elettronica: per cinque anni ho girato in tour con una loop machine, realizzando live dell’elettronica minimale per arrangiare i miei brani. Questa idea poi l’ho trasferita nel primo album registrato con Sugar insieme ai produttori Valgeir Sigurdsson e MaJiKer. In “Contro le onde” c’è un’elettronica diversa, più incisiva, ma con Boosta abbiamo anche lavorato il più possibile con suoni ‘veri’, acustici. Ci sono basso, batteria, tastiere, chitarre, archi, fiati…ho amato molto come questo lato ‘live’ abbia sposato gli elementi elettronici.

In questo disco hai collaborato con Boosta. Com’è nata questa collaborazione?

Lavorare con lui è stato meraviglioso. Ci siamo conosciuti un giorno grazie a Caterina Caselli e abbiamo suonato insieme al pianoforte “Monti di ghiaccio”, che avevo appena scritto. Ho capito subito che sarebbe stato il produttore artistico perfetto per il disco che avevo voglia di fare. Oltre che per gli arrangiamenti, sono profondamente grata a Davide per i tanti consigli e per la sua visione della musica, per aver allargato i miei orizzonti.

Com’è stato lavorare con un’altra persona, dato che di solito sei tu che scrivi tutto (musica e testi)?

E’ vero, scrivo sempre tutto io ma mi piace anche moltissimo affidarmi nella produzione a qualcun’altro, a qualcuno che la pensi in maniera diversa da me. Altrimenti, sai che noia! Con Davide ci siamo trovati talmente bene che mentre lavoravamo al disco abbiamo scritto due brani insieme: “Non dormo mai”, di cui Boosta ha scritto la musica e “Il ritmo” di cui abbiamo scritto la musica insieme.

Il viaggio è il concept di questo disco.

Mentre scrivevo questi brani mi rendevo conto che ruotavano tutti per lo più intorno all’idea di allontanarsi, di viaggiare, di evadere da una condizione di stallo non solo fisica ma anche mentale. Sentivo il bisogno di liberarmi da un empasse, di sfidare dei limiti.

Anche il mare, come immagine, è ben presente. Immagino tu ti riferisca a quello della tua terra. Hai mai pensato alla tua vita senza il mare?

Il mare è proprio uno di quegli elementi da superare nel viaggio, da attraversare. “Contro le onde” è un po’ una sintesi di questo pensiero. Quando penso alla mia vita, ovviamente il mare è presente…lo associo automaticamente a casa mia: lo amo e mi inquieta allo stesso tempo. Ma niente deve essere limitante, sarebbe terribile se le abitudini ci costringessero a rinunciare a scoprire qualcosa di nuovo.

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