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Buon compleanno Mina! Gli auguri di Soundsblog tra canzoni, video, testi e frasi famose

Oggi, 25 marzo 2013, è il compleanno di Mina, ecco gli auguri di Soundsblog

25 Marzo 2013 04:01

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Come è possibile iniziare un post parlando di Mina? Ogni complimento è riduttivo per una delle voci simbolo dell’Italia da decenni. Dal 1978 non appare più al pubblico e nonostante questo le vendite continuano a premiarla e la sua voce è rimasta un punto lontanissimo per ogni cantante in erba e per chi sogna un duetto importante nella propria carriera. Quante volte abbiamo assistito, nelle più svariate interviste, un artista rispondere “Beh, Mina ma…” Perché il solo paragonare la propria voce a quella di Mina Anna Mazzini non è concepibile. E un duetto con lei è come uno dei massimi punti di arrivo per qualsiasi cantante italiano, anche affermato.

Oggi, su Soundsblog, vogliamo festeggiare il suo compleanno con la sua musica e con le sue parole, dichiarazioni o frasi tratte da celebre canzoni. Perché Mina è questo: musica e parole. Insieme, sono La Voce.

Dichiarazioni di Mina

Con personalità si nasce. La personalità vive di luce propria, come il sole. E come il sole dà luce, luce, luce a tutto quello che tocca. La mia definizione è “brillio” (Eva, 1962)

La verità è che nessuno mi conosce veramente: tranne mio marito ovvio. Sono cresciuta in una città di provincia, Cremona. È là che si è formato il mio carattere, è là che mi sono fatta le mie convinzioni sulla vita. No, gli anni dell’adolescenza non si riescono a buttare al vento, d’un colpo, solo perché una diventa popolare. Non m’importerebbe niente di quel che dicono di me, se veramente fossi una donna spregiudicata, senza complessi. Invece ci soffro, e sa quante volte scoppio a piangere quando leggo un articolo su un giornale? Sono capace di piangere per un giorno intero. Questo che significa? Significa che quel provincialismo è ancora in me. E sa cosa le dico? Me lo tengo ben stretto, per carità, guai se lo perdessi, è la cosa più cara che ho. Anche se è proprio quel provincialismo che mi fa soffrire. (Oggi, 1970)

Basta. Basta considerare chi si droga un figo. Non si può dire di no, è proprio così. L’aria da maledetto, bevitore, drogato incanta i ragazzi. E non arrivo ancora a capire perché. Qualche volta, questa perfida interpretazione si accompagna con una reale capacità. Ma si muore. E un’altra vittima di questa imbecillità è caduta. Una che aveva stoffa. Una che aveva un talento potente. E non lo ha potuto esprimere in pieno. Una che non avrà più niente da questa vita che, qualche volta, vale la pena di essere vissuta in lucidità. Si muore. E Amy Winehouse, vittima di un lungo suicidio, se ne è andata. Senza alcuna bellezza. Senza splendori (Vanity Fair 2011)

Fa male che la tv rappresenti così abbondantemente la violenza. Come se fosse l’unica manifestazione dell’uomo interessante da mostrare. Specialmente in questo periodo è facile assistere a telegiornali che su undici o dodici servizi ne trasmettono almeno otto riguardanti morte. Senza voler fare lo struzzo, mi rifiuto di pensare che siano i più importanti. Suscitare raccapriccio, angoscia da aggiungere al dolore che già ci strangola è un’operazione scorretta. Solitamente si tratta di attirare attenzione e strumentalizzare pensieri privati o comuni. Che l’intenzione non sia solo quella buona, di informare, ma piuttosto quella di giustificare prese di posizione e relativa propaganda, lo si può intuire da quanto eventi di orrore e terrore servano a provocare e prolungare dibattiti inutili, sconvenienti, banali. Per non parlare di quanto sia ridicolo, in certe occasioni, ripetere l’invito al silenzio necessario e continuare a dissertare animosamente proprio sull’evento che meriterebbe il silenzio. (Vanity Fair, 2004)

Forse è colpa nostra. Forse abbiamo esagerato, noi della musica leggera. Abbiamo imbottito le nostre canzoni di “ti amo”. Ne abbiamo abusato e il senso reale si è un po’ perso. Magari uno, pur amando disperatamente, non ha voglia di pronunciare quelle due parole stregate col timore di suonare un po’ finto, un po’ fumettistico. Comunque non sono le parole, ma i fatti che contano. Io ci ho messo una vita a imparare a non ascoltare con le orecchie, ma col cervello, col cuore. (Vanity Fair, 2010)

Il fatto è che io non mi sono mai abituata a cantare in pubblico, ho paura di tutto, di dimenticare le parole, di inciampare e cadere come un sacco, ho paura che mi sparino, come in Nashville, come in Quinto potere. Ho sempre pensato a questa cosa, che mentre canto qualcuno mi ammazza, è una sensazione schifosa che mi occupa tutta, quando sono lì che annaspo nei riflettori, e non vedo niente perché oltre tutto si sa che sono mezza orba, un occhio da 18 diottrie. (Repubblica, 1978)

Io ho imparato molto dalla tua voce, ed è giusto ammetterlo, finalmente. (Su Nilla Pizzi, La Stampa, 2009)

Io non sono nata per cantare. Davvero. E non ci crede nessuno quando lo dico. Se c’è una cosa che non mi va di fare è cantare. Voglio dire, in pubblico. A me non piace cantare davanti alla gente. […] Vent’anni fa ero un’altra donna… Oggi non ricomincerei. Magari, sceglierei sempre un’attività artistica, ma nella quale non ci si debba esibire. (Gente, 1978)

La musica… la musica. La amo, la adoro, la idolatro, la venero. Quella che medica. Quella che ti estorce le lacrime. Quella che sembra essere l’unica entità che ti possa capire. Quella che ti persuade. Quella che conferma la tua solitudine. Quella che ti fa muovere. Quella che hai in gola e butti fuori e quella che hai in gola e tieni dentro. Quella che ti convince, anche se solo per un attimo, che siamo degli esseri umani degni di lei. Quella che ti fa trattenere il fiato come davanti al crollo di una diga. Quella che è l’unico, vero, potente stupefacente. Quella che ha fatto dire a Shakespeare: “Nulla vi è di così insensibile, brutale o scatenato dalla rabbia che la musica, finché se ne prolunghi l’eco, non trasformi nella sua stessa natura. Colui che non può contare su alcuna musica dentro di sé, e non si lascia intenerire dall’armonia concorde di suoni dolcemente modulati, è pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina: i moti dell’animo suo sono oscuri come la notte, e i suoi affetti tenebrosi come l’Erebo. Nessuno fidi mai in un uomo simile”. (Vanity Fair, 2003)

Madonna è un’azienda potentissima. Lei scrive, canta, produce e decide tutto. Ha tutta la mia stima. Questo è un ambientino abbastanza spietatino […]. Lei può fare quello che vuole e lo fa con risultati formidabili. Mia figlia Benedetta è pazza di lei e da anni mi martella. “Senti questo… senti quest’altro…”. Anche se un pochino a forza, tutto ciò mi ha permesso di farmi una vera cultura madonniana. Chapeau! (Vanity Fair, 2009)

Non ho mai capito la “funzione” del critico. Dovrebbe forse controllare l’esattezza di un’espressione artistica per stilare classifiche o usare con maggiore appropriatezza gli aggettivi “migliore” e “peggiore”? Dovrebbe mettersi a indagare l’intenzione di uno scrittore, di un pittore, di un musicista esplorandone psiche, cultura, emozione, malattie intercorrenti, conto in banca, temperatura delle guance? Non mi stupisco se qualcuno o tutti fanno commenti, ma la critica, quella che alcuni chiamano critica, mi appare come una disprezzabile invasione di campo. (Vanity Fair, 2013)

Se ne è andato un bambino. Che, probabilmente, non è mai stato veramente felice. Un bambino di cinquant’anni. Che non trovava pace nella continua ricerca di modificarsi per unificarsi a un modello che, forse, nemmeno lui aveva ben chiaro. Tante facce, troppe facce e nessuna definitiva, nessuna serena. Se ne è andato un bambino. E con lui se ne è andato il suo talento. Adesso, quelli della musica «dotta», sia classica che jazz, riusciranno a valutare il suo lavoro più serenamente. (su Michael Jackson, La Stampa, 2009)

Una considerazione piccola piccola. Cantare è la cosa più facile del mondo, si sa. Fa bene al cuore e all’equilibrio psichico. Urlare ancora di più, in alcuni casi. Tutti cantiamo. Perché no? Ma per farlo come professione bisogna avere qualcosa in più che, purtroppo, non si impara. E, a meno che uno non voglia fare il Tannhäuser o comunque fare la carriera di soprano dove lo studio giornaliero è vitale, le lezioni servono a pochissimo. So che mi attiro l’ira di molte persone, ma questo è esattamente quello che penso. (Vanity Fair, 2009)

Frasi & Canzoni

Volami nel cuore | Non puoi andartene via, via, via, via, via, via | Non andare via | Ma se proprio devi andare | Sai come si dice | “va e sii felice” (Volami nel cuore)

E il cuore, il cuore poi | fa un casino di rumore, | batte forte contro il letto | senza farmi più dormire | senza farmi più dormire. | Non si rende neanche conto | che non c’è più niente da fare… (Da capo)

E c’eri tu, | tu nei giorni miei. | E da che non ci sei | non mi piaccio più. | E c’eri tu, | tu nei giorni miei, | io li rivivrei | ma non ti trovo più. (Giorni)

Lo stupore della notte | Spalancata sul mare | Ci sorprese che eravamo sconosciuti io e te | Poi nel buio le tue mani di improvviso sulle mie | E’ cresciuto troppo in fretta questo nostro amor | Se telefonando | Io potessi dirti addio | Ti chiamerei | Se io rivedendoti | Io fossi certa che non soffri | Ti rivedrei | Se guardandoti negli occhi | Saprei dirti basta | Ti guarderei | Ma non so spiegarti | Che il nostro amore appena nato | E’ già finito (Se telefonando)

Sei tu | impercettibile emozione | sei tu, incomprensibile ragione | sei tu… è stata tutta un’illusione ma non è possibile pensare che non mi ami più | difficile da credere o solo da comprendere che non ti avrò mai più (La vita vuota)

Se tu | Chiudi gli occhi | E mi baci Se tu | Tu non ci crederai | Ma vedo | Le mille bolle blu | E vanno leggere, vanno | Si rincorrono | salgono scendono per il ciel (Le mille bolle blu)

Sei tu | che mi esplodi dentro agli occhi quando dormo | ed è per questo che non dormo mai (L’altra metà di me)

Che Cosa sei | Che cosa sei | Che cosa sei | Non cambi mai | Non cambi mai | Non cambi mai… (Parole, parole)

E di notte quando piango | sotto le lenzuola bianche, | rivedo sopra il muro | quelle tue espressioni stanche, | quell’etichetta bianca | con scritto “sono tua, | sprecami se vuoi | ma non buttarmi via”. (Sensazioni)

Il rosso del mio sangue | è l’unico colore, | non è della mia anima che parlo, | è del mio corpo che non ha pudore, | un corpo che ha sofferto, che ha ceduto, | che porta i segni di ogni scontro avuto, | che non ha mai negato la paura | di camminare per la via più dura… (Colori)

E mentre brucia lenta questa sigaretta | io sto seduta qui, che non ho fretta |ti ascolto, dimmi, tanto è come l’altra volta | facciamo pace a letto e non dentro la testa (Portati via)

Più di così mi chiedi e mi pretendi, | più di così mi stringi e poi mi stendi, | e a denti stretti io ti dico di sì | perché ti amo… (Più di così)

Sei peggio di un bambino capriccioso | la vuoi sempre vinta tu | sei l’uomo più egoista e prepotente | che abbia conosciuto mai |Ma c’e’ di buono che al momento giusto | tu sai diventare un altro… | in un attimo tu | sei grande grande grande e le mie pene |non me le ricordo più (Grande, grande, grande)

Quando finisce una canzone | mi prende sempre la tristezza. | Chissà perché? | Non me lo spiego mai… (Quando finisce una canzone)

Io sono carne viva, ahi, sono carne viva, | sono la tua vitamina, | la tua penicillina, | il tuo pentimento, | il tuo cedimento, | la tua compassione, | la disperazione, | senza mai un’attenzione. (Carne viva)

Io sono la sola | che tu | possa amare | non lo vedi che sono a due passi | da te | Non sai quanto bene di un anno | E non sai quanto amore sprecato | Aspettando in | silenzio che tu | Ti accorgessi di me (Sono come tu mi vuoi)

Quante lune sui campi, quanti inverni ed estati | quante lucciole accese, quanti nomi scordati | quanto sole sul mare, quanti estati ed inverni | da riempirsene gli occhi, da riempirci i quaderni | quante cose saranno, quante cose son state | e non sono bastate, e non sono bastate | e non sono bastate. (Compagna di viaggio)

E di Mina hanno anche detto…

Bisogna andare fino in America per trovare una cantante del suo calibro. Però deve essere più se stessa, metterci il cuore come sa, non fare la rockettara. Una volta, in una puntata di Milleluci, l’ho stuzzicata a esibirsi in un simpatico motivo adattato a jazz. […] Ebbene Mina ha preso lo scherzo sul serio ed è partita in quarta con vocalizzi alla Ella Fitzgerald, lasciando tutti sbalorditi. (Gorni Kramer)

Cantare con Mina è stata una gioia immensa. È meravigliosa non solo la qualità, ma anche la cura che ha dimostrato nei confronti della canzone (Giorgia)

Ci sono poche persone della sua epoca che sono rimaste così importanti. È qualcosa che non ha eguali nello star system internazionale. Mi vi rendete conto che cosa vuol dire scegliere di sparire ed esserci contemporaneamente come fa lei? Si rischia di essere dimenticati. Ma lei ha questa ammirevole prerogativa: sparire e cantare lo stesso, con relativi guadagni e notorietà. Mina non passerà mai di moda. Semmai si incaglia nella produzione, nella qualità dei dischi, nella scelta più o meno felice delle canzoni da incidere e lanciare. (Riccardo Cocciante)

Erano momenti in cui i miei dischi non funzionavano e le mie canzoni non le voleva nessuno e la persona che determinò curiosità e interesse intorno a me come autore fu proprio Mina. Nel suo disco dal vivo del 1978 presentò due mie canzoni, Non può morire un’idea e Stasera io qui: fu come rompere il ghiaccio e tutto accadde casualmente, con estrema naturalezza. Le serbo veramente una estrema gratitudine. (Ivano Fossati)

Ho voluto rendere un omaggio a Mina perché è un punto di riferimento imprescindibile per tutte le interpreti femminili / Tutta questa mia svolta è iniziata registrando l’anno scorso la sua Sono come tu mi vuoi e girando il video ispirato alle sue esibizioni a Sabato sera di Raiuno. Mi piace la Mina ironica e graffiante: per me è un confronto stimolante. (Irene Grandi)

Mina ha attraversato questi quarant’anni con una colonna sonora che ha accompagnato i cambiamenti del costume, della storia del nostro Paese, quasi come un riferimento continuo, come un’Italia positiva che arriva attraverso la musica. (Gianni Morandi)

Mina è la più grande cantante che io abbia mai sentito, lei canta le canzoni proprio come devono essere cantate, così come sono state scritte, canta con il cuore, ma la voce, il timbro inconfondibile, l’espressività che sa dare alle sue interpretazioni sono sublimi! È divina. Io sono una delle sue più grandi ammiratrici […], ci ha donato il suo cuore, la sua voce, nessun altro al mondo è come lei… non so cosa dire, lei è per la canzone quello che De Niro è per la recitazione: c’è solo lei, è unica. (Liza Minnelli)

Mina è talmente brava che potrebbe interpretare persino l’elenco telefonico. (Alberto Testa)

Non sono certo l’unica, ma stimo moltissimo Mina e Ornella Vanoni. Pensa che “Parole di burro” l’ho scritta pensando a Mina, l’avrebbe cantata in modo meraviglioso. Amo la loro eleganza, quel sapore anni Sessanta, e certamente entrambe le vocalità. (Carmen Consoli)

Una compagna, una madre, una nonna. Non si sente un mito; gira tra la cucina, il salotto, la sala di registrazione… se la guardi allo specchio non vedi la star, ma la donna. Approvo la sua scelta di ritirarsi dalle scene all’apice del successo. La fama a volte ti risucchia l’anima. (Renato Zero)

Nel rifare gli auguri più sentiti a Mina, vi chiediamo: quale canzone di Mina -presente o assente in questo nostro ricordo- amate maggiormente? C’è un suo brano a cui siete particolarmente legati?

Foto esibizione You Tube, via Wikiquote