Uscite discografiche Marzo 2013 (1° parte): recensioni
David Bowie – The Next Day : il 2013 verrà ricordato per i grandi ritorni, una volta tanto non a livello live ma a livello prettamente discografico. David era atteso, attesissimo e c’era la certezza quasi matematica che il suo nuovo album non avrebbe deluso (nonostante gli ultimi lavori poco memorabili, seppur buoni). Poche storie,
David Bowie – The Next Day : il 2013 verrà ricordato per i grandi ritorni, una volta tanto non a livello live ma a livello prettamente discografico. David era atteso, attesissimo e c’era la certezza quasi matematica che il suo nuovo album non avrebbe deluso (nonostante gli ultimi lavori poco memorabili, seppur buoni). Poche storie, ci sono alcuni artisti (e si contano sulle dita di una mano) che da sempre hanno una marcia un più e il duca bianco è uno di questi. “The Next Day” non innova, ma con alcuni colpi di genio piazzati nei punti giusti riesce a raggiungere i livelli degni del suo nome. Vario e senza passaggi a vuoto. (z.) Voto: 7+
Rhye – Woman : ogni tanto l’hype ripaga. E’ il caso dei Rhye, duo composto da Mike Milosh (no, non canta una donna) e Robin Hannibal. Pop music trattata con i guanti, in modo delicato e sensuale attraverso i canoni della black music. Sophisti-pop si diceva ai tempi di Sade, ma oltre alle semplici questioni di genere qui abbiamo tra le mani una manciata di gran belle canzoni. (z.) Voto: 7+
Daughter – If You Leave : gran debutto lungo per la band inglese capitanata dalla voce di Elena Tonra. Dopo qualche EP molto promettente, realizzano un disco intimo, sofferto e di cristallina tessitura: art-folk, atmosgera da brividi e ottimi testi. (z.) Voto: 7+
Youth Lagoon – Wondrous Bughouse: i sogni bedroom-pop dell’esordio “The Year of Hibernation” svaniscono in un istante. Quella cameretta triste, quasi monocromatica, ma contemporaneamente accogliente si trasforma in un oppiaceo caleidoscopio. Il cambio di direzione è netto, ma il talento viene fuori ancora una volta: maturità incredibile nonostante l’età, intrecci per nulla banali e una maestosità inattesa. “The Year of Hibernation” era il cuore, “Wondrous Bughouse” è il cervello. Due su due per Trevor Powers, il capolavoro è dietro l’angolo. (z.) Voto: 7
Autre Ne Veut – Anxiety : molto più hype per questo secondo album intitolato “Anxiety” rispetto all’esordio. Merito soprattutto di un singolo potente come “Counting”, ma anche il resto dell’album ha i suoi momenti degni di nota. Viene effettuato uno smarcamento a lato rispetto al post-r&b 2k11/2k12, con convinzione e personalità spiccatamente pop. (z.) Voto: 7
Suuns – Images Du Futur : sophomore più convincente del debutto, le images du futur dei SUUNS sono quadretti art-rock variegati, mai banali che riescono a colpire su più fronti. Ritmi e giochi strumentali veramente degni di nota. Peccato per il timbro vocale veramente troppo simile ai Clinic, ma purtroppo non ci si può far nulla. (z.) Voto: 7
Kavinsky – OutRun : la nightcall post-Drive che l’anno scorso ha regalato un masterpiece come l’ultimo dei Chromatics, nel 2013 lancia definitivamente il francese Kavinsky. Tributo agli anni ’80, synthorama sia da viaggio notturno sia da club. Sintesi del tamarro eighties con tanto di citazione allo storico videogame “OutRun”. Testarossa Autodrive e via. (z.) Voto: 6
Shout Out Louds – Optica: la band svedese che durante gli anni zero tanto ha dato ai fan dell’indie-pop, torna a tre anni di distanza dall’interlocutorio “Work” con “Optica”, un disco che sposta non poco l’asse verso gli anni ’80 (Cure su tutti). (z.) Voto: 6+
Black Rebel Motorcycle Club – Specter At The Feast : tra i protagonisti del indie-garage dei primi anni zero i BRMC hanno saputo esplorare anche sonorità diverse (“Howl” ad esempio) senza mai tradire il loro trademark-sound. L’ultima fatica “Specter At The Feast” ripropone il classico rock-blues-garage ma apre le porte a desert-vibes piuttosto psichedeliche. (z.) Voto: 6/7
Fiction – The Big Other : debutto via Moshi Moshi per gli inglesi Fiction. La formula non sorprende (Talking Heads, Vampire Weekend e sussulti strumentali) ma nel commplesso dimostrano personalità e una visione concettuale interessante. (z.) Voto: 6,5
Föllakzoid – II : i Föllakzoid sono cileni. Ora, immaginate la musica tradizionale cilena. Ecco, la loro proposta è esattamente l’opposto, tanto che va a pescare dal krautrock tedesco e dalla scena psy-space. Nulla di nuovo, ma eseguito con gusto. (z.) Voto: 6/7
Lactis Fever – Lactis Fever : in Italia forse manca un nome indie-rock che guarda in grande a livello internazionale. Di proposte “di culto” ne abbiamo di ottime (i Brothers in Law i primi che mi vengono in mente), ma qualcuno che possa anche puntare alle classifiche di vendita ci manca. I Lactis Fever non sfigurerebbero in mezzo a proposte “indie” pop-rock anglofone… certo il campo è limitato e piuttosto banale/già battuto, ma il loro omonimo album è ben prodotto. (z.) Voto: 6
Theme Park – Theme Park : dopo il buon EP dello scorso anno (“Wax EP”) arriva l’album di debutto per la band di Londra. Coordinate post-Talking Heads, ritmi uptempo, colori funk-pop e divagazioni indie-club. Piacevole, ma potevano osare di più. (z.) Voto: 6
Dido – Girl Who Got Away: dopo cinque anni di pausa post-flop per Dido il rischio di un nuovo passo falso è altissimo… soprattutto con un disco come “Girl Who Got Away”: noioso e completamente fuori tempo massimo (no, Kendrick non fa miracoli). Fa quasi tenerezza… (z.) Voto: 4,5
Kate Nash – Girl Talk : la piccola star di “Made of Bricks” (“Foundations”, “Mouthwash”…) si era già persa per strada al secondo tentativo (“My Best Friend Is You”). Sembra che regni la confusione in Kate: lo scorso anno un EP di girl-rock DIY (“Death Proof”) a cui fa seguito il terzo album “Girl Talk”, quindici brani un po’ lasciati al caso e senza una direzione convincente. (z.) Voto: 5/6
Johnny Marr – The Messenger : nel 2013 delle super reunion e dei grandi ritorni trova spazio anche il primo album solista dello storico e influente chitarrista degli Smiths. “The Messenger” però fatica a brillare di luce propria, la classe c’è e l’esperienza pure, ma il risultato è abbastanza generico. (z.) Voto: 6+
Giuradei – Giuradei : entra ufficialmente il fratello e il progetto di Ettore Giuradei diventa i Giuradei. Non si fa la storia della musica italiana e probabilmente neanche del cantautorato tricolore, ma “Giuradei” si mantiene su un buon livello sia lirico che melodico lungo tutta la sua durata. (z.) Voto: 6,5
Mogwai – Les Revenants : la storica formazione post-rock torna dopo il non riuscitissimo “Hardcore Will Never Die, But You Will” con un lavoro che fa da colonna sonora all’omonimo telefilm francese. Episodio piuttosto pacato e minimale… tutto sommato freddino se decontestualizzato dalle immagini. (z.) Voto: 6,5
Fear Of Men – Early Fragments : primi frammenti in formato lungo per la band guidata da Jessica Weiss. Indie pop acerbo e casereccio come da manuale, unendosi ai Burning Hearts quanto a memorie Cranberries. Possono crescere tanto, ma questo “Early Fragmentes” è già di suo un gran bel dischetto. (z.) Voto: 7-
Night Beds – Country Sleep : buon debutto tra chamber pop e delicati tocchi folk. Il singolone “Ramona” è in buona compagnia. (z.) Voto: 7-
Hervè – The Art of Disappearing : dopo anni vissuti come schiavo dei club tra remix e dance tamarra, il dj inglese cambia rotta, rallenta il ritmo buttandosi verso una electronica più ricercata. Le guestate illustri (Austra, Niki & The Dove tra gli altri) aiutano, ma “The Art of Disappearing” soffre di poca coesione. (z.) Voto: 6
The Last Bison – Inheritance: metà dei brani arriva dal precedente album, ora hanno la Universal Republic dietro e il loro folk-USA ispirato può andare lontano. “Switzerland” è la hit, il resto segue. (z.) Voto: 6+
Matmos – The Marriage of True Minds : un percorso dedito alla sperimentazione elettronica iniziato quasi venti anni fa quello dei Matmos. “The Marriage of True Minds” è l’ultimo bel tassello. (z.) Voto: 6/7
Ulterior – The Bleach Room : dopo il debutto “Wild in Wildlife” gli Ulterior stanno facendo un po’ di fatica ad avere visibilità con il secondo album “The Bleach Room”. Ed è un peccato per nel mixare goth-wave, post-punk e tensioni dark hanno pochi eguali. Consigliatissimo ai fan di Soft Moon e APTBS. (z.) Voto: 7-
G di Arancia – Terra EP : per il duo emiliano quattro tracce di blues-rock appenninico: ruspante, sanguigno e genuino. (z.) Voto: 6/7
Eat Skull – III : terzo lavoro per la band di Portland che mescola lofi garage, psichedelia e noisepop. Consigliato soprattutto agli amanti del genere. (z.) Voto: 6
Bastille – Bad Blood : successo in crescita per il progetto di Dan Smith. Molta facciata, poca sostanza. (z.) Voto: 5
Psychic Ills – One Track Mind : psichedelia senza troppa spinta nel quarto capitolo della band di Brooklyn. (z.) Voto: 6-
Acteurs – Acteurs: bel mix di post industrial e intuizioni fine ’70/inizio ’80. (z.) Voto: 7
Monday – Smooth Phase EP : sei nuove tracce per la band italiana. Abilità nel costruire brani potenzialmente pop sotto strati di derivazione eighties (wave-postpunk) e nell’unire chitarre e digitalismi. (z.) Voto: 6,5
Concrete Knives – Be Your Own King : debutto piacevole e poco più per l’indie band francese. (z.) Voto: 6
LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di buon livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: neanche Justin Bieber, difficile trovare di peggio.
2: non c’è limite al peggio
1: …
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Febbraio 2013 – 3° Parte
Febbraio 2013 – 2° Parte
Febbraio 2013 – 1° Parte
Gennaio 2013 – 2° Parte
Gennaio 2013 – 1° Parte
Migliori Album Internazionali 2012
Migliori Album Italiani 2012
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