Christina Aguilera: “Bionic”, la recensione
Immaginate una bambina prodigio che si diverte a sconvolgere mezzo mondo col proprio talento vocale; immaginatela poi crescere fino ad arrivare al periodo dell’adolescenza in cui c’è lo scoppio ormonale caratterizzato anche dal cambio di voce; immaginate ancora la stessa ragazza diventare donna e poi madre raggiungendo così la raffinatezza e l’eleganza propria della maturità
Immaginate una bambina prodigio che si diverte a sconvolgere mezzo mondo col proprio talento vocale; immaginatela poi crescere fino ad arrivare al periodo dell’adolescenza in cui c’è lo scoppio ormonale caratterizzato anche dal cambio di voce; immaginate ancora la stessa ragazza diventare donna e poi madre raggiungendo così la raffinatezza e l’eleganza propria della maturità ed abbandonando di conseguenza la trasgressione della pubertà.
A questo punto il percorso di questo essere dovrebbe continuare con la vecchiaia ed infine terminare con la morte ma per fortuna il personaggio di cui stiamo parlando ne ha fatto volentieri a meno e si è aggrappato ad un altro gradino evolutivo che l’ha portata alla trasumanazione grazie alla quale uscire dalla situazione umana per avvicinarsi al livello robotico, futuristico e “BIONICO” volgendo di conseguenza lo sguardo all’innovazione senza però dimenticare le proprie radici ed il proprio excursus esistenziale radicato alla condizione terrestre. Quale prodotto ne esce fuori? Una specie di “Frankenstein” che di brutto e mostruoso non ha nulla.
Oramai avete capito di chi stiamo parlando! Si tratta di Christina Aguilera, creatura artistica che proprio oggi 8 giugno presenta al mondo intero l’ultima fatica che prende il nome di “Bionic“, album che segue “Christina Aguilera”, “Stripped” e “Back To Basics”, tutti steps evolutivi della sua carriera. Siete pronti alla recensione del suo nuovo disco targata Soundsblog? Andate dopo la pausa.
1. Bionic. Si parte entrando nel mondo futuristico dell’Aguilera caratterizzato da suoni elettronici, da una buona dose di pop commerciale, da strofe che hanno un retrogusto retrò e da bridges che richiamano alla memoria i film di Quentin Tarantino. Chi ben comincia è a metà dell’opera. Voto: 8
2. Not Myself Tonight. Primo singolo di questa nuova era. E’ forse la canzone meno rappresentativa dell’album: molto probabilmente si è cercato di lasciare Xtina legata al suo passato discografico riparandosi così dal rischio di un possibile flop che la sperimentazione del nuovo disco avrebbe potuto causare. Detto questo c’è da dire che il livello del brano è molto alto: anche se subisce le influenze del pop contemporaneo non chiude la strada all’innovazione e riesce a farlo apportando nella propria struttura musicale il tribal-house. Voto: 8+
3. Woohoo feat. Nicki Minaj. Urban, versi di corvi fastidiosi dei quali non si può più fare a meno una volta ascoltati, pseudo-rap, liriche al limite del trash, ritornelli accattivanti e martellanti, prologo ed epilogo elettronici sono gli elementi che permettono a questa canzone di diventare una bomba commerciale e quindi di candidarsi ad essere il prossimo singolo. Fantastico (soprattutto le parti strumentali che sono abbastanza ricorrenti anche nel corso del disco)! Voto: 9
4. Elastic Love. Si ritorna a sperimentare in maniera pesante ed originale senza dimenticare di strizzare l’occhio agli anni ’80. La voce della cantante viene modificata al massimo e questo ci induce a guardare la canzone con occhi poco ammirevoli. Voto: 6 e mezzo
5. Desnudate. Avevate dimenticato delle origini latine dell’artista? Niente paura! Ci pensa lei a farvele ricordare con questo pezzo fortemente orecchiabile, fortemente commerciale, fortemente da club, fortemente da tormentone. I richiami alla dancehall, al reggaeton ed al latin pop sono gli assi nella manica di un brano che potrebbe essere proposto come estratto di “Bionic” da destinare al prossimo periodo estivo. Si poteva fare a meno delle frasi “ansimanti” in spagnolo ma allo stesso tempo si è consapevoli che togliendole poteva rovinarsi il concept di tutto il lavoro. Voto: 8 e mezzo
6. Love & Glamour (intro) . S.v.
7. Glam. Eccola l’uptempo “gioiello” di questo album. Non sbagliava mica chi riteneva che fosse la “Vogue” del 2010. Eleganza elettronica, esplosione vocale, particolarità musicale e di arrangiamento, fashion e sofisticatezza sono gli ingredienti di un altro probabile successo di Christina. Voto: 9
8. Prima Donna. Grinta, grinta ed ancora grinta. Non c’era bisogno di nient’altro per rendere migliore questa canzone. Il suono duro, la voce graffiante ed “incazzata” della cantante, sample di pezzi molto conosciuti sono tutte caratteristiche che riescono ad apportare al pezzo quella spinta all’incisività di cui si necessitava per un beat del genere. Magari qualche acuto in più poteva colorare maggiormente il brano ma ci accontentiamo lo stesso. Voto: 8 e mezzo
9. Morning Dessert (intro) . Non poteva esserci preparazione migliore per il quintetto “ballads” di eccezione che sta per arrivare. Voto: 9
10. Sex For Breakfast. Iniziamo a godere fino a toccare il nirvana grazie alla carica sensuale della voce dell’artista. Il pop’n’b di questo brano ci porta in una dimensione onirica in cui si sogna, se la si ascolta ad occhi chiusi, di trovarsi dinanzi la bellezza che lei (Xtina) rappresenta la quale ci sussurra a colazione tutte le cose carine che un uomo vorrebbe sentirsi dire a primo mattino; contemporaneamente però non si concede mai fino in fondo e questo contribuisce ancora di più a creare quella atmosfera di curiosità, di voglia, di tentazione e di estasi. Ottimo lavoro! Voto: 9 e mezzo
11. Lift Me Up. Potevamo mai fare a meno di Linda Perry e del suo estro melodico? Giammai! La famosa compositrice ci ha regalato una perla molto rara che con la collaborazione vocale di Xtina ha raggiunto livelli paradisiaci. Lo scheletro armonico del pezzo è incredibilmente emozionante e raggiunge il suo punto di massimo splendore nel bridge in cui ci sono dei falsetti “angelici” che rappresentano il vero cuore del pezzo. Di sicuro i suoni elettronici stonano un pò con il resto dell’impalcatura (e quindi sarebbe stato meglio proporre la versione live presentata questo inverno) ma comunque ciò non impedisce al tutto di avere un livello qualitativo altissimo. Voto: 9 e mezzo
12. My Heart (Intro) . S.v.
13. All I Need. Chi non vorrebbe avere una moglie così che canta al proprio figlio una ninna nanna del genere dal sapore jazz?! Interpretazione impeccabile che per fortuna ha evitato di sfociare nell’acuto il quale avrebbe avuto poco a che fare con la canzone. Immaginate una mamma che mentre culla la propria creatura si mette ad urlare: ecco, sarebbe stato poco indicato. Christina l’ha capito ed è sfuggita quindi al pericolo nel quale era molto facile incappare visti i suoi trascorsi da “screamer”. Le analogie col background di Norah Jones sono forti. Voto: 8 e mezzo
14. I Am. Ed ecco che si entra nella dimensione ovattata e originale tipica della migliore Bjork. Se rimaniamo ancorati sempre al paradisiaco di cui più volte abbiamo parlato in questa recensione si può ipotizzare che è questo il pezzo che ci trasporta in alto, è questo il pezzo che ci lascia passare attraverso le nuvole per volare sempre più su. Idilliaco! Voto: 10 meno
15. You Lost Me. Se qualcuno è volato in alto vuol dire che è andato via dalla terraferma, motivo per il quale “l’abbiamo perso”. In questo caso però c’è poco da piangere perchè quello stesso “qualcuno” è diventato un angelo che con la sua voce divina ci permette di assaporare i confini di altri territori. La potenza vocale, dell’interpretazione e dell’arrangiamento permettono a questa canzone di diventare la migliore ballata del disco il che ci spinge quindi ad affermare che molto probabilmente diventerà un singolo. Voto: 10
16. I Hate Boys. Si cade drasticamente in basso. Il risveglio è brusco ma ciò non ci impedisce di abituarci subito alla nuova condizione terrestre del disco. Pungete, spigliata, emancipata, coi controco”beep”… volevo dire con controcanti eccellenti, la canzone ci ricorda che anche Miss Dirrty sa fare uptempo pop da classifica. Probabile singolo? Voto: 8 e mezzo
17. My Girls feat. Peaches. Se nel caso precedente si cadeva in basso senza farsi male, qui invece ci vogliono addirittura i punti di sutura. Si tratta dell’unico brano del progetto discografico ad avere poco da dire sia dal punto di vista musicale che da quello canoro ed è un peccato data la collaborazione con Peaches la quale a questo punto è stata davvero sprecata. Voto: 3
18. Vanity. Non ci poteva essere una fine migliore! Freschezza, simpatia esilarante (la marcia nuziale finale è qualcosa di indescrivibilmente positivo) ed acuti spaccatimpani sono gli elementi che caratterizzano l’happy ending dell’album. Voto: 8
Sarà veramente finita? “Frankenstein” sarà uscito di scena? Lo scopriremo nella prossima parte della recensione.
19. Monday Morning . Non poteva finire in quel modo questa fantastica storia sonora. Un album “bionico” non poteva smettere la propria presentazione in maniera poco sperimentale. Ed ecco quindi che viene proposta la traccia più catchy del lavoro. Stupida per alcuni versi, interessante per altri: si apprezza l’elektro utilizzato in maniera differente dal solito il quale viene poi incastrato con un sound tipicamente vecchio che si rifà agli anni ’80. Il connubio è davvero originale e permette alla cantante di cimentarsi in qualcosa di diverso dalle altre colleghe.Voto: 9
20. Bobblehead . La vera sorpresa è proprio questa traccia. Il ritmo alla M.I.A. conferisce alla cantante di “Genie In A Bottle” un’altra medaglia di valore per aver esplorato un territorio a lei sconosciuto come quello del dub-step al quale mischia un ottimo rap. Chi se lo sarebbe mai aspettato che una poppettara del genere potesse avere talento anche nel cantare dei testi dalla metrica squisitamente “hip hop”? Voto: 9
21. Birds Of Pray. Se con “I Am” stavamo in paradiso qui siamo all’inferno. Scene dark, esoteriche, misteriose, intriganti e pericolose sono quelle su cui fantastichiamo nel momento in cui ascoltiamo questo pezzo. L’influenza mediorentale conferisce al tutto quella spezia necessaria per rendere il piatto estremamente gustoso e particolare. Voto: 9 e mezzo
22. Stronger Than Ever. Christina non poteva lasciarci senza ricordarci della sua vera natura sublime. Questa canzone è il classico esempio di come quest’artista faccia delle ballate il suo cavallo di battaglia e nessuno, nell’epoca contemporanea, riesce ad emozionarci meglio di lei. Inoltre quella vena rock alla “Fighter” ci riporta in tempi non proprio lontanissimi in cui tutti l’ ammiravamo per il suo essere la vera forza del pop degli anni 2000. Voto: 10
23. I Am (Stripped) . Non cambia molto rispetto alla sua gemella. Forse un pò più di intimità strumentale e vocale.
Potremmo spendere davvero tante parole entusiasmanti per questo fantastico lavoro ma evitiamo di farlo visto che già siamo stati esaustivi nel parlare di questo nuovo progetto commentando ogni canzone. L’unica cosa che abbiamo da dire è che tra tutte le popstars che abbiamo a disposizione Christina Aguilera si è dimostrata ancora una volta l’unica capace di sperimentare, di rischiare e di avventurarsi in selve mai esplorate. Il vero generale è lei, la vera macchina sforna idee è lei, la vera pioniera è lei. Congratulazioni!
Adesso quale sarà il prossimo confine musicale che invaderà? Magari potrebbe proporci musica etnica in cui il pop, ovviamente, sarà il denominatore comune. Pensate ad una sua canzone con l’influenza sonora italiana. Oppure quella francese. O ancora quella spagnola. Anche quella indiana. Sarebbe fantastica quella araba. E perchè non anche quella cinese. E come scordarsi di quella sudamericana? Insomma: come potete vedere Christina ci fa lavorare molto di fantasia e questo è un bene, no?
Aspettate! Un unico appunto negativo su “Bionic” glielo facciamo. “Cara Madame X vogliamo sentirti urlare molto di più”!