Justin Timberlake, The 20/20 Experience: recensione in anteprima
Ecco finalmente il tanto atteso “The 20/20 Experience“.
L’album segna il ritorno sulle scene musicali di Justin Timberlake dopo ben sette anni di assenza per dedicarsi al cinema e tentare (con successo) la carriera di attore. I fan chiedevano -e speravano- a gran voce il ritorno del cantante dopo il suo ultimo disco, FutureSex/LoveSounds datato 2006.
Ed ecco tra le mani il suo nuovo lavoro che, come anticipato dai due singoli “Suit & Tie” e “Mirrors”, non vuole seguire il filone che l’ha portato al successo. E si sente. Se forse il secondo brano estratto è più commerciale e a presa immediata, rispetto al precedente, all’interno di 20/20 Experience troviamo esattamente quello che la curiosa copertina rappresenta. Un mix di sound diversi, tra il sapore retro già ampiamente dimostrato (tra smoking e video) e suoni non convenzionali. C’è di tutto nel disco, per un risultato che supera un vero e proprio genere. Se vi aspettate di trovare singoli ovvi dal primo ascolto siete sulla strada sbagliata. Non troverete nessuna “Cry me a river” o “Sexyback”. In questo album c’è voglia evidente di sperimentare, di non ripresentarsi uguali a prima al pubblico. Perché gli anni forse sono passati, perché ormai il sound che lo ha reso famoso è diventato abusato. E anche perché Justin è un uomo, ormai, sposato, 32enne, interessato alla musica soprattutto quando ha qualcosa da dire e raccontare. E da proporre. Per questo motivo, il disco probabilmente sarà di quelli da acquistare, comprare e voler ascoltare quando si vuole in sottofondo un album variegato, elegante, raffinato, non immediato e anche intenso. Unica piccola pecca, forse, la sensazione di ascoltare alcune canzoni che sembrano quasi volutamente allungate (dopo Suit & Tie, la più breve supera i 6 minuti). Ma è voluto, è cercato, è desiderato, come del resto aveva dichiarato proprio lui
Dopo il salto, la recensione di “20/20 Experience”
Inizio elegante, raffinato con il brano “Pusher Love Girl“, dal sapore quasi cinematografico anni sessanta. La prima traccia del nuovo album si allunga con istrionismi vocali e musicali raggiungendo gli otto minuti di durata e lasciando poi spazio al primo singolo “Suit & Tie” feat Jay-Z. Un singolo che ha sorpreso i fan, lasciandoli inizialmente dubbiosi sul tanto atteso comeback. Ma dopo alcuni ascolti ha conquistato. “Don’t Hold the wall” si apre con un sound lontano, ritmi quasi mitologici che accompagnano tutto il pezzo strizzando poi l’occhio con un ritornello convincente che lo promuove a possibile prossimo singolo. “Strawberry Bubblegum” apre sempre puntando sulle atmosfere passate, volutamente come fosse un vecchio disco in vinile che inizia a suonare. Qui la voce di Justin è più solitaria, meno accompagnata o offuscata dalla musica, con un sound elettronico mai invadente per una canzone d’amore (“Tell me you wanna get close somewhere far away, Dont worry about your loving it wont go to waste”).
“Tunnel Vision” unisce musica e cinema, con una telecamera con cui zoomare, tutto il resto non esiste più (“Clouded from anywhere, a million people around, all I see is you”). Il cinema tanto amato da Justin Timberlake diventa metafora per un’atmosfera nostalgica e intensa. “Spaceship Coupe” riprende il tema dell’amore per una canzone scritta apposta per la propria amata, con promesse che volano oltre lo spazio per un viaggio a due a far l’amore sulla luna (“Hop into my Spaceship Coupe, There’s only room for two, me and you, And with the top down, we’ll cruise around, land and make love on the moon”). Il tutto accompagnato da gemiti di passione quasi alieni.
Ritorniamo alle atmosfere fumose da club tra applausi registrati: ad aprire il pezzo e una vera e propria presentazione che anticipa l’inizio veri e proprio del brano. Ed è nuovamente sapore retro con “That Girl” per un pezzo che sembra arrivare nuovamente dagli anni ’60 per una pura dedica d’amore (“Cause I’m in love with that girl, So don’t be mad at me, Cause I’m in love with that girl, So don’t be mad at me”).
Arriviamo all’ottava traccia e cambia totalmente il sound che inizia subito con il martellante e ripetuto “Let the Groove Get In“. Il pezzo è decisamente uno dei più movimentati e dance che abbiamo incontrato fino ad ora in questo album e quella che si avvicina di più alle precedenti sonorità che hanno reso famoso Justin. Penultima traccia è il secondo singolo “Mirrors” una ballad pop mid-tempo ispirata -secondo parecchie fonti- dalla moglie Jessica Biel (“Cause it’s like you’re my mirror My mirror staring back at me, staring back at me”) e orecchiabile fin dal primo ascolto. La versione standard si chiude con “Blue Ocean Floor” è un mix di suoni sottomarini quasi psichedelici con la voce di Timberlake che si adagia a un ritmo di abbandono sfumato in una fine che ha il sapore di un viaggio lontano e profondo
Un ritorno che sarà ben promosso dalla critica e che riporta Justin Timberlake alla musica in una nuova, interessante, versione.
Voto: 7,5
Tracklist
1. Pusher Love Girl
2. Suit & Tie (feat. Jay-Z)
3. Don’t Hold the Wall
4. Strawberry Bubblegum
5. Tunnel Vision
6. Spaceship Coupe
7. That Girl
8. Let the Groove Get In
9. Mirrors
10. Blue Ocean Floor