The Voice of Italy, Riccardo Cocciante: “Oggi, se non becchi un disco, sei tagliato subito fuori”
Intervista a Riccardo Cocciante da Visto sul ruolo di coach a The Voice of Italy
Nell’inedita veste di coach di The Voice of Italy, Riccardo Cocciante sembra trovarsi a proprio agio salvo recriminare di non essere scelto dai giovani talenti per la scarsa conoscenza del proprio repertorio d’artista a tutto tondo. Al settimanale Visto, l’amatissimo chansonnier traccia un primo bilancio dell’esperienza come futuro allenatore d’artisti alla luce delle Blind Audition registrate qualche settimana fa:
Mi interessa il progetto perché parte da un concetto diverso da altri format. Noi abbiamo la possibilità di scegliere la voce al buio, senza vedere la persona, senza essere, al primo impatto, influenzati dall’aspetto estetico, dal contesto. Partire dalla voce mi fa capire che si ha voglia di tornare un po’ indietro, alla vera natura di un artista, alla messa in luce del suo strumento naturale. Un cantante deve partire da lì, tutto il resto viene dopo. Ho visto l’opportunità di entrare in questo mondo che, per la verità, non è proprio mio, però mi offre l’opportunità di parlare di questi argomenti, di contribuire a formare una personalità artistica, un giovane.
Il cantautore, che ha fatto conoscere al mondo opere come Notre Dame de Paris e Romeo e Giulietta, è convinto che, a causa del proprio aspetto fisico, non avrebbe potuto partecipare ad altri talent (come aspirante concorrente) all’infuori di The Voice:
Forse in The Voice sì, perché il primo esame e la voce, per l’appunto, e credo che lì potrei farcela. Negli altri talent, sono abbastanza sicuro che non verrei ammesso, non c’è il fisico adatto, credo.
Terminata la prima stagione dello show musicale di Raidue, Cocciante è pronto a gettarsi in nuovi progetti lavorativi spaziando in vari settori dell’arte:
Mi isolo per un bel po’, mi piace vivere lontano dal frastuono. Direi che vorrei fermarmi, anche se, in realtà, sto scrivendo altri progetti che mi sono stati chiesti da Cina e Russia, altre opere che in questi Paesi sono particolarmente apprezzate. Riprenderò anche Il Piccolo Principe che ho rappresentato a Parigi. Mi sono appassionato a questo genere anche perché mi permette di fare lavorare molti giovani, un’opportunità. E in questo mi ricollego a The Voice, la possibilità di dare spazio ai ragazzi, un futuro. Quelli della mia generazione aveva un produttore che li aiutavano, ci davano il tempo di crescere, investivano. Oggi, non è più possibile: se non becchi un disco, sei tagliato subito fuori, non c’è tempo.