Uscite discografiche Settembre 2010: recensioni (2° parte)
Deerhunter – Halcyon Digest: il loro ultimo album, “Microcastle” (2008), fu sicuramente uno dei migliori dischi di quell’anno. Ora la storia si ripete: Bradford Cox (vedi Atlas Sound) e compagni sono tornati con un’altro grande disco che alterna pezzi più complessi (“He Would Have Laughed”) a piccoli gioielli pop (“Basement Scene”). A livello melodico infatti
Deerhunter – Halcyon Digest: il loro ultimo album, “Microcastle” (2008), fu sicuramente uno dei migliori dischi di quell’anno. Ora la storia si ripete: Bradford Cox (vedi Atlas Sound) e compagni sono tornati con un’altro grande disco che alterna pezzi più complessi (“He Would Have Laughed”) a piccoli gioielli pop (“Basement Scene”). A livello melodico infatti è un lavoro pieno di potenziali singoli, ma non è certamente la ricerca della hit lo scopo della band, che come sempre nasconde il tutto sotto sfuggenti atmosfere ovattate fra minimalismo e dolce psichedelia. (z.) Voto: 7,5
Maroon 5 – Hands All Over: “non c’è due senza tre”, no? Perchè mai, dopo aver faticato tanto a trovare visibilità con il nome Kara’s Flowers (e una proposta musicale piuttosto diversa), i Maroon 5 dovrebbero cambiare la formula che li ha resi star mondiali?? Ecco quindi che la maggioranza dei brani contenuti in “Hands All Over” potrebbero benissimo essere stati scritti ai tempi di “Songs About Jane”… nessuno se ne accorgerebbe… solito mix di pop rock commerciale e arrangiamenti simil funk… e non è certo l’inutile collaborazione con i Lady Antebellum che può far cambiare l’opinione generale sul disco. (z.) Voto: 5
Alessandra Amoroso – Il Mondo in Un Secondo : in quello che fa è anche brava, ha un timbro abbastanza riconoscibile e canta bene… tutte qualità fondamentali se fai pianobar, ma che da sole non bastano per fare un buon disco. Come non bastano gli arrangiamenti curati (o meglio… “studiati”) nel dettaglio e un paio di brani in inglese. Manca la musica, mancano le canzoni, mancano i testi, manca il coraggio, manca qualcosa che vada oltre i confini limitatissimi della banale e obsoleta formula della canzone italiana. Occasione sprecata? Per ora sì, anche se dubito che in futuro assisteremo a prove discografiche che si discostino in modo deciso da questi canoni. (z.) Voto: 4,5
Of Montreal – False Priest: con questo sono già dieci gli album realizzati dagli Of Montreal, classico gruppo “diesel” che ha guadagnato fama e rispetto anno dopo anno, fino a toccare il proprio apice con “Hissing Fauna, Are You the Destroyer?” nel 2007. L’uscita successiva, “Skeletal Lamping”, fu una delusione per molti, troppo ambizioso e allo stesso tempo frettoloso. Con “False Priest” tornano su buoni livelli, grazie ad una sempre maggior presenza di influenze “black” (guest la geniale Janelle Monáe e Solange Knowles), oltre alla solita “complessità pop” a cui la band americana ci ha ormai abituati. Ciò nonostante, questo “False(tto) Priest” è il classico disco destinato a dividere. (z.) Voto:6/7
Black Mountain – Wilderness Heart: l’amore per “In the Future” (2008) non durò molto, infatti dopo i primi ascolti in cui mi sembrava di essere di fronte ad un mezzo capolavoro, prese il sopravvento una certa indifferenza, probabilmente per il fatto che, a parte qualche piccola sfumatura, si trattava di un disco che poco aggiungeva ad un genere (hard/psychedelic/classic/stoner rock) che aveva già dato tutto quel che doveva dare. Con “Wilderness Heart” il problema si fa più grave perchè il tutto suona ancora più classico e per molti versi prevedibile, con qualche spia su un ipotetico nuovo corso più folk e southern-oriented. (z.) Voto: 6
how to dress well – Love Remains: senza problemi uno dei debutti dell’anno. Fin dalle prime note ci si accorge di essere davanti a musica per molti versi “nuova”, in “Love Remains” infatti c’è un po’ di tutto: chillwave, voce simil Bon Iver, soul, r&b, psichedelia, lo-fi, elettronica, ambient e dream-pop. Insomma, questo progetto del tedesco/americano Tom Krell ha tutte le carte in regola per far parlare di sè. Un minimo di riserva su quei brani in cui la componente falsetto/r&b è probabilmente un po’ troppo invadente. (z.) Voto: 7+
No Age – Everything in Between : con il loro debutto, “Nouns”, di due anni fa hanno (ri)lanciato la scena noise-pop, attraverso l’attitudine scanzonata figlia dell’ indie anni ’90 (quella che si può trovare nei vari Male Bonding, Wavves, Japandroids…). Con “Everything in Between” riescono nella non facile impresa di rimanere piuttosto fedeli al sound che li ha fatti conoscere e, contemporaneamente, di mostrare più di un segnale di una rapida maturazione. (z.) Voto: 7
Neil Young – Le Noise : vero, basta il suo nome per eccitare ogni volta un numero enorme di amanti del “rock brizzolato” (quelli che non ascoltano nulla uscito dopo il 1985…), ma questa volta non possiamo che essere d’accordo con loro perchè in “Le Noise” troviamo un Neil decisamente in forma e completamente libero da qualsiasi freno. Certo, siamo lontanissimi dall’essere di fronte alla migliore musica del 2010, ma per quanto mi riguarda, si tratta di un lavoro da promuovere. (z.) Voto: 6/7
Serj Tankian – Imperfect Harmonies: c’è poco da fare, non riesco a digerire il fatto che i System Of a Down siano in pausa e che dobbiamo accontentarci di progetti solisti come quelli targati Serj Tankian. Oddio, “Elect The Dead” non era malvagio, ma era un po’ molto… prevedibile. Per questo va sicuramente apprezzato il cambio di rotta verso pomposi territori sinfonici, una svolta (già anticipata dall’uscita di “Elect the Dead Symphony”) per certi versi coraggiosa, ma allo stesso tempo ben lontana dai livelli dei primi due dischi della band originale. Nell’attesa di un ritorno dei S.O.A.D, può andrare bene anche questo. (z.) Voto: 6
Tricky – Mixed Race: il debutto-capolavoro, “Maxinquaye” (1995), faceva probabilmente immaginare una carriera più fortunata per Tricky, che nell’ultimo decennio ha prima giocato con il pop (“Blowback”), poi si è perso (“Vulnerable”) per poi ritrovarsi, in parte, con “Knowle West Boy” (memorabile “Past Mistake”). “Mixed Race” è un disco breve ed eterogeneo, che sicuramente non cambierà le sorti di un’artista che ha smesso di guardare in grande ma che continua a proporre le proprie opere con dignità. (z.) Voto: 6
Envy – Recitation: gran bel disco questo dei giapponesi Envy, che rispetto al passato mettono un po’ da parte la componente più violenta del loro sound (screamo/post-hc) in favore di commoventi aperture tipicamente post-rock che non possono che ricordare i connazionali Mono… e se quello dei Mono fu il miglior disco “made in Japan” del 2009, “Recitation” è molto probabilmente il migliore del 2010. (z.) Voto: 7,5
Swans – My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky: come per i Superchunk, recensiti la volta scorsa, anche per gli Swans, si tratta di un gradito ritorno discografico. Mancavano dal lontano 1996, quando pubblicarono l’ottimo “Soundtracks for the Blind”. “My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky” poteva essere l’ennesimo penoso disco “di ritorno” (quanti ne abbiamo visti negli ultimi anni??), per fortuna però, si rivela essere, una volta (difficilmente) assimilato, un gran bel lavoro. (z.) Voto: 7-
Killing Joke – Absolute Dissent: Quasi tre decenni fa chi l’avrebbe mai detto che nel 2010 ci sarebbero state ancora due release degli Swans (vedi sopra) e dei Killing Joke?? Quello dei Killing Joke non si tratta di un ritorno, dato che quattro anni fa uscirono con il buon “Hosannas from the Basements of Hell”, ma dell’ennesima conferma di un gruppo che non avrà più l’importanza storica di un tempo, ma che continua a “pestare” come pochi. (z.) Voto: 6/7
Phil Collins – Going Back : Contrariamente a Peter Gabriel, c’è ben poco da salvare della carriera solista (fortunatissima tra l’altro) di Phil Collins. Lavori di mestiere terribilmente vuoti. “Going Back” non fa differenza, tanto che di suo c’è veramente poco… cover di vecchi brani motown rivisitati alla “Phil Collins”, fra sbadigli e skip automatici. Utile giusto per riscoprire alcuni gruppi come i The Impressions, prima avventura del grande Curtis Mayfield. (z.) Voto: 4/5
Jimmy Eat World – Invented : sono ormai passati quasi dieci anni dal momento di massima esposizione (“Bleed American”, 2001) dei Jimmy Eat World e più di quindici dagli esordi, importantissimi per l’evoluzione dell’emo (quello vero). “Invented” a grandi linee ricalca quanto proposto all’interno degli ultimi due dischi, ovvero semplice pop/rock orecchiabile ma allo stesso tempo facilmente riconoscibile. (z.) Voto: 6
Mar de Grises – The Tatterdemalion Express : il 2010 (fino ad ora) non sta regalando tantissime soddisfazioni in ambito metal, ma chi avrebbe mai scommesso che una delle uscite più interessanti sarebbe arrivata dal Cile?? “The Tatterdemalion Express” è già il terzo lavoro dei Mar de Grises e probabilmente quello destinato a lasciare maggiormente il segno, dimostrando che il movimento post/sludge ha ancora qualcosa da dire dopo aver marchiato a fuoco lo scorso decennio. (z.) Voto: 7
Glasser – Ring : un debutto molto promettente… certo, per poter primeggiare dovrà fare i conti con colleghe del calibro di Bat For Lashes, Fever Ray e perchè no, Bjork ma, nell’attesa di una maggiore personalità, godiamoci questo “Ring”. (z.) Voto: 6,5
Eric Clapton – Clapton Voto: 5 (z.)
Robert Plant – Band Of Joy Voto: 6,5 (z.)
The Black Angels – Phosphene Dream Voto: 7 (z.)
Maximum Balloon – Maximum Balloon Voto: 6 (z.)
Arandel – In D Voto: 7- (z.)
Ólöf Arnalds – Innundir Skinni Voto: 6,5 (z.)
Dungen – Skit i allt Voto: 6 (z.)
Selena Gomez – A Year Without Rain Voto: 3,5 (z.)
Mice Parade – What It Means to Be Left-Handed Voto: 6+ (z.)
Chromeo – Business Casual Voto: 6,5 (z.)
Enslaved – Axioma Ethica Odini Voto: 7 (z.)
Bad Religion – The Dissent of Man Voto: 6,5 (z.)
Abe Vigoda – Crush Voto: 6 (z.)
The Hundred in the Hands – The Hundred in the Hands Voto: 6 (z.)
Therion – Sitra Ahra Voto: 5 (z.)
ALTAR EAGLE – Vintage Cats Voto: 6,5 (z.)
Orchestral Manoeuvres in the Dark – History of Modern Voto: 6+ (z.)
We Love – We Love Voto: 6,5 (z.)
I Quartieri – Nebulose Voto: 6,5 (z.)