Home Recensioni musicali Uscite discografiche Ottobre 2010: recensioni (1° parte)

Uscite discografiche Ottobre 2010: recensioni (1° parte)

Massimo Volume – Cattive Abitudini : il ritorno più atteso dell’anno, all’interno della musica italiana, non delude le aspettative: “Cattive Abitudini” è un signor disco. Come prevedibile manca un po’ l’effetto novità dato che la proposta musicale del gruppo bolognese, a quindici anni dal periodo d’oro, è rimasta praticamente invariata… verrebbe da dire che il

pubblicato 14 Ottobre 2010 aggiornato 30 Agosto 2020 23:55


Massimo Volume – Cattive Abitudini : il ritorno più atteso dell’anno, all’interno della musica italiana, non delude le aspettative: “Cattive Abitudini” è un signor disco. Come prevedibile manca un po’ l’effetto novità dato che la proposta musicale del gruppo bolognese, a quindici anni dal periodo d’oro, è rimasta praticamente invariata… verrebbe da dire che il tempo si sia fermato lungo i bordi. Ma in questo caso ci si può tranquillamente passare sopra, considerata la quantità di poesia e di passaggi strumentali da brividi presenti in questo album. Consigliatissimo sia ai vecchi fan che ai neofiti. (z.) Voto: 7+

Antony & The Johnsons – Swanlights : come il precedente “The Crying Light“, anche “Swanlights” è stato anticipato da un EP (non proprio riuscito a dirla tutta). Le similitudini con “The Crying Light” però finiscono qui, perchè, nonostante uno stile talmente personale e unico da risultare a volte monocorde, “Swanlights” contiene undici nuovi universi paralleli da scoprire poco alla “Volta” (presente Bjork in “Fletta”). Sicuramente però fra vent’anni Antony non verrà ricordato per questo disco, non tanto per il lavoro in sè, quanto per la bontà degli album precedenti. (z.) Voto: 7

Kings Of Leons – Come Around Sundown : Il loro album precedente, “Only by the Night”, ha venduto quanto gli ultimi di U2 e Muse messi insieme e per questo era abbastanza ovvio che “Come Around Sundown” ripartisse proprio da certe sonorità per cercare di non buttare via il successo raggiunto faticosamente passo dopo passo. Se avete voglia di un disco pop rock, denso d’atmosfera (l’effetto tramonto non è solo sulla copertina) e di belle canzoni, “Come Around Sundown” è perfetto, se invece cercate qualcosa di più interessante, passate oltre che le alternative non mancano. Insomma, l’ennesimo buon lavoro del gruppo americano, ma l’impressione è che non arriveranno mai a scrivere un disco veramente memorabile. (z.) Voto: 6,5

Belle and Sebastian – Write About Love : prima o poi doveva succedere… dopo una carriera praticamente perfetta (a parte l’OST di Storytelling) i Belle and Sebastian per la prima volta ci propongono un disco che non convince del tutto. Certo, la loro proposta è sempre stata molto e sempre di più easy (vedi il precedente e buon “The Life Pursuit”), ma in “Write About Love” si ha l’impressione di essere di fronte ad un lavoro poco ispirato e troppo prevedibile, salvato dalla solita e innata capacità di scrivere pezzi veramente piacevoli e contagiosi. (z.) Voto: 6/7

Clinic – Bubblegum: in Italia, forse più che altrove, c’è il rischio che vengano ricordati per la filastrocca “DP” che faceva da base per un famoso spot televisivo. In realtà i Clinic possono vantare una carriera decennale di tutto rispetto, con alcune prove (soprattutto nella prima parte di carriera) che facevano pensare ad una carriera in grande (i nuovi Radiohead si diceva). Poi i media li hanno abbandonati (i Clinic ci hanno messo anche del loro) fino ad arrivare a questo “Bubblegum”, forse il loro disco più vario, sicuramente non il più riuscito. Discreto. (z.) Voto: 6+

Ministri – Fuori : ho sempre difeso (e continuerò a farlo) i due dischi precedenti, perchè a mio avviso rappresentavano la giusta via di mezzo fra i due mondi opposti del rock italiano: quello mainstream/MTV e quello indie/underground. “Fuori” purtroppo in molti aspetti si avvicina ulteriormente al primo mondo, con la tendenza di mettere la voce in primo piano ed una fin troppo accentuata pulizia sonora. Anche a livello compositivo se da un lato ci sono alcuni segni di maturazione, dall’altro manca la freschezza degli esordi, tanto che in alcuni passaggi melodici tornano in mente altri brani del loro repertorio. (z.) Voto: 6

Bring Me the Horizon – There Is a Hell, I’ve Seen It. There Is a Heaven, Let’s Keep It a Secret : classico gruppo di formazione, di quelli che ascolti da adolescente e poi, si spera, mai più. Con i due album precedenti sono diventati lo zimbello di tutta la scena metalcore… spessore nullo e attitudine decisamente poser. Con “There Is a Hell, I’ve Seen It…” fanno un piccolo passo in avanti (difficile farlo indietro e poi, cavolo, non sono più dei ragazzini) lasciando qualche barlume di speranza per il futuro… ma per il momento è ancora troppo poco. (z.) Voto: 4/5

Twin Shadow – Forget : il revival degli anni ’80 sembra non dare segni di cedimento… dopotutto furono talmente tanti i gruppi interessanti in quel decennio che oggi basta prendere un po’ da uno e un po’ dall’altro che si tira fuori un buon lavoro. E’ il caso anche del progetto Twin Shadow di quel personaggione (vedere i video) che è George Lewis: “Forget” è un disco dalle mille influenze (tutte o quasi radicate negli eighties), miscelate talmente bene da suonare persino originale. Uno dei debutti dell’anno. (z.) Voto: 7

The Roots & John Legend – Wake Up!: loro sono gli autori di almeno tre dei migliori dischi hip hop degli ultimi 15 anni (e chi li ha visti a San Siro conosce anche le loro qualità live), lui invece è uno dei pochi in grado di proporre ancora black music di qualità a livello mainstream. L’incontro fra le due realtà (presente fra gli altri anche Common) è “Wake Up!”, un disco che miscela sapientemente hip hop e soul, risultando molto gradevole. Certo però… i lavori dei Roots sono altra cosa… (z.) Voto: 6,5

Alter Bridge – Alter Bridge III : dopo il buon “Blackbird” di tre anni fa, sicuramente superiore al debutto “One Day Remains”, il gruppo guidato dall’estro del chitarrista Mark Tremonti e dal talento vocale di Myles Kennedy torna con “Alter Bridge III”. Disco poco interessante e molto monocorde ma a conti fatti piuttosto piacevole. Consigliato più che altro ai fan del gruppo o ai virginrockettari cresciuti a pane e tamarrock melodico. (z.) Voto: 6

Sufjan Stevens – The Age of Adz : finalmente l’attesa è finita: “The Age of Adz”, il nuovo album di Sufjan Stevens, è sceso sulla terra. Sceso sulla terra come qualcosa di alieno, perchè, pur conoscendo il variegato mondo di Sufjans, non mi sarei mai aspettato un disco del genere. I primi ascolti sono traumatici e si corre il rischio di rimanere disorientati, ma poi il disco cresce e scopre, piano piano, tutte le sue mille facce. Album veramente geniale o esagerazione senza capo ne coda? Ai posteri l’ardua sentenza. (z.) Voto: 7

Fabri Fibra – Controcultura : il gioco è semplice, prende gli argomenti “hot” dell’ultimo periodo e mette in rima i pensieri di molti, volutamente ignorati dall’ipocrisia e dalla retorica tipicamente italiana, in modo tale che l’impressione del pubblico sia “cavolo, Fibra è uno che dice le cose come stanno”. Fabri Fibra è furbo verrebbe da dire… in questo è sicuramente bravo… poi però c’è l’aspetto musicale… quello che dal “Tradimento” in poi è sempre mancato e che continua ad alimentare (anche con “Controcoltura”) la convinzione che sia tutto solamente “fuffa”. (z.) Voto: 5+

Trapt – No Apologies : nei primissimi anni dello scorso decennio ci fu l’invasione dei gruppi nu metal-versante pop. Fra questi i californiani Trapt, baciati immediatamente da un successo clamoroso (“Headstrong” numero uno per svariate settimane nella Modern Rock chart), sono fra quelli che hanno subito più di tutti la “morte” del genere, che ha provocato un forte calo di fama. I Trapt poi ci mettono del loro, perchè continuano (anche in “No Apologies”) a proporre gli stessi suoni, poco interessanti già all’epoca… figuriamoci oggi. Solo per i fan del genere. (z.) Voto: 5,5

Club Dogo – Che Bello Essere Noi : ormai sono delle star, vanno in tv e vendono pure abbastanza bene… non hanno nulla di che lamentarsi… sarebbe bello essere loro, no? Un po’ meno bello è vedere l’ennesimo progetto partito con il piede giusto, inciampare clamorosamente appena inizia ad arrivare il successo. Un disco che non riesce ad uscire dai soliti clichè “wannabe U”, in cui probabilmente esce indenne solamente il brano “Anni Zero” in compagnia dei CoSang. (z.) Voto: 4/5

Non Voglio Che Clara – Dei Cani Voto: 6/7 (z.)
Bachi Da Pietra – Quarzo Voto: 6/7 (z.)
KT Tunstall – Tiger Suit Voto: 6 (z.)
El Guincho – Pop Negro Voto: 6+ (z.)
Pete Yorn – Pete Yorn Voto: 5/6 (z.)
Iosonouncane – La Macarena su Roma Voto: 6/7 (z.)
Violens – Amoral Voto: 6,5 (z.)
Joe Cocker – Hard Knocks Voto: 4/5 (z.)
A Classic Education – Hey There Stranger Voto: 6+ (z.)
Badly Drawn Boy – It’s What I’m Thinking, Pt. 1 Voto: 6 (z.)
Tinie Tempah – Disc-Overy Voto: 4/5 (z.)
Gold Panda – Lucky Shiner Voto: 6,5 (z.)
Hot Panda – How Come I’m Dead? Voto: 6+ (z.)
Carl Barât – Carl Barât Voto: 6 (z.)
Finger Eleven – Life Turns Electric Voto: 5 (z.)
Fran Healy – Wreckorder Voto: 6,5 (z.)
Bruno Mars – Doo-Wops & Hooligans Voto: 5- (z.)
Seven Saturdays – The Snowflakes That Hit Us Became Our Stars Voto: 6 (z.)

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