Dieci milioni di dollari per far smettere di suonare gli Weezer
Tra gli appassionati di musica, prima o poi il discorso salta fuori: quali band vorremmo che si riunissero? C’è chi la spara subito grossa, urla “I Beatles!” e non tiene conto degli assenti – più che giustificati… – che non possono rispondere all’appello. C’è anche chi non ne vuole sapere: storce il naso inorridito e
Tra gli appassionati di musica, prima o poi il discorso salta fuori: quali band vorremmo che si riunissero? C’è chi la spara subito grossa, urla “I Beatles!” e non tiene conto degli assenti – più che giustificati… – che non possono rispondere all’appello. C’è anche chi non ne vuole sapere: storce il naso inorridito e stabilisce che quel che è stato è stato, niente sarà mai più come prima. Vero è che – tranne nel caso di sparute eccezioni – spesso le reunion finiscono per rivelarsi uno spettacolo abbastanza deprimente a cui assistere. L’età avanzata, l’energia sul palco che non è più la stessa, il tentativo goffo di mettere mano agli arrangiamenti perché voce o dita sullo strumento non ci arrivano più. E poi i litigi, quelli che hanno portato alla rottura, sopiti il più delle volte a suon di banconote e assegni.
Cosa accadrebbe invece se qualcuno proponesse il contrario? Se arrivasse da una band e ne implorasse lo scioglimento per sopraggiunta incapacità a produrre ancora qualcosa di buono? Cosa accadrebbe se quel qualcuno arrivasse ad offrire dei soldi non per una reunion, ma per non sentir mai più suonare un gruppo? Preparatevi ad una storia che ha dell’incredibile perché quel qualcuno esiste: si chiama James Burns (già, lo stesso cognome del cattivone dei Simpson) e vuole riuscire a far smettere di suonare gli Weezer.
Mr. Burns (concedeteci il giochino con il nome), scrive una lettera. Non a Babbo Natale, ma ai fan e ai detrattori della band:
Non sono mai stato un fan di questa band. Penso che siano abbastanza tremendi e che lo siano sempre stati. Anche nei primi anni ’90. Ma tutto questo non riguarda me. Riguarda i fan degli Weezer. Sono i nostri fratelli, le nostre sorelle, i nostri compagni. Ogni anno Rivers Cuomo giura di essere cambiato e che il prossimo disco sarà la cosa migliore dai tempi di “Pinkerton”. E poi? Cosa succede? Esce un’altra schifezza come “Beverly Hills” o “I’m Your Daddy”. Questa è una relazione offensiva e deve finire. Ora. Sono stanco di vedere i miei amici delusi anno dopo anno. Sono stanco di copertine e video capricciosi e ‘carini’. Sono stanco di sentire scuse sul perché sono ancora in circolazione (e, sì: anche se vi piacevano i primi lavori, dovreste riuscire ad ammettere che oramai sono pessimi). Se tutti gli 852000 (davvero?) che hanno comprato “Pinkerton” devolvessero 12 dollari, potremmo raggiungere il nostro obiettivo.
Weezer, vi prego: prendete i soldi e scomparite.
La letterina compare con il titolo “Offriremo ai Weezer dieci milioni di dollari per sciogliersi” su The Point: un sito in cui si possono raccogliere online somme di denaro in favore di una causa. Al momento in cui scriviamo, mancano ancora 9.999.84 dollari. Una bella sommetta. Segno forse che – al di là della trovata – i fan resistono stoicamente anche alle prove meno riuscite della band. E poi, chi ci assicura che Rivers Cuomo e soci accetterebbero il denaro?
Passa un po’ di tempo e arriva la risposta. E’ Patrick Wilson, batterista del gruppo, a replicare. E lo fa con un colpo di genio umoristico dalla suo account Twitter personale:
“Se ne riescono a trovare 20 (milioni di dollari), facciamo la versione deluxe dello scioglimento!”
Il senso della battuta è chiaro: di chiudere il capitolo Weezer non se ne parla proprio. In più, l’ironico riferimento al fatto che insomma, il loro è anche un mestiere e vendere dischi o chiedere i cachet per il live fa parte del gioco. Quella di Burns piuttosto, è una provocazione evidente. Portata avanti con la giusta dose di sarcasmo e votata a sottolineare come molta della musica in circolazione viva più di espedienti promozionali che della qualità stessa del prodotto. Forse non è il caso dei Weezer (anche se alcune scelte e l’imbarazzante quantità di materiale in uscita tanto ravvicinata non sono certo un buon segno), ma gli esempi non mancano comunque. Allora proviamo a rilanciare: quali artisti sareste disposti a pagare purché non si facciano più sentire? Per quale cifra?