Uscite discografiche Febbraio 2011: recensioni (1° parte)
Dumbo Gets Mad – Elephants at The Door : del progetto italiano Dumbo Gets Mad ve ne abbiamo già parlato. Ora è uscito l’album di debutto (in download gratuito in cambio di un tweet o di un post su Facebook), intitolato “Elephants At The Door”. “Plumy Tale” si riconferma una perla difficilmente ripetibile, ma anche
Dumbo Gets Mad – Elephants at The Door : del progetto italiano Dumbo Gets Mad ve ne abbiamo già parlato. Ora è uscito l’album di debutto (in download gratuito in cambio di un tweet o di un post su Facebook), intitolato “Elephants At The Door”. “Plumy Tale” si riconferma una perla difficilmente ripetibile, ma anche i restanti i brani del disco sono decisamente all’altezza con il loro giocare con la psichedelia “good vibes&laid-back”, con il pop e con certe suggestioni retrò, riuscendo comunque a creare qualcosa di unico a livello internazionale (forse Ariel Pink in alcune cose), figuriamoci italiano. (z.) Voto: 7
Nicolas Jaar – Problems with the Sun : ormai è chiaro, il 2011 sarà l’anno della rinascita di certi suoni black, da troppo tempo schiavi del becero pop da classifica, grazie ad un sapiente uso dell’elettronica. A guidare il tutto tre ragazzi giovanissimi che di “black” hanno ben poco: James Blake (vi abbiamo già parlato del suo bellissimo disco), Jamie Woon (attendiamo l’album…) e questo Nicolas Jaar. Nicolas è meno legato al post-dubstep e predilige giocare con ritmi più vicini alla house (senza mai spingere troppo), bassi profondi, coolness e intuizioni fra ricercatezze jazz e atmosfere ambient. Un sound che può non piacere, ma lì è questione di gusti… il ragazzo ci sa indubbiamente fare e questo disco di debutto lo dimostra chiaramente. (z.) Voto: 7
Roxette – Charm School : a dieci anni dall’ultimo e poco riuscito “Room Service”, i Roxette tornano con “Charm School”. Vederli ancora insieme e soprattutto ritrovare una Marie Fredriksson in forma dopo la brutta malattia fa certamente piacere, ma nella valutazione dell’album, ciò non può avere la meglio sul fatto che in “Charm School” ci sia ben poco di interessante. Sono i Roxette al 100%, con la loro tipica alternanza fra brani pop rock “allegrotti” (gli episodi meno riusciti) e le ballate alla “Crash! Boom! Bang”. Le melodie sono sempre piacevoli e non si può certo colpevolizzare i Roxette di giocare a fare i Roxette… però insomma… (z.) Voto: 5
The Get Up Kids – There Are Rules : se durante lo scorso decennio abbiamo dovuto subire decine di gruppetti pseudo-emo di valore nullo, dobbiamo “ringraziare” anche i Get Up Kids, fra i primi a “trasformare” il suono dell’ emo delle origini verso qualcosa di risibile. Ciò nonostante i loro primi dischi avevano un certo valore e va comunque dato atto alla band di essersi fermati nel momento di massimo “sputtanamento” del genere (2005). “There Are Rules” esce a sette anni da “Guilt Show” e preferisce troncare in modo abbastanza netto con il passato, in favore di sonorità più vicine all’indie rock più generico… troppo generico. Occasione persa. (z.) Voto: 5
Hercules and Love Affair – Blue Songs : il loro omonimo disco di debutto targato 2008 riuscì a riscuotere molto successo grazie soprattutto al singolone (in compagnia di Antony) “Blind”, uno dei pezzi simbolo di quell’anno. In “Blue Song” manca forse il pezzo killer (Kele Okereke non può competere con Hegarty) ma il livello si mantiene discretamente alto lungo tutte (o quasi) le undici tracce che compongono il disco, confermando il talento creativo di Andrew Butler. (z.) Voto: 6,5
DeVotchKa – 100 Lovers : da Denver tornano a tre anni di distanza dal buon “A Mad & Faithful Telling” i DeVotchKa. Lo fanno con una raccolta di (belle) canzoni che a grandi linee ricalcano lo stile con cui si sono fatti conoscere, quel mix di indie rock/folk da imbrunire e musica tradizionale, soprattutto americana e dei balcani. Personalmente li preferisco, e non di poco, nei brani dove ironicamente nascondono maggiormente le loro peculiarità, quindi nei brani più “classici” (le iniziali “The Alley” e “All the Sand In All the Sea”) piuttosto che in quelli in cui le influenze “gypsy” prendono il sopravvento (“Contrabanda”) (z.) Voto: 7-
The Death Of Anna Karina – Lacrima/Pantera : si rifanno vivi dopo cinque anni gli italiani Death Of Anna Karina e lo fanno con qualche gradita novità. Lo “screamo” di cui sono stati ottimi rappresentanti, almeno su territorio nostrano, in “Lacrima/Pantera” (che esce per la Unhip Records) viene in buona parte abbandonato in favore del cantato in intaliano, che li avvicina idealmente a gruppi viscerali come Fine Before You Came, Devocka (che non centrano nulla con i Devotchka recensiti qui sopra) e soprattutto Il Teatro Degli Orrori. Bel ritorno. (z.) Voto: 6/7
The Boxer Rebellion – The Cold Still : gli inglesi The Boxer Rebellion ci hanno preso gusto… il successo del precedente “Union” (uscito dopo il poco fortunato e diverso esordio “Exits”) li deve aver convinti che essere gli ennesimi wannabe-U2 non è poi così male. Scrivere pezzi rock/pop (alcuni piuttosto “belli” nel senso più generico del termine) pieni di pathos, di sonorità corpose e di melodie efficaci non gli riesce così male ed ecco quindi che “The Cold Still” preferisce non allontanarsi più di tanto da quei territori, risultando però nel complesso meno riuscito. (z.) Voto: 6
Funeral Party – Golden Age : l’album di debutto dei Funeral Party è un disco in ritardo di almeno sei/sette anni. Probabilmente se fossero usciti dalla New York della prima parte dello scorso decennio, con la loro proposta a metà fra dance-punk e indie/Strokes avrebbero avuto anche un senso… ma ora suona tutto così insulso e già sentito. “Golden Age” può vantare di un paio di brani sono azzeccati e trascinanti grazie soprattutto all’energia “ggggiovane” che riescono a trasmettere… ma non basta di certo per rendere “Golden Age” un album degno di nota. (z.) Voto: 5,5
…And You Will Know Us by the Trail of Dead – Tao of the Dead : inutile… i Trail of Dead non riescono più a fare due bei dischi uno dietro l’altro. Così dopo il buon “The Century Of Self”, l’album del riscatto dopo il poco riuscito “So Divided”, tornano con un lavoro dove l’ambizione (sempre avuta tanta…) ha la meglio su tutto il resto, sfociando in composizioni dal sapore prog, pieno di orpelli inutili e dove tutto sembra affidato al caso più che alle intuizioni che in passato hanno dimostrato più volte di avere. (z.) Voto: 5/6
Aucan – Black Rainbow : esce per la sezione “International” dell’italiana La Tempesta il nuovo album degli Aucan intitolato “Black Rainbow”. Un disco di buona fattura in cui trovano spazio quasi tutti i “movimenti” che hanno caratterizzato la scena elettronica negli ultimi decenni (soprattutto quelli più vicini all’attitudine “rock”), ma che allo stesso tempo manca leggermente di personalità. Durante l’ascolto dei brani infatti è difficile trovare una caratteristica ben precisa che possa fare dire “cavolo questi sono sicuramente gli Aucan”… (z.) Voto: 6,5
The Sand Band – All Through The Night : “All Through The Night” è l’album di debutto degli inglesi (Liverpool) The Sand Band, band guidata da David McDonnell, già collaboratore di Noel Gallagher e dei The Coral. Folk rock molto classico e piuttosto impostato quello contenuto nel disco, che scivola via senza lasciare troppe emozioni. David dice di sentirsi vicino ad Elliott Smith e Mark Linkous (Sparklehorse), ma c’è ancora molto da fare per avvicinarsi a due songwriters di quel livello. (z.) Voto: 6
Asobi Seksu – Trails : tornano gli americani (guidati dalla giapponese Yuki Chikudate) Asobi Seksu, esplosi nel 2006 con l’ottimo “Citrus”. Da allora qualche passo falso ed oggi si ripresentano in una veste per certi versi nuova, molto più curata, sontuosa e sfarzosa. Negli episodi migliori (il gran bel singolo “Trails”, “Pink Light”) sembra che tutto sia riuscito perfettamente e che l’abito calzi a pennello, in altri però si ha l’impressione che probabilmente si sia voluto andare oltre le reali possibilità. Nel complesso comunque buona prova. (z.) Voto: 6,5
Colin Stetson – New History Warfare Vol. 2: Judges : chi ha avuto la fortuna di vederlo a Bologna come spalla dei Godspeed You Black Emperor non può che aver provato tanta curiosità nel vedere questo omone alle prese con un bass-sax più grande di lui, tirare fuori ritmi fra il free e l’incalzante sui quali andava a sovrapporre melodie strazianti generate dallo stesso sax (faceva tutto lui). L’album per sua natura è ovviamente caratterizzato da un suono scarno, a volte troppo, ma nel complesso si tratta di un lavoro molto interessante… unico. Molto bella la titletrack “Judges”. (z.) Voto: 7-
Burzum – Fallen : a soli dodici mesi da “Belus”, l’album del ritorno sulle scene di Burzum (dopo i sedici anni passati in carcere), arriva il nuovo “Fallen”. Boom creativo post-detenzione o raccolta delle idee che è riuscito a mettere da parte in questi lunghi anni? Probabilmente una via di mezzo: “Fallen” non suona come il classico disco messo sul mercato in modo frettoloso, anzi riserva qualche spunto interessante, ma allo stesso tempo non aggiunge nulla di significativo nè all’interno della carriera di Burzum, nè all’intern0 della scena metal. L’artwork, invece, è degno di nota. (z.) Voto: 6+
Chase & Status – No More Idols : baciati da un successo veramente enorme in Inghilterra, non sono altro che il punto più basso di tutta la scena post d&b a cui tanto piace filtrare con il pop di serie b. In confronto i Kosheen di qualche anno fa sembrano dei geni… (z.) Voto: 5-
Earth – Angels of Darkness, Demons of Light 1 Voto: 7- (z.)
Joan As Police Woman – The Deep Field Voto: 6/7 (z.)
Cloud Nothings – Cloud Nothings Voto: 6,5 (z.)
Mitochondrion – Parasignosis Voto: 6,5 (z.)
Thee Stranded Horse – Humbling Tides Voto: 6/7 (z.)
Natural Snow Buildings – Waves of the Random Sea Voto: 6,5 (z.)
The Jacqueries – Excitement Voto: 6+ (z.)
Hannah Peel – The Broken Wave Voto: 6,5 (z.)
Seefeel – Seefeel Voto: 6,5 (z.)
The Dears – Degeneration Street Voto: 6- (z.)
Skepta – Doin’ It Again Voto: 4+ (z.)
(m+a) – (M+A) Voto: 6/7 (z.)
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Raccolta consigliata: Demdike Stare – Tryptych
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LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di ottimo livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …
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Novembre 2010 – 1° Parte
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Ottobre 2010 – 1° Parte
Settembre 2010 – 2° Parte
Settembre 2010 – 1° Parte
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