Uscite discografiche Maggio 2011: recensioni (1° parte)
The Antlers – Burst Apart : il loro precedente “Hospice” (un quasi debutto visto la difficoltà di reperibilità dei lavori precedenti) è semplicemente uno degli album più belli degli ultimi due anni. Ma come solo le grandi band hanno il coraggio di fare, gli Antlers non hanno voluto ricalcare gli stessi territori, preferendo piuttosto evolversi,
The Antlers – Burst Apart : il loro precedente “Hospice” (un quasi debutto visto la difficoltà di reperibilità dei lavori precedenti) è semplicemente uno degli album più belli degli ultimi due anni. Ma come solo le grandi band hanno il coraggio di fare, gli Antlers non hanno voluto ricalcare gli stessi territori, preferendo piuttosto evolversi, arricchendo i suoni e ponendo ancora in maggior risalto le doti vocali di Peter Silberman. Probabilmente meno “toccante” di “Hospice”, “Burst Apart” riesce a confermare il grande valore del gruppo di New York, trasportando l’ascoltatore in una sorta di limbo, affascinante quanto raffinato. (z.) Voto: 7,5
Wild Beasts – Smother : dei Wild Beasts ho un gran bel ricordo live, quando, nella stessa serata, mi impressionarono più dei, in quel momento più quotati, These New Puritans. Era il tour post-“Two Dancers”, l’album del 2009 che li ha consacrati come uno dei gruppi più interessanti dell’indie rock inglese… una band a due volti, quello più post-punk (Tom Fleming) e quello più falsetto-Antony oriented (Hayden Thorpe). In “Smother” si perdono quasi tutti gli aspetti maggiormente “random indie rock”, lasciando che siano quelli più personali e caratteristici, i veri punti di forza della band, ad elevare il concetto di pop a qualcosa di più artistico. Un concetto applicabile anche all’ultimo disco dei The Antlers (vedi sopra), che per certi versi non è poi così distante come coordinate (e valore). (z.) Voto: 7+
Beastie Boys – Hot Sauce Committee, Pt. 2 : mancavano da sette lunghi anni i Beastie Boys, da quel “To the 5 Boroughs” trainato dal singolo “Ch-Check It Out”. Attesa prolungata dalla brutta malattia che ha colpito MCA. Ora sono di nuovo fra noi e poco importa se “Hot Sauce Committee, Pt. 2” non passerà alla storia come uno dei loro migliori lavori e che per molti versi è fermo a tanti anni fa: non esiste altro gruppo con la stessa attitudine e il modo (volutamente old-school) di intendere la musica. Infatti, nonostante l’età, i Beastie ci buttano dentro la solita energia, i beat distorti e le rime taglienti da sempre marchio di fabbrica. Santigold (“Don’t Play No Game That I Can’t Win”) e Nas (nella già conosciuta “Too Many Rappers”) completano l’opera. (z.) Voto: 7-
Vinicio Capossela – Marinai, Profeti E Balene : dopo un disco poco riuscito (per i suoi standard…) come “Da Solo” del 2008, sembrava che la carriera di Vinicio Capossela avesse iniziato la parabola discendente, dopo aver raggiunto l’apice con “Canzoni a Manovella”, più di dieci anni fa. Ed invece ecco un lavoro in grado di smentire tutto, un concept maestoso e pieno zeppo di materiale (come i Verdena di “Wow”) e di storie sul mondo marino, fra cantautorato e teatro. Un disco coraggioso, uscito dalla mente di un artista oggi in grado di muoversi con assoluta libertà e di raggiungere il grande pubblico senza dovere per forza passare dal singolo facile (anche se non mancano alcuni episodi più banali). (z.) Voto: 7-
Jennifer Lopez – Love? : nei primissimi anni dello scorso decennio, Jennifer Lopez era tranquillamente una delle 3 o 4 dive più in vista del panorama pop mondiale. Poi un brusco calo, fino ad arrivare al flop di “Brave” del 2007. Ci ha(nno) messo quattro anni per proporre un nuovo disco con le carte in regola per ritrovare il successo. “Love?” è evidentemente studiato per questo, anticipato da un singolo (la terribile “On the Floor”/Lambada 2.0, con quel gran “genio” di Pitbull, purtroppo presente anche in un altro brano) che per quanto brutto sembra fatto apposta per spopolare nelle serate ignoranti della prossima estate. Il resto segue a ruota, con RedOne a dettare il ritmo…e con Lady Gaga co-autrice in “Invading My Mind” e “Hypnotico”. Musica fatta con lo stampino… (z.) Voto: 3,5
Okkervil River – I Am Very Far : come altri ex-“indie” americani, anche gli Okkervil River ormai hanno varcato la linea del “midstream” e non sorprenderebbe un buon debutto nella classifica USA… e come nel caso dei Band Of Horses o dei Bright Eyes sembra però che lo stato di grazia di qualche anno fa sia un po’ svanito. “I Am Very Far” è un disco pieno di alti e bassi (“Piratess” è insulsa a dir poco), più pomposo del solito (echi del Boss e Arcade Fire in più occasioni), capace di convincere appieno solo in alcuni brani (“Rider”, “Hanging From a Hit” e “White Shadow Waltz”). Insomma, uno di quei casi in cui le aspettative sono talmente alte che anche un buon album come questo, rischia di lasciare l’amaro in bocca. Attendiamo i Wilco al varco… (z.) Voto: 6/7
The Wombats – This Modern Glitch : il precedente “A Guide to Love, Loss and Desperation” nel complesso era un discreto disco, con una manciata di singoli veramente riusciti (“Let’s Dance to Joy Division” e “Moving to New York” su tutti). Era il 2007 e si tentava di cavalcare il boom del brit indie rock… oggi, siamo nel 2011 e le cose si fanno molto più difficili. Se poi ci metti del tuo, realizzando un disco mediocre come “This Modern Glitch”, allora la speranza di fare il bis si riduce al lumicino (nonostante il “facile” buon debutto in UK chart). Power pop iper vitaminico guidato da tastierine e da melodie da festa da high school. In parte si distaccano, in positivo, “Anti-D” e “Jump Into the Fog”… a questo punto meglio attendere un greatest hits… (z.) Voto: 5,5
Incubus – If Not Now, When? : ci si è dimenticati abbastanza in fretta (complici album non esattamente memorabili come “A Crow Left of the Murder…” e “Light Grenades”) degli Incubus. Quasi cinque anni di silenzio (il disco solista di Brandon Boyd uscito lo scorso anno è passato, giustamente, inosservato) per poi uscire con un disco piatto come “If Not Now, When?”. Non è questione di età, di maturità o altro… qui mancano proprio le idee, canzonette pop/rock buttate lì senza convinzione, senza ritornelli incisivi… e con una facile propensione nel provocare sbadigli (troppo facili le battute sul dormire e sugli incubi). Magari è un problema mio che non riesco a capire quanto sia musicalmente “colto” e ricercato (l’impressione è che qui gli Incubus vorrebbero passare per tali) questo disco… ma come per i Dredg è giunto probabilmente il momento di metterci una pietra sopra, prima che i ricordi positivi (“S.C.I.E.N.C.E”, “Make Yourself”…) vengano superati da quelli negativi. (z.) Voto: 4/5
Holy Ghost! – Holy Ghost! : (quasi) tutte le uscite di casa DFA meriterebbero attenzione a priori… se poi ti chiami Holy Ghost! e sei al debutto su LP dopo mezza decade di singoli e remix vari, allora non puoi che generare una discreta dose di hype. Purtroppo però su questo disco omonimo non c’è nulla di veramente trascendentale o che possa impensierire gente come i Cut Copy. Electro pop, synth anni ’80, cassa, LCD e sonorità al limite dell’italo disco caraterizzano un disco a tratti trascinante, ma piuttosto ordinario. (z.) Voto: 6+
Gang Gang Dance – Eye Contact : carriera in forte crescita quella dei Gang Gang Dance, combo newyorkese che torna a tre anni dall’acclamato “Saint Dymphna”. Lo fa com “Eye Contatct”, che prima di tutto segna il passaggio alla 4AD (una garanzia…) e che probabilmente rappresenta il loro punto d’arrivo. Rimane tutta la pazzia sonora da trip tipica dei Gang Gang Dance, quindi siamo sempre in un ambito psichedelico fatto di sperimentazioni, suggestioni orientali, ritmi e synth… ma sembra (finalmente, direbbero alcuni) di essere di fronte a qualcosa maggiormente a fuoco che in passato. Un disco (formato da sette brani veri e propri più tre interemezzi “∞”) che personalmente che non riascolterò di frequente, ma di indiscusso valore. (z.) Voto: 7
Be Forest – Cold : album di debutto degli italiani Be Forest. Due voci, quella di una batterista che colpisce ossessivamente (e in un modo tutto suo) le pelli e quella di una modella-bassista che disegna linee di basso post-punk… accompagnate da un chitarrista di scuola indie/gaze. Il risultato di questo incontro è “Cold”, disco di nove tracce caratterizzate da un giusto mix di freddi e rarefatti suoni eighties, che non disdegnano il revival anni ’00 (echi delle The Organ) e alcune aperture più moderne (“Buck & Crow” è molto Esben & The Witch). Lavoro ancora leggermente monocorde e derivativo, ma le carte per fare ottime cose (anche all’estero…) ci sono già tutte. (z.) Voto: 6/7
True Widow – As High As the Highest Heavens and from the Center to the Circumference of the Earth : fare slowcore nel 2011 ha ancora senso? i Low con la loro ultima prova (e in Italia notevoli i Ka Mate Ka Ora) hanno dimostrato che quanto di buono portato alla luce negli anni ’90 può avere il suo spazio anche oggi. i True Widow a grandi linee si insiedano lì, in un punto immaginario fra slowcore, sfumature shoegaze e pesantezze sludge/stoner. Facile accostarli ai Low per il cantato a due voci (maschile e femminile), ma basta poco per capire che sono tutt’altro che una band clone: qui c’è più “rock” nel senso più sanguigno del termine…c’è molto più calore. (z.) Voto: 6/7
Grouper – A I A : dietro al moniker Grouper in realtà c’è una sola ragazza: Liz Harris. Dopo aver raggiunto un buon successo di critica con il precedente “Dragging a Dead Deer Up a Hill” che, mea culpa, non avevo mai ascoltato, è arrivato il momento di “A I A”. Un doppio, diviso in due capitoli separati ma che allo stesso tempo, già dai nomi, descrivono sinteticamente il contenuto: “Dream Loss” e “Alien Observer”. Si viene infatti immersi in una dimensione assolutamente onirica, scandita dalla pace perpetua dello spazio… probabilmente se nell’universo più profondo ci fosse un sistema di filodiffusione, questa sarebbe la musica che verrebbe trasmessa. (z.) Voto: 6/7
Septic Flesh – The Great Mass Voto: 7- (z.)
Dirty Beaches – Badlands Voto: 6,5 (z.)
Blue Sky Black Death – NOIR Voto: 6+ (z.)
Robbie Robertson – How to Become Clairvoyant Voto: 6,5 (z.)
Chris Bathgate – Salt Year Voto: 6,5 (z.)
I’m From Barcelona – Forever Today Voto: 6 (z.)
Saigon – The Greatest Story Never Told Voto: 6,5 (z.)
Prefuse 73 – The Only She Chapters Voto: 6 (z.)
Whitesnake – Forevermore Voto: 6 (z.)
Julian Lynch – Terra Voto: 6 (z.)
Krallice – Diotima Voto: 6,5 (z.)
—————
LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di ottimo livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …
—— Precedenti ——
Aprile 2011 – 3° Parte
Aprile 2011 – 2° Parte
Aprile 2011 – 1° Parte
PRIMO TRIMESTRE 2011
Dicembre 2010
Novembre 2010 – 2° Parte
Novembre 2010 – 1° Parte
Ottobre 2010 – 2° Parte
Ottobre 2010 – 1° Parte
Settembre 2010 – 2° Parte
Settembre 2010 – 1° Parte
Agosto 2010