Uscite discografiche Maggio 2011: recensioni (2° parte)
Lady Gaga – Born This Way : Lady Gaga è sicuramente un personaggio enorme, capace (abilmente) di raccogliere consensi in modo trasversale e di elevarsi ad icona universale a 360°, rappresentando tutto ciò che è eccesso, esibizionismo, tendenza e divertimento. Caratteristica questa che crea un grosso distacco “mediatico-culturale” fra lei e le altre divette pop
Lady Gaga – Born This Way : Lady Gaga è sicuramente un personaggio enorme, capace (abilmente) di raccogliere consensi in modo trasversale e di elevarsi ad icona universale a 360°, rappresentando tutto ciò che è eccesso, esibizionismo, tendenza e divertimento. Caratteristica questa che crea un grosso distacco “mediatico-culturale” fra lei e le altre divette pop dell’ultimo decennio. In tutto ciò la musica è solamente il pretesto (e non potrebbe essere altrimenti considerato lo spessore) per arrivare allo scopo di “gagaizzazione” globale, una dittatura che detta legge a suon di dance/pop music “volutamente ignorante” (con l’ombra di Madonna spesso in agguato), per arrivare a più gente possibile. L’unico ostacolo è rappresentato dal limite che fa dell’estremizzazione delle provocazioni qualcosa destinato, nel tempo, a sorprendere sempre meno: il cannibale destinato prima o poi ad autofagocitarsi. Musicalmente rimanda a certa pop music del decennio 1985-1995 (sax, inserti di chitarrine filtrate ecc..) e come all’epoca, anche oggi, non è certo rappresentazione della migliore musica in circolazione… tutt’altro. (z.) Voto: 5+
Austra – Feel It Break : verso la fine del 2010 ha iniziato a circolare il singolo “Beat and the Pulse”, riuscendo immediatamente a creare del buon buzz attorno a questo progetto, Austra. Leader indiscussa la cantante Katie Stelmanis (già pubblicato un semisconosciuto e oscuro album solista), dotata di una vocalità molto particolare, affascinante e fredda… che si sposa benissimo con le minimali e incalzanti basi anni ’80 dei compagni di viaggio Maya Postepski e Dorian Wolf. Buon debutto (ottimo solo a tratti) che dimostra che si può ancora fare electropop, sicuramente derivativo, ma allo stesso tempo personale. (z.) Voto: 7-
Tyler, The Creator – Goblin : Tyler Okonma è un genio… dico seriamente, ha caratteristiche che non ha nessun altro rapper in circolazione e per una volta le tipiche manie di grandezza sarebbero anche giustificate. Questo secondo disco sotto il moniker Tyler, The Creator doveva essere infatti quello della svolta, non solo… sembrava dovesse essere il più grande avvenimento nel mondo hip hop da anni a questa parte, dopo un singolo come “Yonkers”, praticamente perfetto sotto tutti i punti di vista. Invece purtroppo “Goblin” finisce per sedare questa eccitazione collettiva: Tyler sembra essere entrato troppo nel personaggio, progettando tutto di conseguenza, rischiando di diventare una di quelle icone idolatrate dai giovanissimi soprattutto per il linguaggio e per le tematiche super-violente (dopo tutto hardcore rap..). In verità Tyler è un talento che va ben oltre alla musica contenuta in un disco come “Goblin” (comunque ben sopra la media)… ma ha solo 20 anni e ha tutto il tempo di diventare un grande e fare la storia del genere. (z.) Voto: 7-
Eddie Vedder – Ukulele Songs : Eddie Vedder, dopo aver pubblicato l’ottimo (in Italia ha avuto un successo di vendite che neanche i Pearl Jam hanno…) “Into The Wild”, colonna sonora dell’omonimo film, torna con “Ukelele Songs”. E’ un album che probabilmente Morra Mc all’interno del programma radiofonico “Class” descriverebbe come “piccolo piccolo”. Un album evidentemente fortemente voluto dallo stesso Eddie… un vero tributo all’ukelele lungo 16 canzoni (ma solo un paio superano i tre minuti). L’idea non è cattiva, ma si tratta inevitabilmente di un disco “minore” e la mancanza di melodie veramente memorabili ne fa un bel prodotto destinato soprattutto ai fan. (z.) Voto: 6+
Danger Mouse & Daniele Luppi – Rome : ci sono album che non hanno l’obiettivo di anticipare i tempi o di rimanere impressi all’interno della storia della musica… uno di questi è “Rome” (da non confondere con l’ottima band neofolk del Lussemburgo) . Un disco che nasce con l’idea ben precisa di rivedere certe atmosfere da soundtrack western… un’idea nata dalle menti di Danger Mouse (Gnarls Barkley e mille altre cose) e l’italiano Daniele Luppi e realizzata con il prezioso aiuto di nomi del calibro di Edda Dell’Orso, Norah Jones e Jack White. Il risultato è qualcosa a metà fra Morricone e atmosfere downtempo dal sapore pop… operazione riuscita. (z.) Voto: 6/7
Death Grips – Exmilitary : se l’album di Tyler, The Creator era atteso da mesi, in pochi erano pronti a questo mixtape di debutto del progetto Death Grips… progetto ancora oggi avvolto abbastanza nel mistero (si sa che dietro c’è la mente di Zack Hill dei math-noise rockers Hella). Le sferzate noise e i campionamenti di nomi altisonanti delineano il percorso artistico contenuto in Exmilitary, che, se non si fosse ancora capito, è un disco hip hop. Rap alternativo nei modi, punk nell’attitudine… aggressivo e sperimentale. Un ascolto che può facilmente risultare poco “piacevole” e che probabilmente rimarrà fine a se stesso con pochi spiragli per evoluzioni future, ma che oggi suona assolutamente come una sorpresa all’interno del mondo hip hop e non solo. (z.) Voto: 6/7
Hugh Laurie – Let Them Talk : sì, avete capito bene… Hugh Laurie, più conosciuto come “l’attore di Dr.House”. Era da tempo che ci pensava, dopo tutto la musica è sempre stata una sua grande passione. “Let Them Talk” è l’album di debutto di Hugh ed è solo l’ultima di una serie di tentativi di carriera discografica da parte di attori o attrici. Tentativi quasi sempre falliti… in questo caso invece il risultato è abbastanza convincente. Hugh suona con una certa disinvoltura piano e chitarra su alcuni classici del blues. Ovviamente suona tutto come un buon esercizio di stile, quindi nulla di trascendentale a livello artistico, ma almeno non ha fatto danni… (z.) Voto: 6
My Morning Jacket – Circuital : appartenenti a quella scena “indie” rock tipicamente americana, amante di certi suoni classic rock e country-rock (Wilco, Band of Horses ecc…), i My Morning Jacket tornano, a 12 anni dal debutto, con il loro sesto album in studio: “Circuital”. Esce a tre anni di distanza da “Evil Urges”, che non riuscì a ripetere le vette di “Z” (2005), e più o meno rimane sulle stesse coordinate qualitative: una manciata di ottimi pezzi e qualche brano insapore di troppo. Non è un brutto disco, ma forse conviene risparmiare i soldi dell’album, per andarseli a vedere dal vivo, dove sono davvero impeccabili (come dimostra il live album “Okonokos” di qualche anno fa). (z.) Voto: 6,5
Kate Bush – Director’s Cut : cosa dire di Kate Bush… una delle donne più influenti di sempre in ambito musicale. I suoi lavori del periodo 1978-1985 sono di valore assoluto e non è un caso se da anni continuiamo ad assistere all’invasione di alt-divas (Bat For Lashes, la sopracitata Austra e tante altre), quasi sicuramente cresciute a pane e Kate Bush. Qui però parliamo di “Director’s Cut” (che arriva a 6 anni dal gran ritorno di “Aerial”), un disco che ripesca i brani di due degli album meno importanti della sua carriera (“The Sensual World” e “The Red Shoes”). Lo fa in modo sicuramente eccentrico, ma il gioco funziona solo a tratti… o forse semplicemente, sono le canzoni di partenza (soprattutto quelle di “The Red Shoes”) che convincono poco. (z.) Voto: 6
Seether – Holding On to Strings Better Left to Fray : ci sono band che sembrano fare musica semplicemente per essere passate in high rotation sulle radio rock… i Seether sono una di quelle. Ai tempi di “Disclaimer” (quasi 10 anni fa… se passa il tempo…) non li disdegnavo affatto… anzi, li ascoltavo con molto piacere. Probabilmente era legato all’età, ma anche al fatto che all’epoca almeno suonavano abbastanza attuali. Oggi si ostinano a proporre un banale e stantio (nelle melodie, nei suoni… nei testi) post-grunge/hard rock FM, capace giusto di far muovere la testolina a tempo. Sempre meglio dei lavori dei Nickelback (o dei Crossfade… vedi sotto) (z.) Voto: 5
Ben Harper – Give Till It’s Gone : strano percorso quello di Ben Harper… dopo gli ottimi lavori anni ’90 con i quali passo dopo passo si è affermato, è arrivato al grande successo di massa smussando i groove con il buon “Diamonds on the Inside”. Poi, pur continuando a fare bene (specialmente qui da noi), a mio avviso ha perso un po’ il treno, tra lavori senza infamia e senza lode, e collaborazioni lodevoli ma non sempre riuscite al 100%. Oggi arriva questo “Give Till It’s Gone” e purtroppo c’è ben poco di memorabile, un disco appiattito su certi classicismi del (pop)rock, cose sentite e risentite dal sapore antico e superato e, soprattutto, soluzioni fra l’insipido e il banale. Un po’ poco per uno che anni fa era simbolo della contaminazione dei generi… (z.) Voto: 5+
EMA – Past Life Martyred Saints : in brevissimo tempo il nome EMA (o meglio Erika M.Anderson, ex Gowns) ha iniziato ad invadere siti, blog e forum di chi la musica la segue in modo attivo. Ennesima next big thing forse… difficile dirlo oggi: influenze molto variegate ma con il filo conduttore ben impostato sull’immaginario dell’alternative-lady (da Nico a Liz Phair, passando per Patti Smith e Kim Gordon). Sonorità spesso oscure (che contrastano con il look) e tappeti di chitarre iperdistorte portano il tutto in una dimensione per certi versi inedita… fra drone-pop e noise-folk (la vedrei bene in 4AD), perfetta rappresentazione di una potenziale pop-star che per ora preferisce lasciare alla musica il compito di smuovere le acque. Forse non riuscirà a lasciare un solco profondo e forse rimarrà solo “una delle tante”, ma è presto per pernsarci. (z.) Voto: 6/7
Blind Fool Love – Il Pianto EP : il loro debutto/non debutto al secondo posto della classifica italiana è stato il caso discografico made in Italy delle ultime settimane. Un “fattaccio” che rischia di attirare sentimenti come compassione, dispiacere e persino simpatia verso questo giovane gruppo italiano. Sentimenti che tendono a svanire durante l’ascolto dell’EP “Il Pianto”… il risultato della progressiva commercializzazione dei Muse, del successo dei Negramaro e del boom fra i teenager dei Modà. Non solo ovviamente… sprazzi di Lost e di infleunze internazionali “emo”-teen e pseudometal(core) da MTV. In due parole, rock plastificato… ed ecco che i sentimenti precedenti si invertono pensando a tutte quelle giovani rock band italiane meritevoli che non avranno mai tutta questa visibilità. Sotto a tutta la patina da major si intravedono però barlumi di una possibile evoluzione più credibile e matura, quindi per il momento attendiamo. (z.) Voto: 4,5
Lamb – 5 : si pensa ai Lamb e si pensa a quel trip-hop sapientemente contaminato, alla bellissima voce di Lou Rhodes e a quei due classiconi che rispondono al nome di “Górecki”e “Gabriel”. Ora sono tornati dopo quasi un decennio con il loro quinto album in studio (con grande fantasia intitolato “5”)… un disco onesto, senza grosse novità nè tantomeno, particolari picchi o cadute. Un disco che non smuove nulla: i Lamb saranno sempre ricordati per altri lavori. (z.) Voto: 6
Moby – Destroyed Voto: 6 (z.)
Maybeshewill – I Was Here For a Moment, Then I Was Gone Voto: 6,5 (z.)
Amon Tobin – ISAM Voto: 6- (z.)
Man Man – Life Fantastic Voto: 6+ (z.)
Cass McCombs – Wit’s End Voto: 6,5 (z.)
Booker T. Jones – The Road From Memphis Voto: 6,5 (z.)
Girls Names – Dead to Me Voto: 6 (z.)
Jesu – Ascension Voto: 6 (z.)
Dels – Gob Voto: 6,5 (z.)
Crossfade – We All Bleed Voto: 4/5 (z.)
Friendly Fires – Pala Voto: 5,5 (z.)
Grido – Il Grido Voto: 4/5 (z.)
Graveyard – Hisingen Blues Voto: 6/7 (z.)
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LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di ottimo livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …
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