17×60 il disco di Amnesty International
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a dicembre compirà 60 anni e Amnesty International la festeggia con una compilation che raccoglie nel meglio della nostra musica d’autore e rock impegnata.Ben 17 canzoni di altrettanti artisti italiani che si sono distinti per l’impegno e l’attenzione alle tematiche sociali. Tra loro i vincitori delle ultime edizioni del
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a dicembre compirà 60 anni e Amnesty International la festeggia con una compilation che raccoglie nel meglio della nostra musica d’autore e rock impegnata.
Ben 17 canzoni di altrettanti artisti italiani che si sono distinti per l’impegno e l’attenzione alle tematiche sociali. Tra loro i vincitori delle ultime edizioni del Premio Amnesty Italia ma non solo. Da Ivano Fossati ai Subsonica, da Daniele Silvestri ad Antonella Ruggiero e Samuele Bersani, dai Sud Sound System ai Modena City Ramblers e molti altri.
Allegato al disco – in uscita il 17 novembre – ci sarà copia della Dichiarazione: un modo per rilanciare i temi e gli impegni in essa contenuti, sempre molto attuali. Di seguito la tracklist dettagliata e la descrizione (e i motivi) di ciascuna canzone.
17×60 Amnesty International compilation
01. Ivano Fossati – Pane e coraggio
02. Subsonica – Canenero
03. Daniele Silvestri – Il mio nemico
04. Sud Sound System – Bomba innescata
05. Enzo Avitabile – Tutt’egual song ‘e ccriature
06. Gianmaria Testa – Al mercato di Porta Palazzo
07. Mariella Nava & Dionne Warwick – It’s Forever
08. Samuele Bersani – Occhiali rotti
09. Paola Turci – Rwanda
10. Giorgio Canali – Canzone della tolleranza e dell’amore universale
11. Elena Vittoria – Peacock (Premio “Una Canzone per Amnesty” ed. 2008)
12. Eugenio Bennato – Canzone per Beirut
13. Max Gazzè – Avanzo di galera
14. Modena City Ramblers – Ebano
15. Niccolò Fabi – Milioni di giorni
16. Antonella Ruggiero – Canzone tra le guerre
17. Jovanotti – Mani in alto
Brano per brano:
Ivano Fossati, Pane e coraggio: per le popolazioni che non possono sopravvivere nella propria terra, la migrazione è spesso un sogno seducente che si scontra con le politiche di accoglienza dei paesi di arrivo. Bene lo descrive Fossati con un episodio simbolico.
Subsonica, Canenero: l’immagine disturbante e ricorrente di una bocca famelica è il segno indelebile di una violenza infantile. Ispirandosi a “Dies Irae” di Giuseppe Genna, il gruppo torinese affronta con coraggio il tema scomodo e lacerante degli abusi sui minori.
Daniele Silvestri, Il mio nemico: pungente critica alla società contemporanea governata da individualismo e prepotenza. La “dittatura invisibile” denunciata dal cantautore può uccidere per il proprio interesse, ma anziché usare armi si avvale di carte di credito.
Sud Sound System, Bomba innescata: parole concitate in salentino stretto per descrivere in modo lucido la strategia della tensione. L’avidità umana è causa dello sfruttamento; le genti non sono divise tra popoli nemici, ma tra politici e coloro che sono mandati a morire.
Enzo Avitabile, Tutt’egual song ‘e ccriature: la canzone, dalle forti influenze mediterranee, passa in rassegna le condizioni in cui nascono i bambini: tutti vengono al mondo attraverso un atto d’amore, ma, a seconda del luogo, si trovano a contatto con realtà diverse, non sempre favorevoli alla vita.
Gianmaria Testa, Al mercato di Porta Palazzo: negli immigrati di un tempo si legge la storia degli immigrati di oggi, il loro orgoglioso rivendicare una dignità non ancora riconosciuta. Il tocco essenziale del cantautore piemontese fa vivere nel presente una foto sbiadita di molti anni fa.
Mariella Nava & Dionne Warwick, It’s Forever: brano sulla necessità dell’ottimismo come pratica quotidiana, sull’obbligo di mantenere vivo il carattere propositivo dell’utopia. Necessità che si fa universale grazie all’uso alternato di italiano e inglese.
Samuele Bersani, Occhiali rotti: spunto del brano è la vicenda del freelance Enzo Baldoni, assassinato in Iraq nell’agosto del 2004. Il cantautore romagnolo immagina i suoi possibili pensieri durante la prigionia e a poche ore dalla morte. Gli occhiali diventano simbolo della morte assurda di un intellettuale alla ricerca della verità.
Paola Turci, Rwanda: chitarra e voce per una ballata che riporta l’orrore e la follia del genocidio del 1994. Una donna racconta come viene sconvolta la sua esistenza in Rwanda, paese attraversato da un fiume sul quale scorrono cadaveri.
Giorgio Canali, Canzone della tolleranza e dell’amore universale: caustica e sarcastica filastrocca che si prende gioco del campanilismo xenofobo proprio di tutto il pianeta. L’energico “tutti conto tutti” di Canali, sotto l’apparente cinismo, svela un moto di civile indignazione.
Elena Vittoria, Peacock: surreale e onirica poesia messa in musica, omaggio alla figura di Aung San Suu Kyi, donna simbolo dell’opposizione democratica al regime militare in Myanmar e premio Nobel per la pace nel 1991.
Eugenio Bennato, Canzone per Beirut: un vero e proprio inno alla vita quello intonato dal cantautore partenopeo. Il dolore per la distruzione della città libanese viene spezzato da piccoli segni di speranza: è un attaccamento alla vita cosciente sia delle difficoltà sia della bellezza.
Max Gazzè, Avanzo di galera: ritratto, umanissimo ed emotivamente coinvolgente, di una persona ingiustamente privata della libertà, con un obiettivo impossibile: riappropriarsi del tempo che gli è stato sottratto, tempo che “una stanza ha preso senza chiedere”.
Modena City Ramblers, Ebano: tratta dei minori e violenza sulle donne. Il folk dei MCR dà voce a una giovane africana strappata alla famiglia che racconta, attraverso la poesia delle parole e delle immagini, la sua storia fatta di spietati abusi.
Niccolò Fabi, Milioni di giorni: riflessione umile e lucida sulle dinamiche della democrazia e della demagogia. Fabi, con la sua solita delicatezza, esprime il bisogno di consegnare al proprio figlio una chiave di lettura per questa società che tende a ingannare.
Antonella Ruggiero, Canzone fra le guerre: una madre e il suo bambino soli di fronte all’atrocità inesplicabile della guerra. La voce della Ruggiero denuncia, con la consueta intensità, l’impotenza di fronte all’insensibilità degli uomini.
Jovanotti, Mani in alto: divertente allegoria, solo apparentemente leggera, dell’intolleranza che porta a imporre agli altri la propria visione del mondo, una canzone che ci mette in guardia contro gli aspetti più pericolosi del conformismo e della massificazione.